Chiarimenti

Liquami in mare da Quiliano a Finale, il Consorzio: “Lavori già iniziati, nessun rischio ambientale”

Il presidente Raimondo: "Autorizzazione arrivata venerdì, contiamo di finire i lavori entro aprile 2020"

Depuratore di Savona

Quiliano. “L’autorizzazione della Regione Liguria è arrivata via Pec solamente venerdì. E già stamattina abbiamo dato il via ai lavori, che speriamo di concludere per marzo-aprile 2020″. Così il presidente del Consorzio Depurazione Acque Savona, Flavio Raimondo, risponde alle perplessità sollevate nelle ultime 24 ore da Wwf e da diversi amministratori dei Comuni da Vado Ligure a Finale dopo la notizia che, da settembre, le reti fognarie di quella parte della provincia scaricano direttamente in mare anziché transitare dal depuratore di Savona.

A rendere nota la questione è stata venerdì la lista “Per Finale”, seguita ieri dal Wwf che, con un comunicato stampa, ha chiesto lumi su eventuali ricadute ambientali e sui tempi di intervento. Preoccupazioni condivise nelle ore successive anche dalla minoranza di Spotorno. Il guasto ad una stazione di sollevamento nel territorio di Quiliano, scriveva il delegato ligure del Wwf Marco Piombo, “potrebbe mettere a rischio la balneabilità delle acque e quindi la salute dei cittadini ed anche dell’ambiente marino”. A finire in mare gli scarichi fognari dei Comuni di Finale, Noli, Spotorno, Bergeggi, Quiliano,Vado Ligure e relativo entroterra tra cui Calice Ligure, Rialto, Orco Feglino e Vezzi Portio.

Secondo Raimondo, però, non ci sarebbero rischi dal punto di vista ambientale. “Attualmente gli scarichi vengono conferiti a un chilometro dalla costa, e a 40 metri di profondità, in un punto in cui vengono dispersi dalle correnti. E fortunatamente il guasto è avvenuto il 27 settembre, consentendoci di avere tutto il tempo per risolverlo prima della nuova stagione estiva”.

Il guasto, spiega Raimondo, è avvenuto “dentro l’alveo del fiume, sotto la falda. Sono state immediatamente attivate tutte le procedure, sia formali (la comunicazione agli enti competenti) sia sostanziali per capire cosa era successo”. E la “diagnosi” non è stata molto felice. “Se si rompe un tubo per strada, basta rompere l’asfalto: intervenire è semplice, si comunica agli enti competenti e si fa – chiarisce il presidente – Un guasto nel fiume rappresenta invece un intervento molto più complesso, oltre che potenzialmente pericoloso per chi deve lavorare. E’ quindi necessario fornire alla Regione un progetto di ripristino e aspettare che venga valutato e approvato. In questo caso l’autorizzazione a intervenire è arrivata via Pec venerdì 6 dicembre, e già oggi abbiamo immediatamente dato il via ai lavori”.

Nel frattempo, però, i liquami sono finiti inevitabilmente in mare. “Ovviamente quando si guasta una fognatura bisogna deviare su una alternativa, non si può ‘lasciare lì a cielo aperto’ in attesa che qualcuno la ripari. quindi ci siamo attenuti all’Autorizzazione Integrata Ambientale, che prevede che vengano attivati gli scarichi a mare. Scarichi he solitamente vengono fatti realizzare a 6-700 metri dalla costa: nel nostro caso si trovano a 1 km e a 40 metri di profondità, una posizione che anche grazie alle correnti permette di ridurre a minimo l’impatto. Non ci sono quindi problemi di inquinamento ambientale, e la stagione balneare non subirà ripercussioni“.

Perché la situazione ritorni alla normalità, comunque, saranno necessari diversi mesi. “Contiamo di terminare i lavori tra marzo e aprile del 2020 – conclude Raimondo – E’ ovvio che i disastri meteo dell’ultimo mese non hanno aiutato. E dobbiamo anche ricordare che quel tratto di fognatura ha problemi da tempo. Si tratta di un intervento importante, 600 metri di tubo: ripristinarlo così com’è sarebbe solo una ‘toppa’ destinata a durate poco tempo, serve un intervento definitivo per risolvere la questione“.

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