L'analisi

Liguria, servono 15 miliardi per le infrastrutture

Toti: "Questo territorio deve essere il traino dello sviluppo del Paese"

autostrade

Regione. La Liguria si ritrova in attesa di ben 15 miliardi di euro di investimenti in infrastrutture, vera e propria cifra record per far fare un salto di qualità al sistema industriale. E proprio secondo Confindustria servono “due piani shock”, come ricordato nell’assemblea pubblica di Confindustria Genova nello stabilimento Esaote di Multedo, alla quale ha presenziato anche il presidente nazionale Vincenzo Boccia.

Questa per Genova e la Liguria è l’ultima chiamata, come ha spiegato Boccia: “Per Genova significa che non è terra di confine ma di cerniera, per un Paese che deve guardare all’Europa, uno dei grandi mercati, avendo noi una vocazione all’export importante, la seconda manifattura d’Europa. Genova e la Liguria devono investire nelle infrastrutture e sono lo specchio del paese”.  A fargli eco ci ha pensato Giovanni Mondini,  vertice genovese degli industriali: “Ultima chiamata anche nel senso che le aziende che hanno investito sul territorio vogliono rimanerci, ma bisogna porre le condizioni favorevoli perché creino ricchezza”.

La cifra di 15 miliardi è uscita fuori da un dato raccolto e presentato all’assemblea da Oliviero Baccelli, direttore del master in economia e management dei trasporti all’università Bocconi: “La Liguria è una delle regioni che ha sofferto di più la crisi economica tra il 2000 e il 2017 e non si sono ancora recuperati quei numeri, ma emergono elementi su cui fondare la ripresa. I dati ci dicono che Genova è il primo porto tra Barcellona e il Pireo. Dal punto di vista delle crociere 2,7 milioni di passeggeri movimentati nel 2019 sono numeri su cui ragionare. E la valle della robotica non è solo uno slogan ma anche un esempio di strategia da implementare: contagiare con digitalizzazione e automazione i sistemi industriali può essere un altro punto forte”.

Il computo è suddiviso in 10 miliardi di opere ferroviarie quali Terzo Valico, nodo ferroviario, raddoppio Finale-Andora e lavori connessi. Quattro invece destinati alle opere stradali (tra cui la Gronda) e 1 destinato invece per il ribaltamento a mare di Fincantieri. La soluzione, secondo Mondini, starebbe nell’elaborare “due piani shock, uno per realizzare nuove infrastrutture, un altro per manutenere quelle esistenti. Purtroppo abbiamo capito quanto è vetusta la nostra rete autostradale”.

In linea con Confindustria e con il fatto che la Liguria debba diventare il traino dello sviluppo del paese, c’è anche il presidente della Regione Giovanni Toti: “Questo territorio deve essere il traino dello sviluppo del Paese, e ha le potenzialità per esserlo. La Liguria ha tutte le chance per essere una locomotiva economica per l’Italia: da questa consapevolezza deriva una grande responsabilità, che dobbiamo prenderci tutti insieme. La Liguria ha vissuto due anni tra i più complicati della storia recente, ma siamo riusciti a trasformare questa immane tragedia in un modello: quando si parla di infrastrutture, quella della ricostruzione del ponte di Genova è proprio un punto di riferimento”.

In linea con le parole di Toti anche Marco Bucci, primo cittadino di Genova: “Le nostre aziende sono in grado di stare sul mercato globale, ma dobbiamo stare connessi. Abbiamo da recuperare 20 anni di non investimenti e di declino. Ma stiamo ripartendo, i numeri lo dicono chiaro e tondo. Non è possibile che questa nostra crescita sia rallentata o addirittura interrotta dalla mancanza di infrastrutture e di supporto da chi ci deve dare i fondi per le infrastrutture. Questo è inaccettabile e protesteremo con tutte le nostre forze. Abbiamo la possibilità di crescere, stiamo crescendo, abbiamo bisogno di infrastrutture. Detto più forte di così da tutti non so come si possa fare”.

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