Lettera al direttore

Tesori naturali

24 maggio, Giornata Europea dei Parchi

Considerazioni sulla realtà savonese tra il Parco del Beigua oggi operativo e il Parco Naturale del Finalese (il parco che non c'è)

parco beigua

Il 24 maggio di ogni anno, promossa da “Europark”, si celebra la “Giornata Europea dei Parchi” dedicata a questi beni collettivi considerati tesori naturali. La data ricorda il lontano 1909 quando in Svezia vennero istituiti i primi nove Parchi Nazionali. In Italia i primi Parchi Nazionali (“Gran Paradiso” e “Parco d’Abruzzo”) vennero istituiti nel 1922.

Le Aree Protette, come i Parchi, rappresentano spesso non solo eccellenze naturali e paesaggistiche, ma anche storiche, artistiche e culturali; tutte componenti essenziali di uno sviluppo sociale sostenibile. L’organizzazione amministrativa di un territorio è importante perchè il controllo delle attività economiche condiziona la vita delle persone.

Nel levante della provincia di Savona gli amministratori pubblici di 10 Comuni (Arenzano, Campo Ligure, Cogoleto, Genova, Masone, Rossiglione, Sassello, Stella, Tiglieto, Varazze) sono stati lungimiranti quado nel 1995 hanno accettato di partecipare all’istituzione del “Parco Naturale Regionale del Beigua”.

Questo Parco è un Ente dotato di autonomia amministrativa a tutela del patrimonio naturale, favorendo il coerente sviluppo economico-sociale del territorio; gestisce i Siti della Rete Natura 2000 con 4 SIC (Siti di Interesse Comunitario), 2 foreste demaniali, 400 chilomerti di sentieri, di cui 387 riconosciuti nell’ambito della Rete Escursionistica Ligure, e un eccezionale patrimonio geologico.

Nel Parco del Beigua la tutela della biodiversità si raggiunge con la stabilizzazione delle foreste, il monitoraggio della comunità ornifica nidificante e delle popolazioni di rapaci in transito. Viene promossa un’attività di educazione ambientale con attività ricreative e visite guidate gestite da personale del Parco e vengono prodotti materiali didattici insieme alle Università di Genova, Pisa e Firenze.

Anche i progetti “Turismo attivo” e “Sentieri di Liguria” sono finanziati dalla Regione nell’ambito del “Sistema di Gestione Ambientale dell’Ente Parco” e la “scoperta” del territorio passa attraverso la Rete Escursionistica, le Aree Attrezzate e le Strutture di Accoglienza. Il Parco effettua la manutenzione della segnaletica e dei cartelli esplicativi presenti su almeno 83 chilometri di sentieri e in prossimità delle aree verdi attrezzate (Piampaludo, Eremo del Deserto, Pratorotondo, eccetera).

I percorsi ciclabili denominati “Ciclovie del Beigua” sono connessi con la “Ciclovia Tirrenica” sull’asse costiero interregionale di sviluppo della mobilità sostenibile.Il Parco rende concreti i progetti inseriti nell’ambito dei finanziamenti europei: PSR (Piano di Sviluppo Rurale) con “investimenti finalizzati ad aumentare la resilienza, il pregio ambientale e il potenziale di mitigazione delle foreste”.

La valorizzazione del patrimonio geologico avviene attraverso il “Beigua Geopark” (pubblicizzato con depliants e filmati) che rientra nel progetto finanziato dall’Unione Europea “Geo Education in Action” nell’ambito della “Rete Europea dei Geoparchi”. La promozione delle attività economiche mette in evidenza le tipicità locali favorendo lo sviluppo delle filiere produttive. L’agricoltura è tutelata attraverso interventi di prevenzione nei confronti dei danni provocati da ungulati (fornitura gratuita di recinti elettrici per le aziende a rischio).

Tutto viene reso pubblico attraverso sito web, notiziari e newsletter: “Succede nel Parco”, “Vivi Beigua”. Il patrimonio edilizio del Parco è reso efficiente con interventi programmati su edifici storico-monumentali e Centri Visita (Palazzo Gervino di Sassello, Villa Bagnara di Masone, Centro Ornitologico di Arenzano, Badia di Tiglieto, Prariondo di Cogoleto).

Sono numerose le convenzioni che rendono possibili finanziamenti pubblici e privati: Federparchi, Club Alpino Italiano, Guide Alpine della Liguria, Unesco Global Geopark, Federazione Italiana Escursionismo, Unione dei Comuni del Beigua, Città Metropolitana di Genova, Liguria Digitale, Programma Erasmus, PSR -Piani di Finanziamento Europei, Marchio “Gustosi per natura”- Valorizzazione delle produzioni agro-alimentari locali, Programma Life – Natura e Biodiversità, Uffici IAT- Informazione e Accoglienza Turistica, WWF e Legambiente.

Vista l’esperienza maturata nel levante savonese, è possibile ora fare un raffronto a ponente con il Finalese: un territorio geograficamente vicino e per molti aspetti simile. Anche qui, verificate le diverse caratteristiche geo-morfologiche è possibile istituire un Parco Regionale, il “Parco Naturale del Finalese”, rendendo finalmente operativo quel progetto di Italia Nostra presentato nel lontano 1970 e illustrato da una relazione tecnico-scientifica inattaccabile. Tanti sono i fattori che accomunano sotto il profilo naturalistico le aree del Beigua e del Finalese.

Coste alte, piccoli tratti alluvionali, bacini idrografici relativamente piccoli, clima mite che favorisce una vegetazione di tipo mediterraneo (specie eliofile e xerofile molto simili). È utile rilevare anche le differenze significative tra i due territori che li rendono entrambi attrattivi per molteplici aspetti, a partire dalle caratteristiche geologiche:
Sopra le antiche rocce paleozoiche, scistose e granitiche, che hanno determinato la morfologia di fondo tra Capo Noli e Borgio Verezzi, il calcare triassico è sormontato da un potente sedimento miocenico, la “Pietra di Finale”: materiale bioclastico già ampiamente illustrato per le sue caratteristiche assolutamente originali.

Per questo sarebbe logico istituire anche nel Finalese uno specifico “Geoparco” e, come per il Beigua, collegarlo al sistema dei Geoparchi europei riconosciuti dall’Unesco. La geologia del quaternario è strettamente collegata alle vicende della preistoria Finalese in quanto il calcare bioclastico ha consentito una profonda erosione della superfice a causa delle piogge.

Il fenomeno carsico è all’origine della formazione di un gran numero di cavità sotterranee e le grotte aperte all’esterno in tutta l’area della “Pietra di Finale” hanno facilitato l’insediamento dell’uomo preistorico. Un’eredità che rende il Finalese una meta assolutamente originale. La quantità e il valore di materiali presenti nel “Museo Archeologico del Finale” dimostrano, senza alcun dubbio, come sia possibile istituire anche un “Parco Archeologico”. Questo non solo per interesse turistico, ma a tutela di un patrimonio di grande valore scientifico, in parte ancora nascosto, rimasto miracolosamente intatto fino ad oggi.

Anche se nella vicina area del Beigua sono presenti alcuni siti di interesse preistorico (con oggetti oggi esposti nel piccolo “Museo di Alpicella”) essi non raggiungono il valore della consistenza archeologica Finalese. Il patrimonio vegetale Finalese è il frutto di una evoluzione biologica particolare, dovuta in primo luogo alle caratteristiche biochimiche di una superfice diversa da quella del Beigua.

Sulla “Pietra di Finale” si è selezionata ed è sopravvissuta la “Campanula Isophilla”: una specie presente in un areale di pochi chilometri quadrati e componente originale di un patrimonio prezioso di “biodiversità”. Oltre al patrimonio archeologico il “Finalese” vanta un’eredità storica che spazia dal periodo “romano” a quello “medievale” (Via Julia Augusta, Ponti romani, Castel Gavone, Complesso di Santa Caterina, eccetera). Tutti elementi che dovrebbero far convergere verso un’unica saggia decisione capace di valorizzare e tutelare per le generazioni future un patrimonio così prezioso: istituire finalmente il “Parco Regionale del Finalese”.

Nel Finalese potrebbero confluire finanziamenti europei, nazionali e regionali; ne gioverebbero il turismo, lo sport outdoor, l’agricoltura, la tutela del territorio sotto il profilo idrogeologico, il recupero edilizio dei nuclei storici, la possibilità di istituire “Guardie del Parco” da affiancare ai volontari AIB per bloccare l’azione distruttrice dei vandali. Si potrebbero costituire cooperative di imprese giovani e dare lavoro nella gestione di diverse attività economiche, come avviene nel “Parco del Beigua”.

La collaborazione attiva tra questi “Parchi” savonesi potrebbe far raggiungere un doppio risultato: tutela del territorio e sviluppo economico eco-sostenibile. Peccato che la Giunta Toti proprio nei mesi scorsi abbia deciso l’abrogazione della legge istitutiva del “Parco del Finalese”, ma i Verdi, insieme alle altre forze progressiste di centrosinistra, sperano che dopo le prossime elezioni regionali una nuova Giunta correggerà questo errore clamoroso.

Il portavoce dei Verdi della provincia di Savona,
Gabriello Castellazzi

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