Perplessità

Strutture per la quarantena, dubbi e prime polemiche sulla Scuola penitenziaria di Cairo

Intervento del segretario nazionale del Sappe, il cairese Michele Lorenzo

Sappe, Michele Lorenzo

Cairo Montenotte. Sulla possibile trasformazione della Scuola di Polizia penitenziaria di Cairo in una struttura-rifugio per le persone da collocare in quarantena non mancano le perplessità. La scelta della Regione, in accordo con la Provincia e il Ministero, infatti, sta suscitando qualche polemica tra i cittadini, preoccupati per il probabile arrivo di malati di coronavirus e per la temibile amplificazione del contagio.

Il sindaco di Cairo, Paolo Lambertini, si dice “assolutamente d’accordo, perché abbiamo una struttura isolata e protetta idonea per questo tipo di emergenza. Non sarà un lazzaretto di appestati, come alcuni vogliono intendere, ma un punto di appoggio per evitare l’ulteriore diffusione del contagio”

“Ben venga il supporto all’emergenza, non possiamo certo sottrarci, ma quali sarebbero le garanzie per il personale e, anche, che futuro avrebbe la struttura?”. Così interviene il segretario nazionale del Sappe, il cairese Michele Lorenzo.

“La scuola ad oggi ospita i corsi di formazione, oltre al poligono di cui si servono tutte le forze dell’ordine della Liguria – prosegue – Se è vero che all’interno coesistono spazi comuni ed aree utili solo allo scopo principale della struttura, è proprio importante sapere come verranno suddivisi e quale potrà essere il protocollo che garantisca la sicurezza e tuteli chi lavora nel presidio cairese”.

“La scuola era già stata indicata, tempo fa, come possibile rifugio per i profughi, poi si era deciso di non utilizzarla in tal senso. Questo per dire che spesso, viste la sua capienza e la funzionalità, la struttura di Cairo viene vista come un punto di appoggio per gestire le emergenze di varia natura, coordinate dalla Protezione civile – sottolinea Lorenzo – In passato era presente anche un’infermeria con venti posti letto, che si sono persi con l’accorpamento della Medicina penitenziaria al Servizio sanitario nazionale. Però potrebbero essere ripristinati, anzi, incrementati, per far fronte all’esigenza di disporre pazienti in quarantena”.

“Inoltre a tutt’oggi è presente un servizio di ristorazione per la preparazione dei pasti, anche questo indispensabile per il mantenimento di un presidio ospedaliero occasionale” conclude.

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