Dal passato

Irpef non pagata, inchiesta sul Faggio. La coop chiarisce: “Retaggio del passato, ora è tutto ok”

Il presidente: "Rateizzazione già partita, la situazione è sotto controllo e non va a incidere sulla stabilità della cooperativa"

protesta faggio presidio

Savona. Una inchiesta penale per oltre 2 milioni di euro di Irpef non pagati. Al centro dell’indagine, avviata a dicembre 2019 dalla Procura di Savona, c’è la Cooperativa Sociale Il Faggio, che dopo essere uscita da un periodo finanziariamente difficilissimo si trova ora a dover fare i conti con le ultime ombre di quell’incubo.

Tutto risale infatti al 2015, quando la cooperativa rischiava la bancarotta: un debito totale di oltre 4 milioni di euro che vedeva tra i creditori, oltre allo Stato, anche diversi fornitori. Una impasse da cui l’azienda uscì con un piano “lacrime e sangue” che prevedeva il reset totale della dirigenza, l’iniezione di nuovo capitale sociale (contribuì anche Legacoop) e soprattutto il sacrificio dei dipendenti, con una decurtazione degli stipendi di quasi il 4%.

Un piano di risanamento triennale che fortunatamente ha dato i suoi frutti: “Grazie ai sacrifici di tutti oggi la cooperativa è sana – chiarisce il presidente Daniele Pisano, eletto nel 2016 con il resto del nuovo management e recentemente rinnovato nel 2019 – Il piano si è concluso lo scorso anno e gli ultimi bilanci presentano tutti degli utili. Chiaramente la difficile situazione ereditata lascia ancora aperti alcuni ‘strascichi’: l’inchiesta della Procura è uno di questi”.

Nel mirino c’è infatti l’Irpef del 2015, oltre 2 milioni di euro. “Quando l’azienda si trovò ad affrontare i debiti – ricorda Pisano – dovette scegliere quali pagare per primi e quali ‘lasciare indietro’. La decisione fu di pagare prima gli stipendi e i fornitori trascurando quell’Irpef, che rappresentava il debito più significativo di tutti. L’anno scorso abbiamo finalmente stipulato un accordo di rateizzazione con l’Agenzia delle Entrate, e abbiamo già iniziato a pagare“.

Tre finora le rate versate per un totale di circa 500 mila euro (un quarto dell’importo globale). Ma l’inchiesta è partita ugualmente: “L’Agenzia delle Entrate deve mandare comunque d’ufficio comunicazione alla Procura della Repubblica – spiega il presidente – che agisce perché il potenziale reato in quel momento esiste. Siamo in attesa che il pubblico ministero ci notifichi la chiusura delle indagini, dopo di che potremo andare in tribunale a spiegare le nostre motivazioni”.

“Normalmente la situazione si risolve da sola quando uno dimostra di essere in grado di onorare il debito: questa è la conclusione che auspichiamo – conclude Pisano – In ogni caso vogliamo tranquillizzare tutti i soci: quell’inchiesta è dovuta ma è un retaggio del passato, la situazione è sotto controllo e non va a incidere sulla stabilità della cooperativa”.

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