Savona. Morì esattamente un anno fa, intorno alle 23, avvolto dalle fiamme della propria abitazione di Legino, a Savona.
Walter Cucovaz, ex agente della Polizia di Stato che aveva anche fatto parte della scorta di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, quando scoppiò l’incendio si trovava al terzo piano di un condominio di via delle Ferriere. Una vicina, preoccupata per il fumo che proveniva dall’appartamento, lanciò l’allarme. Ma per Cucovaz non vi fu più nulla da fare.
Dopo la morte, furono in molti a parlare di tragedia annunciata. Cucovaz, nato a Savona il 18 maggio del 1961, era infatti caduto nel baratro della depressione. La sua storia era stata portata alla luce nel maggio 2016 dal Gruppo Antipolitico Savonese.
E proprio quest’ultimo, a distanza di un anno dai fatti che portarono alla scomparsa di Cucovaz, riaccende i riflettori sull’ex poliziotto, e questa volta non solo per ricordarlo: “È stato uomo che ha servito lo Stato, rischiando più volte la vita e cadendo in depressione per il suo stesso lavoro, ma anche da morto il trattamento che ha avuto è stato quello di un totale abbandono, come testimoniano le condizioni della sua tomba“.
“Come associazione di volontariato – continuano dal Gruppo Antipolitico Savonese – ci siamo attivati e in collaborazione con gli addetti alla cooperativa all’interno del cimitero di Savona si è provveduto, grazie alla loro gentilezza, umanità e disponibilità, al ripristino alla sua tomba in maniera tale che abbia un aspetto decoroso nell’anniversario della sua morte. Ricordiamo che Walter è stato seppellito con la divisa della Polizia di Stato ed era veramente indecoroso che un uomo che in vita rischiava la vita per difendere i magistrati eroi e che per colpa dei suoi trascorsi lavorativi cadendo in depressione non potesse avere una tomba degna della sua memoria. Lo Stato lo ha abbandonato due volte” concludono.
L’ex poliziotto era stato addestrato al Pol.G.A.I. di Brescia al reparto scorte ed aveva conseguito le specializzazioni in guida veloce, karate, judo, tiro al bersaglio ed addestramento specifico alla protezione delle persone. Nel 1983, all’età di 22 anni, era stato destinato a Palermo in servizio effettivo, inserito nella fase di protezione dei magistrati Falcone e Borsellino. “Prima dell’attentato di Capaci io e i miei colleghi provvedevamo alla sicurezza dei due magistrati” aveva raccontato nel 2016 a IVG.it. Solo un caso, spiegava, gli aveva salvato la vita: “Per via dei turni il giorno della strage ero in servizio al Tribunale, dove smontai alle 7 del mattino. Alle 16 mi avvisarono della strage”.
Un lutto che lo aveva segnato profondamente, tra il dolore per la morte dei colleghi e la terribile consapevolezza che avrebbe potuto toccare a lui. “Da allora cominciai a subire forti traumi depressivi – ricordava nell’intervista – e mi trasferirono a prestare servizio nella città di Bergamo, come supporto alla penitenziaria durante i vari processi alle Brigate Rosse. Poi sempre in servizio protezione, come ai vari summit dei capi di stato a Venezia; e successivamente in protezione dell’allora presidente di Confindustria Pininfarina, che possedeva una proprietà a Garlenda vicino Albenga”.
In quegli anni Walter era in coppia con un collega, l’assistente capo Marco Cavazzoli. I due diventarono molto amici, ma una nuova tragedia era dietro l’angolo: “Improvvisamente, senza avvisaglie, Marco si suicidò con l’arma di servizio nella vecchia Questura di Savona. Per me fu difficile gestire questo fatto, Marco era il mio migliore amico“.
Negli ultimi anni Cucovaz, dopo la pensione, era precipitato in una profonda crisi depressiva che ne aveva minato le facoltà, tanto che gli era stato dato un amministratore di sostegno. All’origine della tragedia del dicembre del 2018, nonostante le deboli condizioni psicologiche di Cucovaz, non vi fu un gesto volontario, ma un rogo originato dal materasso, probabilmente a causa di una sigaretta lasciata accesa.