Regione. Alla fine la mossa più simbolica e dibattuta, quella del via libera per riaprire le librerie, potrebbe avere effetti scarsi se non nulli. Le grandi catene accoglieranno il pubblico a orari ridotti per adeguarsi alle misure di sicurezza, mentre tanti indipendenti annunciano che continueranno a tenere chiuso. Troppi rischi, troppi costi a fronte dei divieti che limitano le uscite dei potenziali clienti e un servizio di consegna a domicilio che sta dando i suoi frutti.
Non sono molti, in fin dei conti, i settori aggiunti al Dpcm del 10 aprile (leggi il testo qui) che traghetta gradualmente l’Italia verso la “fase due” dell’emergenza coronavirus. Da martedì potrà aprire anche chi si occupa di “commercio di carta, cartone e articoli di cartoleria” e “commercio al dettaglio di vestiti per bambini e neonati” venendo incontro così alle necessità espresse da molte famiglie. Tra le attività ammesse è stata inserita anche la silvicoltura (i boscaioli, in parole semplici). Ma ha creato malumori la scelta di non concedere deroghe alle pasticcerie, che avrebbero potuto così beneficiare almeno delle festività pasquali per recuperare un po’ di terreno.
La novità adesso è che la Liguria potrebbe cominciare a “disobbedire” autorizzando una lista più lunga di attività ritenute cruciali per l’economia del territorio e adatte a ripartire in condizioni di sicurezza. Il presidente Giovanni Toti ha annunciato che nel pomeriggio di Pasquetta ci sarà una riunione con gli assessori Viale e Giampedrone e con i tecnici per ragionare sull’applicazione delle nuove misure. L’obiettivo sarà varare un’ordinanza regionale con alcune deroghe al decreto: la Regione può farlo perché si tratta di una materia di legislazione concorrente.
Tra i settori più delicati c’è quello degli stabilimenti balneari. È evidente che sarà impossibile iniziare la stagione finché le persone non potranno muoversi di casa per andare in spiaggia. Ma il nulla osta consentirebbe almeno di partire con gli allestimenti e cominciare a ragionare sulle norme di distanziamento: come disporre i lettini, come regolare gli accessi, come provvedere alla sanificazione degli spazi comuni. Tutte problematiche che non potranno essere risolte in un batter d’occhio quando arriverà il via libera alla tintarella. A chiederlo sono soprattutto i sindacati di categoria, che però – a parte alcune sigle minori – hanno messo le mani avanti: si riapre solo se ci sono le condizioni di sicurezza.
Sul tavolo della Regione c’è anche la cantieristica navale. Anche perché, come ha ricordato Toti negli scorsi giorni, alcune imbarcazioni giacciono ferme in attesa di un semplice collaudo e finché mancherà quel passaggio le imprese non potranno incassare il denaro della consegna. Un problema che riguarda soprattutto i piccoli bacini, ma in queste ore si ragiona anche di riaprire alcune linee di produzione in Fincantieri. L’altro fronte è quello dei giardinieri, che lavorano all’aperto, ma anche dei piccoli agricoltori per hobby. “Pensiamo chi possiede un orto e un appezzamento di terra che ne fa un uso personale, così come qualche piccolo lavoro edile lasciato e metà”, spiega Toti.
Insomma, la volontà è quella di allargare le maglie rispetto alle scelte del Governo, sia pure con cautela. “Nella convinzione che gli italiani stanno imparando a convivere con il virus e che non potremo stare chiusi in casa fino alla fine del contagio, anche perché i soldi promessi del governo non sono ancora arrivati e tante imprese e tante aziende si devono rimboccare le maniche per iniziare un percorso di normalità. Bisognerà prevedere misure di sicurezza per dare il via ad una ripartenza anche graduale”, conclude Toti.
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