Savona

Guarito dal Coronavirus, scrive una lettera al personale del San Paolo: “Siete angeli in tuta anticontagio. Grazie”

"Voglio elogiare professionalità, disponibilità, impegno, passione e solidarietà quotidiana mostrata nei confronti di tutti i pazienti"

Terapia Intensiva ospedale San Paolo savona coronavirus

Savona. Positivo al Coronavirus, è stato ricoverato per circa un mese nel reparto di Malattie Infettive dell’ospedale San Paolo di Savona, da cui è stato dimesso, guarito con test negativo, la scorsa domenica 26 aprile. Uscito dalla stanza, è stato accolto in corridoio da infermieri e dottori che, in un piccolo ritaglio di tempo, hanno “festeggiato” la sua guarigione.

Un episodio quest’ultimo che, unito alle amorevoli e attente cure ricevute, ha spinto Ambrogino Bartoccini a scrivere alla redazione di IVG.it per pubblicare la sua lettera, carica di emozione, rivolta al personale sanitario del nosocomio savonese e, in particolare, a medici e infermieri del Reparto Malattie Infettive.

“Domenica 26 aprile, a distanza di circa un mese dalla data di ricovero, sono stato dimesso dal Reparto Malattie Infettive 8° piano dell’Ospedale San Paolo di Savona, completamente guarito e negativo al Covid-19, per cui, facendo tesoro della personale esperienza vissuta intensamente ed emotivamente durante il periodo di degenza, è con immenso piacere scrivere la presente lettera rivolta a tutto il personale sanitario del citato Reparto, gli ‘Angeli’ in tuta anti contagio, per elogiare la preparazione professionale e per la sensibilità mostrata dal punto di vista umano”, ha raccontato.

“La mia permanenza presso il Reparto ha accresciuto, nei confronti di tutto il personale sanitario impiegato, sia un legame umano-affettivo sia la personale considerazione e stima dal punto di vista professionale, già presente nei confronti del personale impiegato negli altri Reparti in cui sono stato ricoverato (Reparti di Pronto Soccorso, Medicina Urgenza e Medicina int. 1 D.I.M.I.). A seguito della lunga permanenza presso quest’ultimo Reparto, in cui ho trascorso la maggio parte del periodo di ricovero ospedaliero, ho potuto constatare nei confronti dei medici ed degli infermieri le doti dell’intuizione e della professionalità durante il percorso di terapia per la cura del coronavirus ricevendo, nel contempo, cure, assistenza e conforto giornaliero sino alla data delle mie dimissioni”.

“Ricordo che in tale data, una volta uscito dalla stanza, erano presenti in corsia ad aspettarmi gli infermieri ed i dottori di turno che avevano ritagliato alcuni minuti del loro prezioso tempo per organizzare un affettuoso saluto a mia insaputa ed io, colto alla sprovvista e apprezzando il gesto, mi sono subito emozionato per l’inaspettata ma piacevole sorpresa per cui, con le lacrime agli occhi, ho cercato di ringraziarli tutti ma l’emozione di ricevere un così bello e spontaneo regalo mi ha causato uno ‘stretto nodo’ alla gola, che non mi ha permesso di dire loro tutto ciò che provavo. In tale occasione ho provato altresì il rammarico e la privazione di non poterli abbracciare o stringere loro la mano.

“Mi rimarrà per sempre impressa la bellissima emozione vissuta all’uscita della stanza nel vedere, per la prima volta, il volto degli ‘Angeli’ che per tutto il tempo di degenza mi hanno curato con professionalità e sensibilità, utilizzando ogni terapia a loro disposizione, permettendo così la mia completa guarigione, che ricordo riguarda un virus che fino a pochi mesi fa era sconosciuto al mondo della medicina, ed infine, non per ordine di importanza, mi hanno sopportato nonostante il mio palese terrore per gli aghi (a tal proposito per via della cannula arteriosa ‘cruenta’ anche il dottor Gobbi e l’infermiera che lo assiste, personale del Reparto Rianimazione, sono partecipi del mio terrore) e l’evidente emotività durante le terapie quotidiane (non avendo mai avuto esperienze di ricovero ospedaliero posso paragonare la mia degenza alla sensazione che prova un soggetto che improvvisamente viene catapultato in un ambiente del tutto sconosciuto ed in antitesi al mondo in cui ha sempre vissuto)”.

“A seguito del rammarico provato, il mio maggior desiderio consiste nel poter ringraziare personalmente tutto il personale sanitario rimanendo così nella speranza che, quando meno me lo aspetto, un giorno di questi qualcuno, riconoscendomi in strada, nei negozi o al supermercato, mi fermi per dirmi: ‘Ciao, io sono l’infermiere/a o il dottore o dottoressa che ti ha curato in Ospedale, ti ricordi di me?’. Sarebbe una immensa gioia per me, ne sarei veramente felice”. 

“Vivere questa esperienza mi ha cambiato profondamente permettendomi di toccare con mano la sofferenza che si prova in Ospedale nonché di riscoprire e riconoscere nel personale sanitario, ‘Angeli’ in tuta anti contagio, la presenza di persone eccezionali le quali, mostrando al paziente esclusivamente gli occhi perché il resto del corpo è celato dalle protezioni individuali (camice, mascherina, occhiali, visiera, guanti, ecc…), nascondono così al paziente un prezioso sorriso o le proprie emozioni pur mantenendo la costante disponibilità nell’alleviare le agonie ed il disagio dei pazienti grazie alla profonda dote di umanità e professionalità che li contraddistingue”.

“Unitamente a tutti i colleghi del Servizio Sanitario Nazionale, rappresentano la soddisfazione più grande di questo Paese poiché ogni giorno, pur essendo consapevoli di non esserne immuni, si dedicano ad aiutare, curare e prendersi cura di persone che combattono, ovvero hanno combattuto come me, contro un nemico crudele, in maggior parte sconosciuto alla medicina, invisibile all’occhio umano nonché pronto a contagiare chiunque, medici ed infermieri compresi”.

“Non nascondo che mentre scrivo la presente lettera le emozioni prendono nuovamente il sopravvento ma, almeno in questa occasione, il nodo in gola non mi ha impedito di esternare tutta la mia ammirazione per il personale sanitario al quale propongo con tutto il cuore un immenso elogio per la professionalità, la disponibilità, l’impegno, la passione e la solidarietà quotidiana mostrata nei confronti di tutti i pazienti, tra cui il sottoscritto. Non finirò mai di ringraziarvi”, ha concluso.

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