Incertezza

Santa Corona, reparto di Chirurgia Protesica “occupato” da emergenza Covid-19: quale futuro?

Dubbi e paure sul futuro di una delle eccellenze sanitarie del nosocomio pietrese

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Pietra Ligure. Il quarto piano del Trauma Center dell’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure è stato riservato per la cosiddetta “area gialla” dell’emergenza Covid-19, vale a dire che gli spazi ospedalieri riservati alla Chirurgia Protesica sono stati spostati provvisoriamente al terzo piano, occupato da Ortopedia. Una scelta dettata dalla situazione sanitaria emergenziale, contando che per gli interventi di protesi sono state eseguite solo le emergenze e le altre operazioni che erano state calendarizzate sono state rinviate successivamente alla fase di emergenza.

Tuttavia, ora con la Fase 2 e con la speranza che il contesto emergenziale possa terminare o attenuarsi nell’impatto sugli ospedali, alcuni operatori sanitari si stanno chiedendo se e quando la Chirurgia Protesica del Santa Corona riavrà un suo adeguato spazio operativo, anche per riprendere le normali attività rimaste in sospeso.

In media il reparto di Ortopedia è riuscito fino ad ora ad ospitare un massimo di 5-6 pazienti della Chirurgia Protesica.

Anche per questo alcuni operatori sanitari aveveno richiesto l’utilizzo del padiglione dell’ex Mios, in disuso da molti anni e oggetto di un ampio dibattito, per fronteggiare l’emergenza coronavirus: in questo modo non si sarebbero utilizzati altri spazi e il futuro riassetto gestionale sarebbe stato più semplice e forse indolore.

E se l’emergenza Covid continuerà ancora che fine farà la Chirurgia Protesica del Santa Corona? Dubbi e interrogativi che riportano alla mente le paure di uno smantellamento delle specialità ed eccellenze sanitarie dell’ospedale pietrese, Dea di II livello. Senza contare che se l’emergenza Covid si andrà ad attenuare ci sarà una lunga lista di attesa per le operazioni che erano state programmate a suo tempo. L’attuale accorpamento con Ortopedia, di fatto, non consente una piena operatività e smaltimento dei pazienti che dovevano essere trattati e curati dallo staff medico specializzato del Santa Corona.

Stando a quanto trapelato la stessa richiesta di utilizzare per la Chirurgia Protesica una parte del padiglione 18 sarebbe stata rifiutata, in quanto ritenuto fatiscente e non adeguato alle necessità cliniche del reparto. Anche in questo caso la risposta sarebbe stata che i lavori e gli interventi di adeguamento avrebbero comportato costi troppo onerosi, con la giustificazione di una soluzione temporanea per il quarto piano del Trauma Center pronta a ritornare ad ospitare la Chirurgia Protesica appena possibile.

Il rischio di perdere un reparto è reale? Alcuni maligni parlano dell’ipotesi di un definitivo trasferimento della Chirurgia Protesica del Santa Corona ad Albenga, in mano ai privati, con gli stessi medici e professionisti pronti a far le valigie da Pietra Ligure. Prospettive e scenari ancora tutti da verificare e valutare nella loro concretezza, ma l’allarme e la paura restano: il pensiero ritorna a quanto era accaduto con il punto nascite del Santa Corona, pronto ad essere traslocato all’ospedale San Paolo, un tentativo che aveva agitato, e non poco, le acque della sanità savonese in piena emergenza coronavirus.

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Il direttore UOC Malattie Infiammatorie Osteoarticolari Giorgio Burastero non ha voluto fare specifiche dichiarazioni di merito, ma ha però sottolineato come “ormai non ci sia più tempo per campanilismi, per ulteriori attese o giochi di potere”.

“Si sta pagando la scellerata carneficina dello scorso commissariamento e il ritardo nel prendere decisioni operative e gestionali. Le scelte dovranno d’ora in poi seguire il buon senso. Bisognerà valutare le scarse risorse disponibili e salvaguardare le eccellenze chirurgiche di altissimo livello, come quella presente al Santa Corona”.

“Sarà necessario anche interrogarsi sulla presenza di IRCCS – Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico -, in un territorio così ristretto. Come mia opinione personale credo vivamente che, con una gestione ben orientata, anche questa presenza potrebbe portare a virtuose sinergie e piani di sviluppo nella nostra sanità” conclude il primario Burastero.

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