Trasferta

Dall’Islanda a Genova fino al savonese: le orche si trovano di fronte a Vado Ligure fotogallery

I quattro esemplari arrivino dai freddi mari del Nord

Vado Ligure. La famiglia di orche, che da un paio di settimane staziona davanti al porto di Prà a Genova, si è “spostata”, compiendo una sorta di “trasferta savonese”.

Dopo aver compiuto il tragitto ben più lungo dall’Islanda all’Italia (oltre 5mila chilometri), i mammiferi marini sono stati immortalati, proprio una manciata di minuti fa, nelle acque antistanti Vado Ligure, vicino al Mega Express Three della Sardinia Ferries.

Ad identificare gli animali, attraverso un confronto tra diverse fotografie, sono stati gli attivisti di Orca Guardians Iceland, che ieri hanno annunciato di aver riconosciuto il pod fugando ogni dubbio: i quattro esemplari arrivino dai freddi mari del Nord e sono Riptide SN113, Aquamarin SN116, Dropi SN115 e SN114. Il team di Menkab e Artescienza (Elia Biasissi, Samuele Wurtz Biagio Violi Giulia Calogero) ha avuto modo di coordinarsi, avvisare la Capitaneria di Porto e poi organizzarsi per poter monitorare lo spostamento delle orche nell’area, che resta un’area portuale di notevoli dimensioni

“In seguito al primo avvistamento da terra da parte di un nostro collaboratore Paolo Cappucciati, abbiamo pensato di deviare la nostra operatività quotidiana di monitoraggio in mare per poter confermare la presenza delle orche nella zona savonese”, spiega Giulia Calogero, presidente di “Menkab: Il respiro del mare”. Che aggiunge: “Le orche sembrano più dinamiche rispetto all’osservazione effettuata a Genova, con immersioni di 6-7 minuti e rimangono in superficie per 2 o 3 minuti”._Elia Biasissi (Menkab) Nella speranza che il Porto di Vado non diventi un nuovo stazionamento, ma che possano riprendere il largo e lo spostamento verso ponente, il team continuerà a dare supporto per l’osservazione della salute del pod. Il riconoscimento del gruppo è avvenuto grazie al confronto con Marie Therese Mrusczok. Qui la video intervista con il biologo dell’Università di Genova, Biagio Violi, in cui racconta come è avvenuta la scoperta.

Il team Menkab/Artescienza ha voluto approfondire soprattutto l’alimentazione del gruppo di orche, chiedendo qual è la preda preferita delle orche da loro identificate: “E’ una domanda un po’ difficile – ha risposto la ricercatrice islandese Marie Therese Mrusczok –  perché le orche in Islanda possono cambiare prede, dipende sempre da quale gruppo stiamo considerando. Le orche islandesi sono considerate mangiatrici di aringhe, utilizzano una tecnica chiamata carousel feeding con cui cacciano le aringhe costringendole in una bolla e le colpiscono con la coda, uccidendole. Questo è quello che osserviamo d’inverno. In estate abbiamo altri gruppi che si nutrono anche di altre prede. Abbiamo già visto il gruppo che avete in Italia cibarsi di aringhe. Quindi possiamo dire con certezza che si cibano di pesce, ma non escludiamo che possano cacciare anche mammiferi marini come focene e foche”.

Il confronto finale si è concentrato su possibili azioni future, chiedendo consigli in base alla loro esperienza: “Le orche devono continuare ad essere tutelate il più possibile dalla presenza di imbarcazioni di curiosi. L’osservazione da terra, in punti strategici da parte di esperti del settore, rimane un ottimo sistema per monitorare il pod e il loro comportamento”.

“Le motivazioni per cui questo gruppo abbia deciso di stazionare per così tanto tempo nell’area genovese restano incerte e su queste si può continuare a fare solo supposizioni, sperando che possano riprendere la strada per il mare aperto”.

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