Verso fase 2

Mascherine, Michelucci (Italia Viva): “Creare un sistema autonomo di produzione”

La critica alla Regione: "Si attivino per un sistema vero e proprio come ha già fatto la Toscana"

Generica

Genova. “Le mascherine arrivano a singhiozzo, in molte zone non sono ancora arrivate ai cittadini. Giusto ragionare di come far ripartire la regione, ma prima tutti i cittadini devono avere i dispositivi di protezione”. Lo dichiara Juri Michelucci, capogruppo di Italia Viva in Regione Liguria.

“Qualche settimana fa – prosegue – ho proposto l’avvio di un censimento per creare una rete fra le attività liguri che possono produrre mascherine. La regione Toscana lo ha fatto, ha creato il ‘distretto delle protezioni’ e ora può distribuire gratuitamente circa 1,5 milioni di mascherine al giorno e fino a trenta mascherine a persona al mese”.

“I cittadini devono sentirsi protetti – spiega – per questo occorre un’ordinanza che imponga l’utilizzo dei dispositivi di protezione, ma hanno altresì il diritto ad avere mascherine e guanti soprattutto se vogliamo seriamente parlare della fase 2 del Covid. Visto che questo non è avvenuto chiedo a Toti e alla Giunta di creare un capitolo di bilancio destinato alla creazione di un sistema autonomo di produzione di mascherine affinché si possa coprire totalmente la domanda di mascherine dei cittadini e dei lavoratori liguri senza che vi siano speculazioni al rialzo di mercato”.

“Anziché perdere tempo per stampare i loghi della Regione da mettere nelle mascherine si attivino per un sistema vero e proprio come ha già fatto la Toscana” afferma Michelucci.

Il capogruppo di Italia Viva, poi, interviene sulla questione asili privati. “Quello dei servizi educativi privati 0-6 è una realtà importante per la crescita dei nostri bambini – dice- ma rischia gravi conseguenze senza un aiuto serio e concreto, a causa dell’emergenza da Coronavirus. Per questo ho fatto mio il loro grido di allarme chiedendo al presidente Toti e alla giunta regionale di prevedere delle risorse a sostegno delle spese fisse che devono affrontare”.

“I servizi educativi privati 0-6 infatti versano in una grave situazione di difficoltà costretti alla chiusura da più di un mese ma che hanno mantenuto praticamente tutti i costi fissi a loro carico senza più poter contare sul pagamento delle rette da parte delle famiglie colpite a loro volta dalla crisi generale del mondo del lavoro, prima conseguenza di questa emergenza sanitaria. Per evitare un danno irreparabile, in alcuni casi anche la chiusura della struttura, allora è necessario agire subito con aiuti concreti e mirati senza che il costo della crisi sia sostenuto dalle famiglie o dalle strutture stesse” conclude Michelucci.

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