Indagine

Indagini su contributi sospetti ai comitati di Toti, lui si difende: “Non c’è nulla da nascondere”

Il governatore avrebbe anche ricevuto due bonifici privati da 5 e 20 mila euro

Genova. Due segnalazioni di operazioni sospette inviate dalla Banca d’Italia hanno dato vita a una indagine sui flussi bancari di due comitati “riconducibili al governatore della Liguria Giovanni Toti“.

La prima è stata mandata alla Direzione nazionale antimafia e riguarda, come riportano diversi quotidiani, un finanziamento di 10mila euro ricevuto dal Comitato Giovanni Toti-Liguria, che sostiene la candidatura a presidente, ed erogato dal ‘Comitato Change’, che sostiene candidati graditi a Toti. C’è il “sospetto che il Comitato abbia ricevuto finanziamenti dalla Regione Liguria o altri enti” si legge.

La seconda segnalazione, inviata alla Guardia di Finanza, riguarda il Comitato Change, e in particolare 4 bonifici ricevuti come erogazione liberale da privati: 100 mila euro da Moby spa, compagnia dell’armatore Onorato, 90 mila euro da Aker e 20 mila euro da Innovatec, entrambe del gruppo Waste Italia che gestisce energia e rifiuti e, tra l’altro la discarica di Vado Ligure. Altri 30mila euro sono arrivati da Diaspa srl che ha una partecipazione in Waste.

Sotto la lente anche “bonifici eseguiti direttamente a favore di Giovanni Toti“, si legge su alcuni quotidiani. In particolare due tranche da 5mila e 20mila euro “per contributo all’attività politica”. Secondo quanto risulta, la segnalazione dell’Uif di Banca d’Italia è ora anche al vaglio della Procura di Genova.

Non abbiamo nulla da nascondere. Ogni euro versato da chi ha voluto aiutarci è stato dedicato solo e soltanto all’attività politica che stiamo facendo per dare il nostro contributo a migliorare la nostra Regione e il Paese”, replica Toti su Facebook. “Posso solo ribadire che abbiamo sempre seguito alla lettera e con rigoroso scrupolo la sostanza e la forma della legge – afferma -. Ogni sostegno ricevuto è stato registrato e comunicato con assoluta trasparenza, secondo le norme vigenti, agli enti di sorveglianza e pubblicato su internet. Tutti gli amici che ci hanno aiutato nel gestire le nostre campagne elettorali o che hanno contribuito ad esse lo hanno fatto senza secondi fini, non avendo ricevuto in cambio alcunché se non la soddisfazione di partecipare a una bella avventura politica”.

“Se poi – ha spiegato -, abolito giustamente il finanziamento pubblico ai partiti e alla politica, si vuole vietare totalmente che anche privati cittadini in piena trasparenza possano usare i propri denari lecitamente guadagnati per sostenere politici e movimenti in cui credono, allora lo si faccia esplicitamente. Non so come potrebbe andare avanti il nostro sistema democratico. E ben vengano tutti i controlli del mondo per chi, come noi, non ha nulla da nascondere”.

In una nota diramata da Regione Liguria si legge: “In merito alle notizie di stampa relative ai contributi ricevuti da comitati e associazioni legate all’attività politica di Giovanni Toti, Regione Liguria smentisce categoricamente ogni ipotesi di suo contributo di qualsiasi genere, che non sarebbe stato possibile in nessuna forma. Il presidente di Regione Liguria smentisce altresì che tra i soggetti che hanno contribuito al sostegno dell’attività politica vi siano enti pubblici o società pubbliche. Come affermato dal presidente stesso, ogni contributo, come è possibile verificare, è riconducibile a privati cittadini o società private”.

Il Comitato Change viene segnalato all’Antiriciclaggio dalla Guardia di Finanza nel 2018 e nel 2019. Viene indicato che il presidente e tesoriere del Comitato Giovanni Toti-Liguria, Enrico Zappa, poi sostituito da Alberto Pozzo, “ricopre il ruolo di sindaco di numerose società, fra le quali quelle del gruppo di Sandro Biasotti“, imprenditore, senatore, che ha lasciato di recente Forza Italia dopo gli attacchi a Toti. Zappa riceve un nuovo incarico e viene nominato presidente del collegio sindacale della Società per Cornigliano, controllata pubblica.

Sui quotidiani emergono anche i nomi dei finanziatori del Comitato Change. Fra loro il Gruppo Pessina, coinvolto nella costruzione del nuovo ospedale della Spezia, la famiglia Gavio, il banchiere Giovanni Calabrò. Nella segnalazione dell’Uif compare anche il nome di Nicola Boni “rappresentante e titolare effettivo del comitato”, un “avvocato di Massa che dal 2017 è presidente di FuoriMuro, società di servizi portuali ferroviari che gestisce anche le manovre nel porto di Genova”. Nella compagine, spiegano i quotidiani, viene indicato anche Cristiano Lavaggi, “consulente del lavoro spezzino e amministratore delegato di Liguria Patrimonio, società controllata dalla Regione Liguria che gestisce immobili alla Spezia e che è entrato nel cda di Iren”.

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