Albenga. Personale ospedaliero, medico e infermieristico, farmacisti e militi delle pubbliche assistenze, ma non solo. Ci sono anche e, soprattutto, i medici di base tra i primi posti dell’ideale “trincea” nata per vincere la “guerra” contro il Coronavirus.
Medici che, come tutti, “hanno paura” ma che, al contrario di molti, non possono e non vogliono concedersi pause, nonostante la mole di lavoro aumenta enormemente e di pari passo con i rischi.
Per questo motivo abbiamo contattato il dottor Giancarlo Markic, in veste di medico di medicina generale, di responsabile di Albenga Salute (casa della salute che conta 8 medici e si occupa di circa 10mila pazienti) e dell’AFT (Aggregazione Funzionale Territoriale), che raggruppa 26 medici di base di Albenga.
Un’intervista fiume percepire la situazione dei casi positivi ad Albenga, un tema ultimamente molto dibattuto, ma soprattutto per dare merito al grande lavoro svolto dai medici, condito da timori e problematiche varie. E non mancano consigli utili sulle procedure e su come comportarsi in caso di manifestarsi dei sintomi riconducibili al Covid-19.
“Innanzitutto vorrei rivolgere un sentito ringraziamento a tutti i nostri pazienti, – ha esordito Markic. – All’inizio sono stati un po’ titubanti, ma in breve tempo hanno compreso la gravità della situazione e ci hanno dato un’enorme aiuto. La collaborazione medico-paziente è fondamentale nel nostro lavoro”.
Quindi, andando con ordine si parte proprio dal numero dei possibili positivi ad Albenga: “Preciso che si tratta di dati empirici: non abbiamo possibilità di fare noi i tamponi direttamente e non conosco nel dettaglio la situazione dei pazienti di tutti i colleghi. Ma, per quanto mi riguarda, seguo circa 1.500 pazienti e, di questi, circa 6-7 sono risultati positivi al Coronavirus attraverso i tamponi. Ma, attenzione: per ogni paziente risultato positivo ce ne sono almeno altri 9 (come confermato a livello nazionale anche dal Capo della Protezione Civile Borrelli) che manifestano sintomi evidenti e riconducibili all’infezione da Covid e che con ogni probabilità lo sono, ma i cui casi, per svariati motivi, non vengono accertati. Ribadendo che senza tampone è impossibile dirlo con certezza, posso ipotizzare che a fronte dei 6-7 tamponi positivi, ci potrebbero essere almeno 60-70 casi di positivi tra i miei pazienti. Poi non dimentichiamo che ci sono anche gli asintomatici: persone che hanno avuto pochi giorni di febbre, magari non se la sono nemmeno misurata senza dunque accorgersene o hanno accusato solo mal di gola e non vengono pertanto minimamente conteggiati”.
“Anche Albenga in sostanza riflette il dato nazionale ma, fortunatamente, rispetto ad altre regioni siamo messi un po’ meglio. Da noi l’ospedale è stato conferito in Covid Hospital e sappiamo che la San Michele ha dato l’ok a ricevere i pazienti dimessi dai nosocomi per la fase di riabilitazione e cura post ricoverato. Qui certo nulla è intentato o dimenticato”.
A seguire, le fasce a rischio: “Il Covid-19 lo stiamo imparando a conoscere e ha mille espressioni nel manifestarsi. Il paziente più a rischio è anziano, l’età media dei decessi in Italia è 79 anni. I giovani rientrati nella fascia dei pazienti deceduti o che sono dovuti andare in rianimazione avevano ed hanno anche altre patologie pregresse. E il problema sono proprio le patologie croniche pregresse non controllate. Faccio un esempio esplicativo: su 10 pazienti che soffrono di ipertensione, almeno il 50% non va a target di pressione (non raggiunge i valori della pressione corretti) nonostante le cure. E lo stesso discorso si può allargare anche al diabete, all’obesità, etc”.
I sintomi della possibile infezione e come gestirli: “I sintomi più comuni sono febbre e difficoltà respiratore, ma non sono da sottovalutare nemmeno i sintomi gastroenterici. Se si manifestano, la prima cosa da fare è chiamare il proprio medico di famiglia che conosce il paziente, ha a disposizione la sua cartella clinica ed è a perfetta conoscenza di eventuali patologie pregresse, delle cure intraprese e dello stato di salute. Può succedere, presi dalla paura, di chiamare di istinto il 112, ma è questa la procedura giusta da fare. Sarà successivamente nostra cura, se doveroso, segnalare all’ufficio Igiene i casi sospetti, fornendo loro indicazioni precise”.
La “trincea” di Albenga Salute e dei medici di base nell’albenganese: “Ad Albenga Salute abbiamo iniziato a prendere coscienza della situazione sin da subito e lo testimonia il fatto che la prima riunione operativa sul Coronavirus è avvenuta lo scorso 23 febbraio (il primo caso in Liguria è avvenuto il 25 dello stesso mese, ad Alassio). Come medici di medicina generale dell’albenganese ci siamo dotati tutti di mascherine e guanti, e così anche il personale. Abbiamo anche apposti vetri che dividono dai pazienti. Quindi, abbiamo iniziato a far entrare le persone una alla volta e ridotto i numero dei lavoratori, per tutelarli e farli rifiatare (complice anche la sospensione di Cup e punto prelievi), ma pur mantenendo tutti gli altri servizi attivi. E siamo presenti tutti i giorni, dalle 8 alle 20, pronti a rispondere al telefono 7 giorni su 7”.
Le sensazioni e i timori: “Non possiamo negarlo: anche noi viviamo la situazione con paura, la stessa che accomuna tutti i sanitari. La nostra attività è stata enormemente implementata dal punto di vista del contatto con il paziente e siamo in contatto con tutti, anche con chi è a casa e si trova a combattere con altri mali che non sono il Covid-19. Difficile sarà anche poi la ripresa della vita che ci sarà tra qualche settimana, dopo mesi di totale blackout del sistema: a quel punto si riverseranno da noi anche tutti i pazienti non Covid-19. Non sarà facile, ma noi già ora non dimentichiamo nessuno, non lasciamo nulla di intentato e lo dico, con orgoglio, a nome mio e di tutti i miei colleghi che vivono con timore, ma con forza e dedizione incondizionate questa incredibile emergenza”.