Regione. Ci sarà anche la Liguria tra le regioni scelte dal Governo per la sperimentazione dell’app Immuni che, su base volontaria, aiuterà a tracciare le persone positive al coronavirus. Ieri sera riunione interlocutoria con il presidente Giovanni Toti e il ministero della salute. “Nulla di deciso”, trapela dal vertice, ma secondo quanto riportato in serata dall’agenzia Ansa la decisione di testare il sistema è stata ormai assunta per tre regioni, una per ogni area geografica del Paese: Liguria, Abruzzo e Puglia.
“Sarà disponibile tra 10-15 giorni, per i primi di giugno”, aveva spiegato il viceministro della salute Pierpaolo Sileri che ieri pomeriggio era a Genova per visitare l’ospedale San Martino. Secondo Repubblica la data esatta è il 5 giugno, ma sul tavolo restano alcuni problemi da risolvere che potrebbero fare slittare i primi download: un documento sulla privacy ancora fermo al ministero e il fatto che Bending Spoons, l’azienda milanese che ha sviluppato il software, ha ricevuto solo pochi giorni fa la versione definitiva delle piattaforme Android e iOS.
Come funziona il contact tracing. Se una persona farà il tampone e verrà trovata positiva al coronavirus, verrà chiamata dall’Asl a fornire il codice a 16 cifre associato alla propria applicazione. Il codice sarà inserito nel server centrale e inviato automaticamente a tutti gli utenti dell’app Immuni. Coloro che nei giorni precedenti erano entrati in contatto con l’utente contagiato (i dispositivi comunicano tra loro tramite Bluetooth) ricevono un messaggio di allerta di rischio contagio e vengono invitati a sottoporsi al test.
Come sarà l’applicazione. Il governo ha pubblicato il codice sorgente che chiarisce il funzionamento dell’applicazione e alcuni dettagli grafici come il logo, che sarà un omino in un cerchio blu. Oltre venti screenshot confermano il funzionamento dell’app già trapelato nei giorni scorsi, dal download all’alert di “rilevato contatto con una persona positiva” fino al caricamento dei dati in caso di positività al Covid-19, per cui è necessaria “l’assistenza di un operatore sanitario autorizzato”.
Tra i dati che verranno caricati anche la zona di provenienza, la provincia e le informazioni epidemiologiche come ad esempio “la durata dell’esposizione ad un utente positivo”. L’alert che rileva il contatto a rischio è di colore arancione. All’utente viene chiesto se ha manifestato alcuni sintomi: “febbre di qualsiasi grado, tosse, affaticamento, difficoltà respiratoria e perdita di gusto o olfatto”. Se la risposta è affermativa si segue una procedura ad hoc, in caso contrario si è invitati a seguire “semplici accorgimenti” fino alla data stabilita, come “restare in casa” e “rispettare le misure di distanziamento fisico (almeno un metro)”.
L’app associa a ogni telefono un codice casuale e anonimo, i telefoni che si avvicinano scambiano i rispettivi codici casuali e in caso di riscontro con un positivo l’utente viene avvertito. Si passa anche per una serie di interfacce che chiedono di attivare le notifiche di esposizione al Covid e anche il Bluetooth, che è la tecnologia di base dell’ap