Dopo alcuni giorni di febbre, il 22 marzo mi è stata diagnosticata una grave – e molto estesa- polmonite in- terstiziale bilaterale da SARS-CoV-2.
In poche ore, sono stato ricoverato presso il reparto di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale di Santa Corona di Pietra Ligure e, da quel momento, il buio.
Ho aperto per la prima volta gli occhi dopo 14 giorni.
Intorno a me, astronauti. Visi nascosti da mascherine ed occhiali, intenti a prestarmi cure ed attenzioni con- tinue. Uno di loro mi ha portato un telefono: ho sentito la voce di casa che, rassicurante, mi diceva che stava andando tutto bene, che mi aspettavano.
Ho fatto sì con la testa, più volte, incrociando le gambe.
Piano piano, nel tempo a venire, ho ripreso a respirare da solo, concedendomi anche qualche piccolo capriccio (insomma, quell’acquagel proprio non volevo farla andar giù).
Ho risentito la voce di casa il 13 aprile, il giorno dell’Angelo, il mio onomastico. Questa volta ho parlato, ero un fiume in piena di parole. “Organizziamo una ribotta”, ho detto. Ho poi rivisto la vera luce, quella del giorno, il 14 aprile 2020. Sono quindi stato spostato in area gialla e, poi, il 23 aprile, finalmente a casa. Sebbene il calendario mi dica che è passato un “solo” mese, mi è sembrato un tempo lunghissimo. E’ stato improvviso, incomprensibile, difficile e faticoso. Ma “è stato”. E’ … passato. E oggi posso guardare avanti, mirare al futuro, proprio grazie a quegli “astronauti”.
Desidero quindi ringraziare il primario, i medici, gli infermieri ed il personale tutto del reparto di rianimazione di Santa Corona, oltre che per l’assidua assistenza prestatami, per la delicatezza e la costanza con cui hanno aggiornato, quotidianamente, i miei famigliari.
Il Dott. Giuseppe Schiappacasse, il Dott. Marco Baldi, la Dott.ssa Sabrina Briozzo, la Dott.ssa Jessica Caprio, la Dott.ssa Ilaria Pezzano ed il Dott. Luca Corizia, sono soltanto alcuni dei nomi che, dall’altra parte della cornetta, con estrema gentilezza e comprensione, hanno sempre informato chi era a casa, ripetendo che “stabile e stazionario” sono buone notizie, che “ci vuole tempo”, ma “siamo fiduciosi”, fino ad annunciare, con gioia pari a quella di chi ascoltava, che era “arrivato il momento di uscire da questo bunker”.
E’ stata una brutta storia, ma é andato tutto bene.
Santa Corona grazie di esserci stata, di esserci; vedi di continuare.
Angelo De Francesco