Rabbia

Chiusura punto primo intervento a Cairo, minoranze contrarie: “Scelta scellerata, serve responsabilità”

Prese di posizione di entrambi i gruppi consiliari di minoranza

ospedale cairo

Cairo Montenotte. Chiuderà oggi alle 14 il punto di primo intervento dell’Ospedale San Giuseppe di Cairo Montenotte. Una decisione presa dalla dirigenza della ASL2 savonese per spostare medici e infermieri su altri ospedali e far fronte all’emergenza Coronavirus, ma che continua a far discutere.

Il Gruppo Consigliare Movimento Civico Ligorio Sindaco “vuole ribadire la sua più convinta contrarietà e si unisce agli appelli fatti da più parti politiche e non, affinchè questa scellerata decisione non venga attuata. Consapevole del momento critico, delicato ed unico che ognuno di noi sta vivendo sulla propria pelle, tuttavia non ritiene giustificato che un territorio di 40.000 abitanti venga spogliato del tutto di una struttura sanitaria che può costituire una valida risorsa per contenere e risolvere le conseguenze di piccoli e medi incidenti domestici e non solo”.

“Avere la consapevolezza che l’intera popolazione della valle sta attraversando un periodo drammatico, unico nel suo genere e mai vissuto fortunatamente finora, significa anche non togliere quel minimo di speranza che ognuno di noi ha di non essere lasciato solo nell’affrontare i problemi piccoli o grandi che siano legati alla propria salute – proseguono dal gruppo Ligorio Sindaco – In questo contesto, è poco chiara l’intenzione di abbandonare, anche se temporaneamente, una struttura ospedaliera locale per aiutare una struttura più grande come il San Paolo di Savona, e, contemporaneamente, creare un ricovero per gli eventuali contagiati nell’immensa struttura della Scuola della Polizia Penitenziaria ‘Schivo’ di Cairo Montenotte, senza avere oggettive certezze da chi e da come ques’ultima struttura verrà gestita. Quindi la sostanza è chiudere un ospedale che all’inizio della pandemia avrebbe dovuto occuparsi di casi ‘non Covid-19′ insieme all’Ospedale pietrese di Santa Corona, per poi aprire, nello stesso comune, una struttura non ospedaliera un ricovero per gli eventuali contagiati?”.

Proteste anche dal gruppo di Matteo Pennino, Alberto Poggio, Giorgia Ferrari e Nicolò Lovanio: “Apprendiamo stupefatti la posizione espressa dal sindaco di Cairo Montenotte Lambertini ed insieme a lui qualche altro sindaco di Comuni Valbormidesi (non tutti) sulla chiusura di fatto dell’ospedale di Cairo. Lambertini si trincea dietro l’emergenza e si fa suggerire la linea dalla giunta regionale che ha deciso di chiudere un vitale presidio sanitario, ancor più in questa tragica fase emergenziale che stiamo vivendo. Vorremmo ricordare che il senso di responsabilità non può essere uno schermo dietro al quale agire indisturbati in direzioni errate. Responsabilità significa dare il proprio contributo leale, trasparente, incisivo, coraggioso, aperto, qualificato, appunto responsabile”.

“Oggi il nosocomio della Valbormida sarà chiuso e la giustificazione che viene portata è che serve il personale sanitario a Savona – tuonano i consiglieri – Facciamo nostro il parere che tanti operatori sanitari stanno esprimendo in queste ore, a cui siamo particolarmente grati per l’encomiabile impegno, che attestano che l’ospedale San Paolo di Savona di cui una parte è stata deputata alle cure del Covid-19, così come l’ospedale di Albenga, ha visto personale aggiuntivo per oltre 50 unità tra OSS ed infermieri, oltre il centinaio di unità interne che sono state dirottate dagli ambulatori chiusi ai reparti di emergenza. Quindi non si tratta di avere personale aggiuntivo, si tratta di altro”.

“Il Presidente della Regione Toti dichiara che vanno ampliati i posti letto, i presidi sanitari. Ci domandiamo se il sindaco di Cairo, peraltro presidente del distretto sociosanitario, con responsabilità conseguenti, non voglia assumere insieme al presidente Toti una iniziativa tesa a consolidare il presidio sanitario dell’ospedale di Cairo, che peraltro potrebbe agire da centro per le cure di base NO-COVID, per altro ridotte e per le emergenze di un territorio con oltre 40mila persone, per lo più anziane che in caso di emergenza andrebbero ad intasare il San Paolo, laddove si cura il coronavirus, avendo a disposizione solo un automedicale.
Di più: si pensa di allestire presso la scuola di polizia penitenziaria di Cairo un centro per il trattamento dei lungodegenti che hanno contratto il virus. Ci chiediamo, insieme ai comitati locali, ai tanti cittadini che stanno esprimendo il loro dissenso per la chiusura dell’ospedale, si può gestire un centro così senza una struttura sanitaria di supporto?”.

“Nel nostro ruolo cerchiamo responsabilmente di dare una mano, segnalando anche quelle che a nostro modo di vedere risultano scelte errate ed in controtendenza rispetto a tutte le politiche nazionali ed europee messe a punto in queste settimane in direzione di mantenimento ed ampliamento dei presidi sanitari. Ci aspettiamo dal sindaco di Cairo Lambertini, che crediamo non voglia accettare il verbo ‘è una situazione provvisoria, dopo sarà il bengodi’ un vero gesto di responsabilità a salvaguardia della salute dei valbormidesi” concludono.

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