Rosso pistacchio

Un cucchiaino di zucchero, il virus e tanto lievito

"Rosso Pistacchio" è la rubrica al femminile di IVG: ogni martedì si parla di donne con Marzia Pistacchio

Generica

Pizze, focacce, bignè.
Bomboloni, crostate, calzoni.
Gli anelli alla mia mano sinistra sono incrostati di farina.
Impasto.
La finestra proietta l’alba sulla spianatoia e sulla farina.
Le antenate, evocate dal profumo di farina e lievito, spiegano un grembiule inamidato e se lo annodano sui culoni abbondanti, si intrecciano le crocchie sulla testa, si sfilano gli anelli e mi dondolano accanto.

Acqua. Tiepida e non bollente. O ammazzerai il lievito.
Olio. Pugliese e così verde che mi sbatte in faccia l’odore dei muri bianchi del Salento, le cicale nel silenzio, le ombre nette delle foglie di olivo come tatuaggi sulla pelle a mezzogiorno. Le antenate si guardano tra loro sognanti. Le rivedo sedute fuori dal catoio, sulla sedia di paglia, col le gonne alzate e gli occhi stretti a fessura nel sole del primo pomeriggio.

Lievito. Scioglilo dolcemente nell’acqua.
A Stella quello a cubetti è finito. La panettiera ne elargisce a tocchi grandi dalla sua scorta personale, con la stessa faccia di una che sa che sta regalando un momento di pace a qualcuno che non sta tenere ferme le mani.

Sale. Non troppo. Non troppo poco. Potrei prendere la bilancia ma le antenate con un gesto tolgono qualsiasi dubbio: a sentimento. E’ l’unica unità di misura possibile.
Zucchero. Per attivare il lievito, dice la scienza. Le mie nonne sghignazzano coi bei denti bianchi in bella vista sulle labbra grinzose e baffute. Niente scienza in cucina. Lo zucchero ci va. Senza amore nessuna ricetta riesce.

Acqua.
Un miscuglio orribile e scomposto. Grumi e rivoli di fanghiglia grigiastra. La spianatoia si insozza e si macchia. Una lama di sole dalla finestra accende la vista sul disastro.
Tutto rimane sulle mani, le imprigiona, le soffoca, le ricopre.

Che cosa ho combinato?
Avevo ingredienti perfetti e ora di fronte a me è una carneficina.
Avevo un mondo perfetto e ora c’è solo morte e dolore e solitudine e un grumo di corpi e malattia.
Avevo un lavoro, amici da incontrare, cose da fare, mostre da vedere, futuro da vivere.

Le antenate sorridono. Mi asciugano le lacrime col grembiule e mi prendono tutte le mani.
Raccogliamo grumi, pezzi informi di impasto, agglomerati di ingredienti sparsi per la spianatoia.
E le mani vanno insieme, una sull’altra, una dopo l’altra.
Energia di nonne, bis nonne, trisavole su farina, acqua, sale, zucchero olio e lievito.
Le ciocche fuggono dalle crocchie, i culoni dondolano nello sforzo, il disordine si fa ordine, l’impasto si fa elastico, setoso, liscio.

Lasciamo sulla spianatoia pulita una palla candida, perfetta e gravida di profumo e di promesse.
Il sole è alto e le antenate si dissolvono con l’alba.
Torneranno domattina a cercare con me la via per dare un senso al disordine e al dolore e a ricordarmi che senza zucchero non riesce nessuna ricetta. E nemmeno la Vita.

“Rosso Pistacchio” è la rubrica di Marzia Pistacchio, che ama definirsi “una truccatrice struccata”. Ogni martedì uno spazio al femminile dal taglio volutamente “leggero” in cui parlare a 360 gradi di tutto ciò che ruota intorno alle donne. In salsa savonese, naturalmente. Clicca qui per leggere tutti gli articoli

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