Alassio. Nuovo capitolo nell’intricata inchiesta rifiuti ad Alassio, che vede coinvolto in prima persona l’ex commissario provinciale di Fratelli d’Italia Pier Paolo Pizzimbone.
Ieri la nuova udienza nel tribunale di Savona. Pizzimbone si è presentato davanti al gip Fiorenza Giorgi, chiamato a rispondere delle accuse di riciclaggio e autoriciclaggio. Alla fine, l’ex commissario di Fdi ha patteggiato due anni e 8 mesi di reclusione.
Lo stesso Pizzimbone, a luglio dello scorso anno, era stato chiamato a rispondere di estorsione aggravata (tentata e consumata) e, anche in quel caso, aveva patteggiato una pena di un anno, undici mesi e 26 giorni di reclusione e 1000 euro di multa, con la sospensione condizionale della pena.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti Pizzimbone aveva commesso un’estorsione (tentata per 96 mila euro e riuscita per 16 mila euro) a danno dei titolari della Alassio Ambiente, un’associazione temporanea di imprese siciliane tra EcoSeib, Icos e Ecoin, che gestisce il servizio di igiene urbana per il Comune della città del Muretto.
Insieme a lui, il pensionato ed ex consigliere a San Bartolomeo Mario La Porta. Anche lui scelse la strada del patteggiamento ad un anno, dieci mesi e 20 gironi di reclusione e 2400 euro di multa per riciclaggio e ricettazione.