Iniziativa

Sicurezza informatica, a Spotorno incontro Facebook su uso consapevole dei social e del web

Protagonista il giornalista e divulgatore informatico Paolo Attivissimo

cyber security

L’Assessorato alla Cultura e la Biblioeca Civica del Comune di Spotorno proseguono anche a distanza la sensibilizzazione sulla sicurezza informatica, come è consuetudine già da molti anni, proponendo un incontro con il giornalista e divulgatore informatico Paolo Attivissimo. Sarà lui stesso ad entrare virtualmente in casa di ogni cittadino per confrontarsi e offrire spunti di riflessione sull’utilizzo consapevole della rete internet, delle sue risorse e in particolare dei social network.

L’appuntamento è infatti programmato per mercoledì 27 maggio – ore 21.00 – in diretta Facebook dalla pagina social della Biblioteca Civica Camillo Sbarbaro ed è rivolto a tutti gli adulti, insegnanti, educatori ed in particolare ai genitori i cui figli sono nell’età adolescenziale.

L’argomento è di forte attualità, dato che l’emergenza sanitaria in corso ha costretto tutti a sovrautilizzare la rete per lavorare, studiare, comunicare con gli amici e svagarsi. Paolo Attivissimo è un giornalista e consulente informatico, traduttore tecnico, divulgatore scientifico, cacciatore di bufale e studioso della disinformazione nei media. Ed è proprio ai genitori che Paolo Attivissimo e Gian Luca Giudice del Comune di Spotorno con la delega alla Cultura si rivolgono: “Se vostro figlio si trova in età adolescenziale, allora è probabile che proveniate da una generazione cresciuta senza computer – sttolinea lo stesso Giudice -. Forse vi ricordate dell’Atari e del C64, tuttavia avete inviato la vostra prima e-mail quando eravate già adulti. Quindi, se non avete studiato informatica, è probabile che usiate il vostro PC privato soprattutto per scrivere lettere, per archiviare foto, per comprare delle scarpe nel negozio online o per partecipare ad aste online aumentando per esempio il prezzo di un tavolo in 2 legno. Il vostro computer privato è per voi uno strumento di aiuto nella vita quotidiana, ma di certo non ne è il fulcro. Per vostro figlio, per i nostri figli è diverso. I nostri figli non possono vivere senza computer, senza cellulare, e soprattutto: senza Internet. Questo è il loro mondo: sono figli della rete. Se per esempio vogliono incontrarsi con i figli dei vicini, mandano 20 messaggi di Whatapps prima di percorrere le scale e suonare alla porta. E se si vuole sapere qualcosa su di loro, basta andare sulla loro pagina Facebook, controllare il loro «profilo» e vedere quanti e quali «amici» hanno. Il concetto di «amico» su Internet non ha però lo stesso significato che ha nella realtà: le «richieste di amicizia» si fanno in automatico, con un semplice «aggiungi», anche i semplici conoscenti e persino gli estranei (p.es. quelli di una comunità di gioco) possono diventare amici. Molti di questi «amici» non li si è mai visti di persona. Le reti sociali (social network), nelle quali i figli si muovono con grande agio, si conoscono, chattano, si danno appuntamenti, si innamorano o si insultano, sono divenute una realtà in costante aumento, la quale non può essere né vietata né eliminata, ma che invece deve essere accettata e controllata in modo competente”.

“Ma cosa rende internet e quindi i social network così interessanti per i giovani? Internet è un sistema di connessione che consente di dialogare e scambiare dati con qualsiasi altro computer online, ovunque esso si trovi. Si tratta di un vero e proprio mondo che ha i suoi lati positivi e negativi. Voi, ragazzi dagli undici ai quattordici anni, siete intelligenti e sensibili, ma non siete capaci di difendervi da soli dai pericoli; quindi è compito dei vostri genitori proteggervi ed istruirvi, per non farvi cadere nella rete degli inganni di persone senza scrupoli. Nel mondo circa ogni minuto vi è un furto di identità. Di questi quasi il 50% riguarda ormai la sottrazione di dati in formato digitale (password, numeri di carte di credito o bancomat, files riservati…). Per realizzarli ci vogliono strumenti hardware, programmi software e competenze tecniche non da poco. Oggi con software speciali si può addirittura clonare la voce su linea telefonica: dietro la voce di un amico si può celare un malintenzionato! Ma chi sono questi malintenzionati? Si è passati da azioni per lo più ludiche di singoli hacker, molte volte studenti universitari in cerca di sfide, a gruppi di malavitosi organizzati se non a vere e proprie mafie. Un altro aspetto relativo alla diffusione di strumenti elettronici e informatici è legato ai problemi di privacy. Lasciamo tracce elettroniche in continuazione: il pagamento con un 3 bancomat, lo smartphone acceso, un pedaggio via telepass informa qualcuno di chi siamo e dove siamo; in più siamo circondati da telecamere sia in aree all’aperto sia in luoghi chiusi. Con strumenti sofisticati si possono intercettare telefonate e dialoghi. I nostri dati personali, le nostre abitudini, le nostre tendenze politiche e commerciali possono essere ricavate da dati che ci riguardano memorizzati in decine di computer. Se adoperiamo un social network depositiamo fotografie, tendenze, amori: siamo osservati, catalogati, analizzati. Non bisogna tuttavia farsi prendere dal panico. Difese sicure si creano sia con strumenti appositi sia con comportamenti adeguati. L’importante è conoscere i problemi e le relative contromisure. Ed è per questo che l’amministrazione comunale spotornese promuove incontri e approfondimenti rivolti a genitori e alunni delle scuole del territorio, coinvolgendo il divulgatore informatico Paolo Attivissimo” conclude Giudice.

“Oggi tutto quello che facciamo dipende in un modo o nell’altro dalla scienza: dalla salute alle comunicazioni, dall’alimentazione alla socialità, tutto è mediato da processi e dispositivi che funzionano in base a princìpi scientifici (anche se a volte certi dispositivi “smart” sembrano posseduti da un folletto dispettoso) – afferma lo stesso Paolo Attivissimo -. Le decisioni che prendiamo individualmente e collettivamente, dalla scelta delle fonti d’energia a quella delle terapie, si basano su fenomeni scientifici. Non conoscere la scienza, almeno nelle sue regole di base, è quindi pericoloso, per noi stessi e per gli altri, tanto quanto guidare un’auto senza avere la patente e senza conoscere le regole del traffico. Togliere di mezzo le “bufale” che riguardano la scienza è un passo necessario per tutti. Spesso è anche un passo divertente e illuminante, che non solo ci informa meglio sul mondo, ma diventa un’esplorazione interiore. Educare sin dalla scuola al senso critico, a pretendere dimostrazioni, in tutti i campi e non solo in quelli scientifici tradizionali, è quindi un dovere di ogni paese che voglia creare cittadini capaci di gestire una società basata sulla tecnologia. Ma questo significa educare a mettere in dubbio l’autorità e quindi paradossalmente la “scienza ufficiale” diventa un grimaldello sovversivo. Forse per questo fa paura a chi comanda”.

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