Storia(e)

La vita ai tempi del Coronavirus, un infermiere di Terapia Intensiva: “Torno dalla quarantena e al lavoro è tutto diverso”

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Tutto accadde in un attimo… e mi sono trovato 14 giorni in “quarantena”, 14 lunghi giorni in isolamento preventivo, 14 giorni per riflettere, informarsi, studiare, cercare di capire cosa è questa infezione COVID-19, anche per essere pronto al rientro a lavorare per cercare di essere utile e fare anche la mia piccola parte.

Non avrei mai pensato che dopo 15 anni di servizio, 15 anni di lavoro, 15 anni di Amore per questo lavoro… medicina… chirurgia… pronto soccorso e attualmente in Terapia Intensiva… di AVERE PAURA. Ho paura, non mi vergogno a dirlo… però non è il momento di cedere a questo sentimento. La paura, però tanto lo si legge nei miei silenzi, nei miei occhi, nei miei movimenti lenti, nel modo in cui mai come in questo momento cerco la forza, il coraggio, il sostegno di persone che come me stanno affrontando questa battaglia… Eppure pensavo di essere abituato, pensavo che la maturità personale e professionale mi avrebbe fatto da scudo, da corazza… Ma sento che questa volta è diverso… E’ tutto diverso…

E’ diverso, anche quando torno a casa, vedere che i miei figli e mia moglie non mi abbracciano, mi osservano incuriositi i segni che la mascherina lascia… osservano i miei occhi, il mio sguardo… loro vogliono rassicurazioni, vogliono la protezione, quella che ho sempre cercato di dare, vogliono sentirsi dire “tutto andrà bene”… lo dico sempre a loro, nel cuore mio ci spero veramente, anche se non so quando tutto andrà bene… infatti mi sono messo alla ricerca di una casa, anche se l’impresa sarà ardua, alcuni proprietari ci prendono come “untori” come “appestati”… ma non siamo infetti, hanno anche loro paura, comprendo, ma se chiediamo aiuto, è perché c’è una pandemia mondiale in atto, e tutti dovrebbero essere più sensibili con noi che siamo in prima linea, invece è una continua battaglia, contro tutti e tutti… e qui apriremmo una parentesi per la scarsità dei DPI, per il rischio che ognuno di noi, corre ogni giorno in ospedale.

E’ diverso perfino il modo di vedere chi mi sta accanto quando lavoro. Ognuno diventa guardiano dell’altro. Non sono concessi errori, distrazioni… NULLA è concesso… Bere, toccarsi, liberarsi e perfino respirare… lo si fa lentamente, collegando mente e corpo. Perché insieme in quella tuta, sotto il camice, dentro la mascherina, sotto la visiera e caschetto, tutto deve essere mirato a far si che mente e corpo non cedano, tutto è finalizzato a fare quello che da sempre facciamo: il NOSTRO LAVORO DA INFERMIERE, il nostro meraviglioso lavoro che ora tutto il mondo scopre essere difficile, pericoloso, importante, essenziale, fondamentale, prezioso per la vita delle persone.

Il nostro lavoro che da sempre cerca con mente e corpo di raccontare storie, di vita e di morte, di sconfitte e di vittorie, di cicatrici indelebili, di sogni e incubi, di luce e di buio… Di amore, di speranza, di abbracci e di strette di mano, di urla e di silenzi, di lacrime dolci e salate, di addii, di abbandoni, di doni preziosi e di vite spezzate. E’ un mondo il NOSTRO LAVORO… E’ un mondo dove tutto deve essere in perfetto equilibrio, proprio come me, in quella tuta, con quella maschera, con quella visiera… è un mondo.

Noi non ci faremo battere dalla paura, noi saremo lì, in trincea, come sempre, è genetica per noi combattere, è genetica per noi afferrare anche l’ultimo istante e far si che questo diventi storia da raccontare… E’ genetica per noi indossare la divisa che oggi più che mai è una corazza… NOI CE LA FAREMO… Ma abbiamo bisogno, oggi più che mai di Voi, della Vostra collaborazione, del rispetto delle regole, noi andremo in corsia, ma Voi, Voi che avete la possibilità di stare a casa, approfittatene. STATE A CASA.

Infermiere di Terapia Intensiva
Ospedale S. Paolo di Savona

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