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Coronavirus, via in Liguria alla sperimentazione sul plasma iperimmune: ci sono i primi 50 volontari

Il San Martino chiamerà i primi pazienti che si sono offerti per sottoporli a una serie di test

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Liguria. Sono circa cinquanta i pazienti volontari che doneranno il sangue in Liguria per l’avvio della sperimentazione sul plasma iperimmune, una possibile terapia per i malati di coronavirus. “Abbiamo un elenco dei pazienti che si sono offerti, inizieremo a chiamarli per valutare i criteri di idoneità”, ha spiegato oggi Vanessa Agostini, direttrice del centro di medicina trasfusionale dell’ospedale San Martino di Genova che è il punto di riferimento regionale del protocollo nazionale “Tsunami”.

La settimana prossima il comitato etico del San Martino dovrà dare il via libera al protocollo, poi potrà partire la raccolta di plasma convalescente al fine di creare una “banca” che potrà tornare utile nel caso in cui la cura dovesse funzionare come sperano i ricercatori. “Valuteremo i pazienti con un pre-triage telefonico, quelli ritenuti idonei verranno convocati per essere sottoposti agli esami previsti dalla normativa vigente per la donazione di plasma, più test aggiuntivi di tipo sierologico che servono per una maggiore sicurezza del prodotto”, ha aggiunto Agostini.

Il plasma, ha spiegato la dottoressa del San Martino, deve essere trattato con un processo chiamato inattivazione dei patogeni (per farlo c’è un macchinario già in dotazione a Savona, un altro arriverà al policlinico genovese), quindi viene “aliquotato“, cioè suddiviso in tre unità a partire da una sacca di 600-700 millilitri. “Ci siamo attrezzati per per poter offrire a tutta popolazione ligure un trattamento che dai dati preliminari sembra promettente“, rimarca Agostini.

Questa tipologia di trattamento prevede la trasfusione del plasma ematico, quella parte del sangue che contiene, tra le altre cose, anche gli anticorpi prodotto dall’organismo, da un ex paziente, cioè un guarito, ad un soggetto ancora malato, per rafforzare la reazione immunitaria al virus.

La terapia è cosa nota nel mondo medico, ed è stata utilizzata diverse volte anche in passato, per esempio in diversi casi di ebola. Durante l’emergenza per il coronavirus il suo impiego è stato portato avanti in alcuni ospedali lombardi: a Mantova questo modalità di intervento ha fatto registrare percentuali molto alte di guarigione tra pazienti colpiti da Covid, anche tra quelli ricoverati in terapia intensiva.

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