Scoperte

Orche a Genova, la ricercatirce islandese Mrusczok: “Ecco come ne abbiamo scoperto la provenienza”

"Forma della pinna inconfondibile: sono mangiatrici di aringhe". Mistero sulla presenza in Italia

Genova. Arriva dalla collaborazione del team composto dai ricercatori di Menkab, i documentaristi di Artescienza e il dipartimento Distav con l’Ngo Orca Guardians Iceland guidato da Marie Therese Mrusczok il primo confronto che ha permesso l’identificazione del pod di orche che ormai da quasi 20 giorni staziona nell’area del porto di Prà, a Genova.

“La ricercatrice islandese ci ha raccontato di come dopo aver letto della segnalazione di un gruppo di orche in zona italiana, abbia iniziato a cercare informazioni per realizzare un possibile confronto, nonostante le sembrasse improbabile che un gruppo di orche potesse arrivare così a Sud e in area mediterranea”, racconta Biagio Violi (PhD Università di Genova-Menkab).

“Non avevo ancora visto delle buone foto identificative, nessun primo piano. La maggior parte delle persone stava pubblicando video dai cellulari e mi ero quasi arresa. Poi un follower di Orca Guardians mi ha contattato dicendomi che c’erano foto migliori, quindi ho ricontrollato e ho trovato le vostre foto (Menkab, il respiro del mare e Artescienza ndr) di alta qualità con cui fare un confronto. Quando ho visto la forma della pinna non c’erano tanto orche che potevano essere un match e quando ho visto la saddle patch il confronto era ovvio”, spiega Marie in collegamento video dall’Islanda con i documentaristi di Artescienza.

Orche Genova Islanda

Le immagini sono state raccolte durante le prime uscite a bordo dell’imbarcazione da ricerca Menkab prima dell’ordinanza, emessa dal Ministero a tutela delle orche, vista la quantità di curiosi che questi animali stavano attirando.

Le successive foto, che hanno permesso di catturare i dettagli utili alla foto-identificazione (pinna dorsale e saddle patch di ogni individuo), sono state realizzate grazie al contributo operativo e logistico della Capitaneria di Porto di Genova, che da due settimane monitora il pod di orche e accompagna a bordo i team di ricerca coinvolti (Acquario di Genova, Università di Genova – DISTAV e DIFI, Tethys Reasearch Institute  e WhaleWatch Genova).

Identificare gli esemplari e la loro provenienza era fondamentale per capire meglio le loro abitudini alimentari e per giustificare l’ampiezza di queste migrazioni. Per raggiungere Genova questo pod avrebbe percorso 5.200 km, la rotta migratoria più lunga mai registrata.

Orche Genova Islanda

Il team Menkab/Artescienza ha voluto approfondire soprattutto l’alimentazione del gruppo di orche, chiedendo qual è la preda preferita delle orche da loro identificate: “E’ una domanda un po’ difficile – risponde Marie Therese –  perché le orche in Islanda possono cambiare prede, dipende sempre da quale gruppo stiamo considerando. Le orche islandesi sono considerate mangiatrici di aringhe, utilizzano una tecnica chiamata carousel feeding con cui cacciano le aringhe costringendole in una bolla e le colpiscono con la coda, uccidendole. Questo è quello che osserviamo d’inverno. In estate abbiamo altri gruppi che si nutrono anche di altre prede. Abbiamo già visto il gruppo che avete in Italia cibarsi di aringhe. Quindi possiamo dire con certezza che si cibano di pesce, ma non escludiamo che possano cacciare anche mammiferi marini come focene e foche”.

Il confronto finale si è concentrato su possibili azioni future, chiedendo consigli in base alla loro esperienza: “Le orche devono continuare ad essere tutelate il più possibile dalla presenza di imbarcazioni di curiosi – continua Marie – l’osservazione da terra, in punti strategici da parte di esperti del settore, rimane un ottimo sistema per monitorare il pod e il loro comportamento”.

“Le motivazioni per cui questo gruppo abbia deciso di stazionare per così tanto tempo nell’area genovese restano incerte e su queste si può continuare a fare solo supposizioni, sperando che possano riprendere la strada per il mare aperto”.

Le foto sono state fornite dai documentaristi di Artescienza

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