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Giro del mondo in barca per aiutare i bisognosi stoppato dal Coronavirus, il medico Vecchietti: “Ad ottobre pronti a ripartire” fotogallery video

"Siamo stati in quarantena tre mesi nella Repubblica Dominicana, vogliamo riprendere il mare per aiutare tante persone"

Loano. Era partito il 26 maggio 2019 dalla Marina di Loano, alle 12, il viaggio della Patchouli II, la barca a vela con cui Massimo Vecchietti e la moglie Paola Broggi si erano avventurati in giro per il mondo con l’obiettivo di aiutare le persone bisognose: cibo, farmaci e materiale scolastico.

Milanese ma da anni residente a Loano, Massimo Vecchietti ha prestato servizio come anestesista in tre dei quattro ospedali della provincia di Savona: all’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, al Santa Maria di Misericordia di Albenga e al San Paolo di Savona. Inoltre, è stato primario del dipartimento di emergenza dell’Asl2 savonese e per alcuni anni è stato commissario del comitato loanese della Croce Rossa, della quale è tuttora volontario. Sempre per la Cri ha svolto il ruolo di responsabile scientifico a livello regionale.

Dopo una vita dedicata alla sanità aveva voluto unire la sua passione con una missione solidale, realizzando il sogno di ogni velista, toccando i proverbiali sette mari (o quasi)… L’obiettivo: fornire assistenza medica alle popolazioni e alle persone bisognose.

Dopo aver salpato da Loano e attraversato il Mediterraneo la prima tappa era stata Gibilterra, in seguito l’arrivo a Fuerte Ventura nelle Isole Canarie per manutenzioni alla barca, fino ad arrivare all’Isola di Capo Verde: qui hanno incontrato un padre missionario che aiuta da anni i giovani della strada. Assieme a lui il medico in pensione e la moglie si sono addentrati all’interno per aiutare alcune famiglie in grave difficoltà economica e sanitaria.

Poi la lunga traversata atlantica, non senza difficoltà per problemi al timone, fino all‘Isola di Martinica. A seguire Guadalupa, l’Isola Antigua, tappa a Puerto Rico e l’arrivo nella Repubblica Dominicana: molti i contatti con preti missionari e altre organizzazioni umanitarie, con una serie di aiuti portati alle popolazioni locali più povere. Era il 1 marzo 2020, quanto lo scoppio dell’emergenza coronavirus li ha costretti a fermare il loro ambizioso programma: “Siamo stati tre mesi in quarantena nella nostra barca nella Repubblica Dominicana, non potevamo muoverci… La barca, secondo alcune statistiche elaborate negli stessi Paesi caraibici, sono stati i posti più sicuri, dove la diffusione del Covid-19 non si è di fatto verificata. Tuttavia sono stati giorni difficili, anche perchè era chiaro che dovevano interrompere il nostro viaggio umanitario tanto desiderato e al quale avevamo lavorato moltissimo, con impegno e passione” racconta lo stesso Vecchietti.

Drops in the sea, il viaggio di Patchouli II

Lo stop imposto dall’emergenza sanitaria ha impediato alla coppia loanese di proseguire il percorso, che avrebbe dovuto portare la loro imbarcazione anche in Messico, a Cuba e in Guatemala, per poi dirigersi verso il sud America, Tobago, le Antille Olandesi, la Colombia, il canale di Panama e ancora verso l’oceano Pacifico (nel 2021), verso la Nuova Zelanda e infine l’Oceano Indiano (nel 2024/2025). Un lungo viaggio di cinque anni nel quale erano stati programmati alcuni ritorni a casa “temporanei e piuttosto brevi” per rivedere la famiglia e mettere a punto la barca.

“Ora siamo ritornati in Italia, ma vogliamo assolutamente riprendere il nostro viaggio prima possibile, quando la situazione sanitaria lo consentirà: dopo questa drammatica situazione ci sarà ancora più bisogno di assistenza medica e aiuto alle popolazioni. La speranza è di poter ripartire già nel prossimo mese di ottobre e ci stiamo organizzando per farlo” aggiunge Vecchietti.

Drops in the sea, il viaggio di Patchouli II

La Patchouli II era stata infatti attrezzata al meglio: elettrocardiogramma, defibrillatore e perfino l’attrezzatura per piccoli interventi odontoiatrici, senza contare, ovviamente, una bella scorta di medicinali.

“Inoltre, sulla base dell’esperienza fatta prima dell’emergenza coronavirus, lavoreremo per la massima sicurezza e manutenzione della barca per migliorare ancora le sue prestazioni ed essere pronti ad ogni possibile evenienza: in questo modo potremo procedere senza troppe interruzioni e realizzare così il nostro sogno…” conclude il medico in pensione loanese.

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