Nera-mente

Omicidio-suicidio in Illinois per paura del Covid-19: la quarantena e i nostri mostri interiori

"Nera-Mente" è la rubrica di Alice, appassionata di criminologia

Nera Mente 23 maggio

Da quando la diffusione del Coronavirus ha preso tragicamente piede nel mondo, l’umanità intera si è trovata in una situazione mai vista prima. Fino a pochi giorni fa, la maggior parte di noi è stata impossibilitata a lavorare, a vedere amici e parenti. Tutti chiusi obbligatoriamente nelle proprie case, unico luogo di “riparo” da questo virus terribile a cui nessuno risultava essere immune. Con numeri di morti e contagi spaventosi che apparivano ogni giorno sui display delle televisioni, dei cellulari e dei computer, il cui aumento non accennava, inizialmente, a diminuire; qualsiasi (o quasi) voce mediatica non sembrava calmare le nostre paure. Anzi.

Tra le tante voci che si sono espresse, quelle di alcuni psichiatri, che hanno dichiarato come la situazione di quarantena forzata avesse causato l’aggravarsi di problematiche come depressione, ipocondria, ansia, insonnia e via dicendo.

In tutta questa situazione, abbiamo visto emergere i nostri “mostri” interiori. Molti di noi, abituati ad ignorare questi mostri, spesso nascondendoli sotto una quotidianità in cui la parola d’ordine è “non fermarsi un attimo”, hanno rischiato di esserne risucchiati. E nei casi peggiori, lo sono stati.

È quello che è successo a Patrick Jesernick, cinquantaquattrenne, e alla compagna Cheryl Schriefer , che di anni ne aveva cinquantanove . La coppia viveva in Illinois, negli Stati Uniti, e, prima del tragico episodio, sembra che non ci fossero stati episodi di violenza tra i due, che erano fidanzati da circa otto anni e apparivano, a detta di molti, come una coppia serena.
Nei giorni precedenti alla tragedia, Cheryl aveva manifestato alcuni sintomi riconducibili al Coronavirus, motivo per cui si era sottoposta al tampone, di cui stava attendendo i risultati.
Questo probabilmente ha scatenato il panico nella mente del compagno, l’alimentarsi dei suddetti mostri, che ha deciso di porre fine a quel tormento: con un revolver ha sparato alla testa della donna, uccidendola. Si è poi trasferito in un’altra stanza, dove, con la stessa arma, si è tolto la vita.

Non è da escludere che i due fossero d’accordo sul compimento dell’atto omicidiario, ma questo al momento non ci è dato saperlo. E forse non si saprà mai.
Giovedì 2 aprile scorso la polizia ed i vigili del fuoco del luogo hanno fatto irruzione in casa della coppia, allertati dai familiari, preoccupati dal fatto di non avere loro notizie da giorni. Gli inquirenti hanno dovuto forzare le serrature, in quanto porte e finestre erano chiuse dall’interno. La casa era pulita e in ordine e non sono stati trovati segni di colluttazione: solo i due corpi, in stanze diverse, ormai privi di vita: le ferite alla testa ed il revolver accanto al corpo di Patrick, hanno parlato da sé.

L’ironia della sorte ha voluto che, in seguito all’autopsia, entrambi sono risultati negativi al Covid-19.

Non si può sapere cosa sia passato per la mente di Patrick, nei giorni precedenti all’omicidio-suicidio.
La riflessione che potrebbe indurci a fare questa triste storia, è che i nostri mostri interiori non andrebbero ignorati. Mai. Per quanto “lievi” possano apparirci, e per quanto più semplice possa sembrare nasconderli sotto al tappeto, la cosa più sana da fare è metterci seduti con loro e capire cosa vogliono comunicarci. Per quale motivo ci causano quel tale disagio. E affrontarli.
Potrà sembrare difficile, potrà essere un percorso coinvolgente e tortuoso, ma alla fine staremo meglio e non ci faremo più male. Né noi, né chi ci sta intorno.

“Nera-mente” è una rubrica in cui parleremo di crimini e non solo, scritta da Alice, studentessa ed aspirante criminologa: clicca qui per leggere tutti gli articoli

Più informazioni

Vuoi leggere IVG.it senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.