Appello

Coronavirus, l’urlo di disperazione di Federmoda Savona: “Dimenticati dal Cura italia, serve liquidità”

È nata una cordata formata da circa 330 punti vendita del settore che intendono operare insieme

via paleocapa
Foto d'archivio

Savona. “Vorrei segnalare la grave dimenticanza nel ‘Cura Italia’ – afferma Donata Gavazza, Presidente di Federazione Moda italia Savona, con riferimento alle attività commerciali appartenenti al comparto moda – chiediamo attenzione e rispetto verso un settore chiave dell’economia e del made in Italy, conosciuto e stimato in tutto il mondo, fatto di 114.813 punti vendita attivi al 31 dicembre 2019, che dà occupazione a 313.074 addetti in tutto il Paese. Serve una correzione – e su questo, oltre ad una serie di correttivi a difesa del settore, la Federazione chiede con Confcommercio di includere il settore moda tra quelli maggiormente colpiti dalle disposizioni restrittive elencati nell’art. 61 del Decreto Legge n. 18 del 17 marzo 2020”.

“L’annunciato quantitative easing anti pandemia, o più correttamente il “PEPP – Pandemic Emergency Purchase Programme” – prosegue Gavazza – inoltre, con la sua carica da 750 miliardi di euro di titoli da acquistare – potrebbe essere un vero bazooka di liquidità anche per le nostre imprese; mitigare gli effetti devastanti del virus e dare ossigeno ad un tessuto economico ormai allo stremo – spiega Gavazza, L’annuncio c’è stato ma ora bisogna fare presto perché ‘Tempi straordinari richiedono azioni straordinarie’. Bene quindi la scelta della BCE di favorire l’acquisto di titoli di Stato ma anche di cambiali e prestiti a breve che, sottoscritti in momenti non sospetti, stanno oggi producendo grossi guai alle imprese, soprattutto a quelle più piccole”.

“I negozi hanno già ricevuto la merce estiva e concordato i pagamenti, da giugno si iniziano a ricevere i campionari invernali, il planing aziendale di ogni punto vendita è saltato ,gli operatori si trovano con i negozi carichi di merce ed impossibilitati a venderla conseguentemente non poter affrontare gli impegni presi con le banche. Va capito che se le nostre imprese sono chiuse, come da disposizione del DPCM dell’11 marzo, non è possibile vendere e quindi avere ricavi né tanto meno liquidità; abbiamo però le scadenze dei pagamenti ai fornitori, degli stipendi, affitti, assicurazioni, commercialisti, e potrei andare avanti per un quarto d’ora. Servono soldi e quelli ora ci sono, ma servono subito!” conclude.

È nata quindi una cordata “molto unita” capitanata da Federmoda Savona – e formata da circa 330 punti vendita – dei negozi operanti nel settore che intendono operare insieme. FedermodaSavona chiederà a tutti gli istituti di credito presenti sul territorio le condizioni migliori per poter operare e sceglierà su quello con pratiche più veloci e costi inferiori.

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