Assurdità

La burocrazia contro i più deboli, lavoratori stagionali all’asciutto: ancora nessuna indennità e sostegno al reddito

Cavilli, complessità nelle norme ed ecco il risultato che investe centinaia e centinaia di lavoratori e lavoratrici nel savonese

Savona. Centinaia e centinaia di lavoratori stagionali nel settore del turismo e dei servizi non hanno ancora preso un euro delle indennità che erano state stabilite dal decreto “Cura Italia” e ribadite anche nel recente decreto “Rilancio”. La motivazione sarebbbe stata riscontrata in un cavillo burocratico, figlio della complessità delle norme e dei provvedimenti stabiliti per l’emergenza coronavirus e per gli aiuti da erogare a lavoratori, famiglie e imprese.

Infatti, la risposta che l’Inps ha fornito a questi lavoratori è quella che le indennità da 600 euro sono previste solo per i cosiddetti “codici S” – contratti stagionali – ma non per i “codici D”, ovvero coloro che hanno avuto un contratto a tempo determinato. Le indennità erano state stabilite per quei lavoratori che avevano interrotto l’attività ad ottobre e che avevano esaurito la disoccupazione dei tre mesi, fino a gennaio. Da marzo, quindi, secondo i decreti governativi, questi lavoratori avrebbe dovuto usufruire di una indennità come sostegno al reddito, in relazione alle chiusure delle imprese del settore turismo e servizi nel periodo di emergenza sanitaria. Non solo, il decreto “Rilancio” aveva alzato la cifra a 1.000 euro per il mese di maggio, un periodo nel quale molte aziende non possono ancora pianificare assunzioni stagionali (in molti casi rimandate a giugno).

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La situazione paradossale è stata denunciata anche dalle stesse imprese turistiche che vogliono tutelare la loro forza lavoro, come spiega il presidente UPA Angelo Berlangieri: “Siamo stati investiti da questo problema che riteniamo davvero assurdo e ingiusto considerato il grave periodo di crisi, l’esempio di come la burocrazia possa uccidere un Paese e mettersi contro i più deboli…”.

“Non si capisce un aspetto: considerando che i lavoratori stagionali sono per natura con un contratto a tempo determinato, stagionale che sia, appunto e magari da aprile ad ottobre, mi chiedo come mai non siano stati inseriti come codice di riferimento appropriato per ricevere le indennità?” si chiede Berlangieri.

“Non posso che auspicare che a seguito di controlli e verifiche che i lavoratori stanno facendo con i consulenti del lavoro questo intoppo davvero incredibile possa risolversi, anche perchè stiamo parlando di tante persone e famiglie senza un aiuto da marzo ad oggi” conclude Berlangieri. 

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Ora i lavoratori stagionali sono sul piede di guerra e annunciano una dura battaglia per ottenere le indennità arretrate: “Una bella fregatura con migliaia di domande respinte dall’Inps a quanti avevano un contratto a tempo determinato e non stagionale, una differenza tra l’altro non precisata dai decreti che parlavano di “stagionali” in generale riferito al settore del turismo, ma a quanto pare l’Inps si è rifatta ad una legge del 1963 sui contratti stagionali (peraltro superata) e il sistema ha così escluso migliaia di lavoratori in tutta Italia, problema a livello nazionale, quindi, con la distinzione assurda tra codice “S”, stagionale, e codice “D”, a tempo determinato” racconta una delle tante lavoratrici coinvolte nella situazione.

“Per sette anni ho lavorato per circa sette mesi all’anno in un albergo del ponente savonese, con un contratto a tempo determinato e così sono stata fregata… E come me tanti tanti altri lavoratori e lavoratrici. Di fatto l’unica differenza tra la mia solita tipologia contrattuale e quella stagionale è nel fatto che nel primo caso è possibile la proroga diretta del contratto medesimo: non c’entrano nulla tempistiche di lavoro o altro, solo questo. Inoltre, dalle nostre verifiche con i Centri di Assistenza Fiscale risulta che la registrazione dei due contratti sia di fatto la stessa, ovvero “stagionali” appunto…” aggiunge.

“A pensar male sembra che abbiano voluto apposta tagliare in due la categoria degli stagionali trovando un espediente burocratico per fermare le richieste… Tanti di noi sono disperati e arrabbiati e assieme a commercialisti e consulenti stiamo cercando di trovare una soluzione con l’Inps e ricevere gli indennizzi previsti e relativi al nostro forzato stop dal lavoro” conclude amaramente.

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