Per un pensiero altro

Il burattinaio fantasma

"Per un Pensiero Altro" è la rubrica filosofica di IVG: ogni mercoledì, partendo da frasi e citazioni, tracce per "itinerari alternativi"

Generica

La dittatura perfetta avrà sembianza di democrazia. Una prigione senza muri nella quale i prigionieri non sogneranno di fuggire. Un sistema di schiavitù dove, grazie al consumo e al divertimento, gli schiavi ameranno la loro schiavitù”. L’aforisma è ricavato dalla quarta di copertina di una edizione francese del romanzo “Brave New World” di Aldous Leonard Huxley ed a lui va collegata ma, per correttezza, mi sembra opportuno precisare che, molto probabilmente, essa sia invece da ascrivere all’ingegno di un anonimo redattore della casa editrice che ha pubblicato il testo in francese. Appurata la verità storica relativa all’attribuzione della frase, possiamo proseguire citando un discorso di Huxley del 1961 nel quale affermava che: “ci sarà in una delle prossime generazioni un metodo farmacologico per far amare alle persone la loro condizione di servi e quindi produrre dittature, come dire, senza lacrime; una sorta di campo di concentramento indolore per intere società in cui le persone saranno private di fatto delle loro libertà, ma ne saranno piuttosto felici”. Insomma, aldilà della paternità della citazione iniziale, credo si possa affermare che il visionario scrittore aveva già allora saputo profeticamente descrivere i nostri giorni. Certo, non teorizza social network e nemmeno pandemie utilizzate allo scopo di istituire un controllo informatico totalitario sul pianeta, ma il ritratto finale si potrà forse tragicamente sovrapporre con orrenda precisione ai prossimi anni della globalizzazione.

Possiamo ora, con una acrobazia temporale, raggiungere le cronache contemporanee: pochi giorni or sono la deputata Sara Cunial, ex cinquestelle ed ora nel gruppo misto, ha accusato il governo italiano, Bill Gates e l’Organizzazione Mondiale della Sanità di promuovere una strategia planetaria di controllo sull’umanità per vergognosi interessi del capitalismo finanziario citando testualmente alcune inquietanti affermazioni del sedicente filantropo Bill Gates. Una su tutte: “…solo un genocidio può salvare il mondo” che, collegata al suo precedente argomentare circa la possibilità di una pandemia la quale, se adeguatamente gestita, avrebbe potuto ridurre la popolazione mondiale del 10 – 15 %, getta una luce sinistra sia sul personaggio che sulle sue attività umanitarie. Non mi dilungo a livello di cronaca circa l’intervento della Cunial poiché lo stesso è accessibile su tutti i social, ma mi preme precisare che, in effetti, il ruolo di Bill Gates e la sua stretta collaborazione con l’Oms rivelano diverse opacità. Anche in questo caso non mi inoltro nel riferire i dettagli, non è il mio un giornalismo né di cronaca né di inchiesta, si tratta di stimolare e suggerire un “pensiero altro”, per i particolari e gli approfondimenti sulla questione, pertanto, rimando all’inchiesta di Milena Gabanelli e Simona Ravizza per il Corriere della Sera ( 10 maggio 2020) dal titolo: “Oms, chi comanda davvero: i 194 stati, Bill Gates o la Cina?” In questa sede mi limito a rilevare come appaiano evidenti gli ambigui legami tra l’Oms e gli enormi finanziamenti di Gates allo stesso. Mi preme sottolineare che tale organismo, che sembrerebbe e dovrebbe essere un ente internazionale super partes, a fronte di 5,6 miliardi di dollari di budget, ne introita ben 4,6 da privati. Insomma, è lecito e addirittura doveroso interrogarsi sull’opportunità che un organismo sovranazionale che risponde ad interessi di privati rivesta il ruolo di chi determina le politiche sanitarie del globo!

Un’ ulteriore acrobazia spazio temporale ci conduce ora ad una riflessione sulle dinamiche di nomina della presidenza di tale organismo ed al ruolo della Cina sia nella gestione dello stesso che nel più specifico caso della pandemia in corso. È nota a tutti l’origine cinese del virus, forse non tutti conoscono, però, il legame economico che la Cina ha stretto con l’Etiopia dove realizza gran parte dei suoi manufatti a costi bassissimi vista la retribuzione della manodopera locale. L’ingresso del colosso economico politico cinese nel territorio etiope si è accelerato proprio mentre Tedros Adhanom Ghebreyesus, l’attuale direttore generale dell’Oms, dopo essere stato ambiguo ministro della Sanità etiope è passato al ministero degli Esteri. Certo, non si vuol fare del complottismo o della dietrologia a buon mercato, ma che lo stesso Tedros venga poi eletto come Direttore Generale dell’Oms col sostegno cinese non aiuta di certo a rendere più trasparente la vicenda. Se poi si considera che, da poco eletto, il neo direttore Tedros voleva nominare come ambasciatore di buona volontà un ex dittatore africano da sempre vicino alla politica cinese e che solo un rigurgito di buon gusto dell’assemblea ne impedì la formalizzazione, il quadro si precisa. In ogni caso l’Etiopia ottiene da tempo diversi vantaggi economici dalla presenza egemonica della Cina nel suo territorio, sarà ancora una coincidenza che proprio l’Etiopia è stato il primo paese africano ad opporsi alla proposta Onu di sanzioni alla Cina per la violazione dei diritti umani in Tibet?

Ed ora proviamo a chiudere il complesso peregrinare del nostro incontro: Huxley non fa altro che rappresentare nel suo lavoro un’idea profondamente radicata nel pensiero occidentale e che in diversi momenti e con forme cangianti ha intenzionato l’incedere della filosofia sociopolitica dei paesi del liberismo, della democrazia, della libertà. Si avverte la sottolineatura sarcastica? Non mi sembra il caso di riprendere le analisi severe del caro amico Nietzsche che transvaluta il suo presunto nichilismo denunciando quello più definitivo del pensiero imperante, non è indispensabile aver letto “La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale” di Husserl o “Il tramonto dell’occidente” di Spengler, possiamo anche non commentare il concetto di volontà popolare di Rousseau o l’ordine assoluto dello stato etico hegeliano, è forse anche lecito dare per superato il pericolo totalitario delle grandi dittature rosse o nere che siano, ma come non vedere che l’immenso complotto denunciato da più parti, da più intellettuali delle più diverse collocazioni politiche, che l’immenso complotto, dicevo, esiste davvero? Ci viviamo dentro tanto profondamente da riuscire ad intravederlo solo a tratti fra le crepe delle mura del carcere, quello che la retorica della Cunial ha chiamato “lager informatico”. Quello che è invece da imputare ad un esasperato complottismo è il convincimento che esista un complottista! Viviamo in un complotto che non ha un progetto né un responsabile, in questo è stato geniale l’anonimo redattore francese, aveva compreso che nessun nemico rimarrà invincibile per sempre, ma se il carceriere ed il carcerato coincidono, se chi denuncia il complotto ne è parte attiva nel ruolo di vaneggiante fustigatore, se i presunti tirafili dello stesso sono solo dei burattini come tutti, insomma, se il complotto non ha un complottista chi è il responsabile? Chi il nemico? Di chi fidarsi? Ci siamo distratti troppo a lungo, è il tempo della responsabilità, del coraggio, è il momento di autodenunciarci e di reclamare il nostro diritto ad una centralità dimenticata, che nessuno sia superiore a nessuno, che nessuno presuma di avere il diritto di controllare nessuno, che l’uomo torni ad essere inizio e chiusura del cerchio.

Per un Pensiero Altro è la rubrica filosofica di IVG, a cura di Ferruccio Masci, in uscita ogni mercoledì.
Perchè non provare a consentirsi un “altro” punto di vista? Senza nessuna pretesa di sistematicità, ma con la massima onestà intellettuale, il curatore, che da sempre ricerca la libertà di pensiero, ogni settimana propone al lettore, partendo da frasi di autori e filosofi, “tracce per itinerari alternativi”. Per quanto sia possibile a chiunque, in quanto figlio del proprio pensiero.
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