Liguria. “Noi stiamo qui a fare i balletti, nel frattempo in Liguria perdiamo 4mila euro di Pil pro capite. Se pensano di usare i liguri come merce di scambio a Roma, non si stupiscano se la gente non andrà più a votare per la vecchia politica”. È Aristide Massardo ad alzare per primo la voce nel bel mezzo del toto-candidature che impazza tra centrosinistra e Movimento 5 Stelle in vista di un’alleanza probabile, ma non ancora decisa, per provare a sconfiggere Toti alle urne la prossima primavera.
Finora soltanto lui, ex preside di ingegneria a Genova e professionista in carriera anche fuori dall’università, è uscito allo scoperto mettendosi a disposizione di una coalizione che ancora non esiste. La sua candidatura con tanto di nome e simbolo, Oltre, è stata lanciata ufficialmente prima delle regionali in Emilia-Romagna davanti a un auditorium gremito di persone e il 6 febbraio si replicherà a Sarzana. Mentre di Ferruccio Sansa, giornalista del Fatto Quotidiano al centro di tutti i ciæti sulla politica ligure, si conoscono finora i numerosi endorsement ma non le reali intenzioni né tanto meno il programma.
“C’è molta confusione sotto il cielo. L’interazione tra la situazione nazionale e quella locale è abbastanza complessa – riconosce Massardo -. Noi per il momento andiamo avanti anche se non c’è nessuno sul terreno. Al momento siamo gli unici che hanno fatto una proposta seria, abbiamo avuto anche più coraggio degli altri. Chi ci sta deve dirlo chiaramente, ma forse qualcuno pensa di usare i liguri come merce di scambio a Roma e vuole restare attaccato a idee della vecchia politica non più condivisibili”.
Una critica indirizzata ai partiti che dovrebbero sostenerlo, gli stessi che in questi giorni stanno effettivamente manovrando a livello nazionale per decidere se stare insieme o meno. Sull’alleanza ormai non ci sono più dubbi nel centrosinistra (a parte i mal di pancia dei renziani, che stanno già pensando di sfilarsi), mentre il Movimento 5 Stelle attende la prossima settimana per la resa dei conti finale tra consiglieri, parlamentari, la candidata ufficiale Alice Salvatore e il reggente Vito Crimi.
Il punto è che il bivio tra Massardo e Sansa (al netto degli outsider ad oggi in secondo piano) potrebbe rivelarsi cruciale per la decisione. Almeno una parte dei pentastellati, infatti, propende per l’ingegnere e vuole spingerlo come nome del Movimento 5 Stelle in un gioco di equilibri governativi che lascerebbe al centrosinistra la scelta del candidato in Toscana, Campania e Puglia. Alla base ci sarebbe anche un rapporto preferenziale che lega Massardo a Beppe Grillo: “Con lui ho avuto dei contatti e credo possa nutrire nei miei confronti la stima di una persona seria che ha sempre lavorato per il bene pubblico”, conferma il professore.
Insomma, i giochi sono ancora aperti e l’unica certezza è che gran parte della partita si giocherà a Roma ancor prima che a Genova. In questi giorni Massardo ha incassato diverse approvazioni da esponenti di partito e non (Gianni Pastorino e Walter Massa, solo per citarne due), ma alla fine potrebbe spuntarla qualcun altro.
E a quel punto cosa succederà? “Dovremo fare una riflessione, capire che coalizione si formerà. Potremmo sostenere il candidato o costituire soltanto un’associazione di opinione che vada a pungolare chi scende in campo. Del resto in questi anni non ho mai visto una vera forza di opposizione”, accusa Massardo. Senza escludere il rischio, nemmeno troppo remoto, che l’ampio fronte anti-Toti degeneri nell’ennesima spaccatura autolesionista alla vigilia del voto.