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Ordinanze Tar su autostrade, Salvatore (M5S): “Benetton, quando si confondono i doveri con i diritti…”

"Un consigliere regionale non è un tecnico del diritto ma ha il dovere di leggere documenti di rilevante interesse pubblico"

elezioni regionali 2015

Provincia. “Nella Grecia classica, del V secolo a.C., comparve la parola “parresia”, che nella lingua attuale italiana può essere tradotta con l’espressione: “parlare chiaro”. In realtà, nel tempo antico, “parresia” aveva un significato molto più specifico, implicando il coraggio di correre un rischio personale nel dire la verità perché ci si rivolge a qualcuno che si trova in posizione di superiorità. Il signor Benetton, per esempio, che ha i mezzi per vedersi pubblicare una lunghissima lettera in cui si dichiara vittima, sia a titolo personale che come gruppo familiare, di una continua campagna d’odio senza che nessuno riesca a comprendere le ragioni di tale accanimento in quanto il suo ruolo nella Società Autostrade è quello di un azionista senza poteri. Oppure il Tar della Liguria, che pochi giorni dopo quella lettera ha pronunciato varie ordinanze di rimessione alla Corte Costituzionale aderendo alle richieste della Società Autostrade”, dichiara la capogruppo regionale Alice Salvatore.

“Un consigliere regionale – continua – non ha la competenza giuridica per commentare le decisioni della Magistratura, ma ha il dovere di leggerle, analizzarle e cercare di comprenderle, almeno nei loro aspetti essenziali. La prima osservazione che viene naturale è sulla natura della pretesa della Società Autostrade che invoca il suo assoluto diritto alla ricostruzione del Ponte Morandi. Un diritto a tal punto protetto che neppure il Parlamento italiano avrebbe dovuto permettersi di legiferare e tanto meno nominare un Commissario Straordinario per la ricostruzione. Questa è l’impronta dell’azione giudiziaria della Società che è stata condivisa dal Tar della Liguria secondo cui esiste il dubbio della legittimità costituzionale del Decreto Legge denominato Decreto Genova”.

“Un consigliere regionale non è un tecnico del diritto ma ha il dovere di leggere documenti di rilevante interesse pubblico. Come, per esempio, la Convenzione stipulata nel 2007 fra lo Stato e Autostrade. In questo documento di facile lettura, per sua brevità, non vi è alcuna traccia del diritto della concessionaria a ricostruire un intero viadotto crollato nelle circostanze che tutti ricordano. C’è scritto – nero su bianco – che è dovere di Autostrade mantenere la funzionalità dell’infrastruttura autostradale, che è cosa esattamente opposta all’affermazione di un diritto monopolistico alla sua ricostruzione”.

“La legge prevede che le sentenze siano motivate per consentire ai cittadini e alla pubblica opinione di verificare la correttezza delle decisioni e questo dovere è tanto più intenso allorché vengano in rilievo situazioni di straordinario interesse pubblico  – continua Salvatore -. Tutti dovremmo essere in grado di capire che un dovere potrebbe trasformarsi in un diritto e come tale diritto potrebbe fare da argine anche a un intervento legislativo, urgente, doveroso e che sta dando i suoi frutti come tutti possiamo constatare”.

“Verrebbe da chiedersi se i Giudici amministrativi siano informati dell’interruzione del rapporto fra Autostrade e Spea (società che fino a poco fa controllava – si fa per dire – lo stato di salute dei nostri ponti) e se siano informati di tutte le situazioni di grave pericolo che stanno emergendo di giorno in giorno. Quello che impressiona di queste ordinanze, oltre alla trasformazione alchemica del dovere in diritto, è la visione unilaterale che si coglie in ogni singola riga e che sembrerebbe esprimere una scelta di campo in cui non c’è spazio per la considerazione di alcun altro interesse che non sia quello della concessionaria”.

“Ipotizziamo per un attimo che la Corte Costituzionale si pronunci in poche settimane e dichiari illegittima la nomina del Commissario: il risultato sarebbe il blocco immediato dei lavori. Si tratterebbe di un risultato catastrofico agli occhi del mondo, sarebbe una tragedia per l’Italia e per Genova”.

“Sarebbe, infine, un’offesa a 43 vittime cui non è concessa la possibilità di scrivere ai giornali per dichiararsi anch’esse vittime come ha fatto il signor Benetton”.

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