Per un pensiero altro

Il danno del capodanno

"Per un Pensiero Altro" è la rubrica filosofica di IVG: ogni mercoledì, partendo da frasi e citazioni, tracce per "itinerari alternativi"

Pensiero Altro 1 gennaio

“Odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un’azienda commerciale col suo bravo consuntivo e il suo bilancio preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra un anno e un anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi”. Il piccolo grande uomo Antonio Gramsci proseguiva il suo argomentare proponendo, come soluzione a tanta assurdità, l’avvento del socialismo che avrebbe dovuto scaraventare “nell’immondezzaio tutte queste date che ormai non hanno più nessuna risonanza nel nostro spirito e, se ne creerà delle altre, saranno almeno le nostre, e non quelle che dobbiamo accettare senza beneficio d’inventario dai nostri sciocchissimi antenati”

Non posso sapere quale sarebbe stato il giudizio del grande pensatore sardo sullo sviluppo del cosiddetto “socialismo reale” e sulla sua scomparsa, ma rimane il valore attualissimo della prima parte della sua affermazione anche se, mi permetto di chiosare con assoluta modestia, va detto che in natura la circolarità del succedersi delle stagioni comporta la possibilità di individuare un punto che segna la conclusione di un ciclo ed il contemporaneo inizio del successivo. È altresì evidente che in un cerchio ogni punto è contemporaneamente il primo e l’ultimo vanificando in quel modo il nostro concetto di scorrere del tempo, resta il fatto che l’inverno segna la morte, o il sonno profondo, della natura nell’attesa del suo risveglio primaverile. Ma torniamo al Capodanno! Sarebbe facile e forse un po’ stantio recuperare l’argomentazione leopardiana sull’anno nuovo genialmente rappresentata nel suo Dialogo di un venditore d’almanacchi e di un passeggere: “Quella vita chè una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura.” In effetti la festa della notte di San Silvestro è spesso più piacevole nell’attesa, nei preparativi, nella speranza, che non nella gestione degli effetti e dei postumi di eccessi ritenuti inevitabili e necessari. La festa in oggetto è, a mio modo di vedere, un perfetto esempio di quello che il mio grande amico Blaise Pascal definiva divertissement, il momento di allontanamento da un qualcosa che ci sembra negativo, doloroso o semplicemente noioso, insomma, la vita! Non trovate sia terribile dover fuggire da ciò che dovremmo amare di più? Non sarebbe più intelligente rendere piacevole e gratificante ogni giorno piuttosto che atttenderne uno per soddisfare quello che riteniamo sia il nostro più vero desiderio? Intanto chiediamoci: ma ciò che voglio è fare tardi la notte e svegliarmi nel pomeriggio del giorno successivo col mal di testa o godermi da sobrio quello che mi concedo solo previa giustificazione alcoolica? Non mi addentro nei dettagli poichè presumo che il senso della domanda retorica appena esposta sia chiaro a tutti.

Lo stereotipo comportamentale al quale fa riferimento Antonio Gramsci è attuale soprattutto se pensiamo al fatto che possa essere un orologio a determinare il successo e la soddisfazione prodotta dalla nottata di festa … chiarisco: quante volte vi sarà capitato di quantificare la soddisfazione e la riuscita dell’evento “festa di capodanno” confrontando l’orario di rientro a casa al termine della celebrazione. Certo, è un comportamento generalmente adolescenziale, o almeno, dovrebbe esserlo, però …! e dopo aver mangiato e bevuto troppo cercando di rimanere svegli fino al mattino (chissà che ne pensano le guardie notturne, gli operai turnisti, gli ospedalieri etc) ecco che qualcuno suggerisce genialemente di andare a fare colazione prima di consegnarsi al meritato riposo. Insomma, se il successo del nostro agire è determinato da un orario, mi chiedo, perchè non spostare avanti le lancette dell’orologio così che all’orario personale in cui desideriamo andare a dormire si possa dare il nome di “sei del mattino”? Provocatorio? Neanche tanto, mi sembra semplicemente saggio autoironico buon senso. In realtà sto banalmente suggerendo di dare ascolto al proprio orologio interiore così da non doversi “de-vertere” dal proprio tempo ma prenderne possesso con gioia. Per non parlare poi della malinconica necessità di ostentare tale orario tanto faticosamente conquistato, certo, altrimenti che senso avrebbe?

Ancora una domanda solo apparentemente retorica: perchè si festeggia proprio il 31 dicembre? Cos’ha di particolare questa data? La storia del capodanno ha un fondamento pagano e politico, normalmente stava ad indicare la data dell’insediamento dei senatori romani, avvenne poi che intale data il senato si vide costretto ad anticipare la nomina di un console per porre fine ad una rivolta in Spagna, nulla che giustifichi l’euforia dei nostri festeggimenti, mi sembra. Fu poi Giulio Cesare a fissare il primo gennaio come inizio dell’anno, fino a quel momento le diverse date avevano a che fare con febbraio e marzo, un momento centrale nel ritmo della natura. Altro riferimento è una festività dedicata al dio Giano, oggi consacrato solo forse inconsapevolmente da numerosi nostri politici. Nel Medioevo di nuovo la data del primo dell’anno differiva da regione e regione, da stato a stato fino a che nel 1691 papa Innocenzo XII individuò nella circoncisione del Bambino il momento cruciale, ma non credo che nessuno degli attuali festeggianti abbia consapevolezza di ritualizzare una circoncisione. Ma allora, un momento in cui ci soffermiamo a tracciare il bilancio dell’anno trascorso e formuliamo profondi propositi per quello a venire è scandito da una ribellione iberica e dalla circoncisione di Gesù? Non sarebbe più opportuno utilizzare i momenti topici della nostra esistenza privata a tale scopo?

Tornando al pensiero di Antonio Gramsci, in un’ altra sede scrive: “Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto la cappa del cielo, sento che per me è capodanno”. Non trovate che sia questo il segreto? Se riuscissimo a riconoscere ad ogni risveglio i caratteri di un nuovo inizio, di una nuova occasione di vita, forse che non genereremmo un ennessimo capodanno ad ogni risveglio? Non potremmo conquistarci il diritto di una nuova opportunità per uscire dalla prigione per la mente che è la retorica del rito inconsapevole, che è il fare per esibire, che è la fuga quotidiana dal diritto alla felicità e non alla consolazione? In ogni caso auguro a tutti coloro i quali mi leggono ed anche ai meno avveduti o fortunati che non lo fanno un buon 2020 e buona vita per tutti gli anni a venire, che siano una continua riconquista della centralità coraggiosa di ognuno nella propria vita.

Per un Pensiero Altro è la rubrica filosofica di IVG, a cura di Ferruccio Masci, in uscita ogni mercoledì.
Perchè non provare a consentirsi un “altro” punto di vista? Senza nessuna pretesa di sistematicità, ma con la massima onestà intellettuale, il curatore, che da sempre ricerca la libertà di pensiero, ogni settimana propone al lettore, partendo da frasi di autori e filosofi, “tracce per itinerari alternativi”. Per quanto sia possibile a chiunque, in quanto figlio del proprio pensiero.
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