Calcio

Il grande ritorno del top player Aureliorisultati

Lo speciale Settore Giovanile del ct Vaniglia

Vado vs Sammargheritese
Foto d'archivio

In una domenica in cui due bomber di razza quali gli highlander Marco Carparelli (classe ’76) su rigore e Pietro Daddi (classe ’77) poker d’assi hanno portato alla vittoria rispettivamente il Soccer Borghetto (primo in classifica in Prima Categoria) e l’Atletico Argentina (idem in Seconda Categoria girone A) non può passare inosservata la clamorosa rentrée nel nostro calcio locale del prestigioso Salvatore Aurelio (100 gare di Serie B di cui 5 nel Genoa, circa 200 partite in Serie C e una 50 cinquantina in Serie D), pura fantasia al servizio del gioco più bello del mondo.

Questa volta a beneficiare delle sue indubbie ed innate doti è stato il Legino di mister Tobia impegnato nella corsa salvezza per rimanere in Promozione. “Sasà”, questo è nel settore il suo pseudonimo d’arte, è da sempre un giocatore che (nonostante l’età: ha appena compiuto 34 anni) in grado con i suoi magici colpi (ha un tocco su inattiva da paura) di spostare gli equilibri di una gara. Purtroppo la cosa non gli è riuscita all’esordio (sconfitta interna con il Celle) ma state pur certi che ne risentirete parlare presto.

Nel dargli il benvenuto e nel ringraziarlo per aver deciso di continuare a regalarci tante altre gemme (chi è un cultore del gesto tecnico non può che esultare: spero che inoltre a beneficiarne siano i giovani che si affacciano sulla ribalta delle prime squadre) vorrei riproporre una sua breve linea biografica.

Nato a Napoli e però cresciuto calcisticamente nel Grifone, passando in prestito alla Carrarese, militante in Serie C2 2004-2005 e ottenendo il settimo posto del girone B.

La stagione seguente la gioca, con la formula del prestito con diritto di riscatto della metà del cartellino, in cadetteria all’Hellas Verona (ds Pastorello) sulla fasariga di Behrami, chiudendo l’anno in quindicesima posizione. Rientra per la prima parte della stagione al Genoa, club da cui sarà ceduto in prestito nel mercato invernale alla Lucchese, in terza serie. Con i toscani otterrà l’ottavo posto del girone A della Serie C1 2006-2007.

Nel 2007 passa in comproprietà al Cesena in B, giocandovi un solo incontro e retrocedendo in terza serie a causa dell’ultimo posto ottenuto. Nella stagione 2008-2009 Aurelio viene girato al Crotone in terza serie vincendo il campionato al termine dei play-off promozione. Nel 2009 passa al Frosinone a cui nell’estate 2010 viene ceduto a titolo definitivo dal Genoa al Frosinone, club dove militerà sino al gennaio 2011, quando passerà alla Salernitana

Il 31 gennaio 2014 lascia il Frosinone per accasarsi al AlbinoLeffe e il 22 gennaio 2015 si trasferisce alla Paganese. Segue in agosto la U.S.D. Lavagnese 1919 società che lascerà nel dicembre dello stesso anno per giocare con il Vado.Nel luglio 2017 lascia il Vado per accasarsi con la maglia dell’Arenzano. Torna alla corte di Tarabotto nella fortunata stagione scorsa dove contribuisce alla vittoria del campionato di Eccellenza nella doppia veste di giocatore/componente staff.

Lo ricordo bene da giovanissima emergente promessa. Ala veloce e scattante (non pura, ma più un esterno a supporto del centrale d’attacco), fisico tarchiatello (chiaramente venutosi a modificare con il passare delle primavere: la bilancia l’ha temuta come nemica, lui che da buon partenopeo è un amante della dieta mediterranea) ma estremamente agile. Poteva giocare anche a ridosso delle punte, preferibilmente a sinistra. Scorrendone la carriera è facile notare la sua spiccata propensione a bruciare le tappe: a 15 anni entra a far parte delle nazionali giovanili italiane (tra Under 15, Under 16 e Under 17 collezionerà un totale di 18 presenze e 5 gol); a 16 (stagione 2002-03) viene promosso anzitempo nella formazione Primavera del Genoa; e infine a 18 disputa già la sua prima stagione da titolare tra i professionisti, in prestito alla Carrarese in C2.

Mi sono rimaste impresse le sue inimitabili ed irresistibili progressioni sulla fascia, i suoi assist dal fondo, i suoi incontenibili (forse spesso troppo insistiti) dribbling. Con qualche gol in più e qualche chilo in meno credo che possedesse tutte le qualità per la Serie A.

Nella vita Aurelio, che è una persona solare e portato all’amicizia, non è certo un timidone, anzi come ospite a Tiki Taka sarebbe sicuramente a suo agio al pari di Cassano. È sciolto, abituato alle interviste e quasi non ha bisogno di domande. D’altronde proviene dal quartiere di Forcella, dove la gente è specializzata nell’arte di arrangiarsi. Tifa Inter, una passione che gli ha trasmesso il padre Gennaro ed il suo beniamino è Ronaldo, come caratteristiche, un passo dopo l’idolo Maradona. Il suo ex mister e mio amico, l’indimenticato Fabrizio Gorin (“Picchia”), beniamino della Nord a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, gli aveva dato la maglia numero 10. Una casacca che è tornato a mettersi per dimostrare ancora una volta che il talento è rimasto intatto ed indelebile. Bentornato “Sasà”: di cuore!

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