Provincia. Dopo una maratona notturna durata quasi 15 ore, la commissione Bilancio è riuscita a chiudere l’esame della manovra. E spicca l’approvazione di un emendamento che, di fatto, legalizza la cannabis light (se il THC è sotto lo 0,5%), dopo tante polemiche e anche qualche sequestro da parte delle forze dell’ordine.

Un duro colpo per coltivatori ed acquirenti era arrivato a maggio, quando la Corte di Cassazione aveva dichiarato fuorilegge la vendita, a qualunque titolo, di “prodotti derivati dalla coltivazione della cannabis” come ad esempio le inflorescenze, l’olio o la resina, rendendo “fuorilegge” la vendita dei prodotti basati sulla “cannabis legale” e che, di conseguenza, stroncava sul nascere una categoria di negozi che negli ultimi anni aveva iniziato a prendere piede pure nel savonese, con diversi punti vendita a Savona e in Riviera e anche alcune produzioni “artigianali” nell’albenganese.
Ma allo stesso tempo, la stessa Cassazione aveva chiesto al legislatore “una riforma complessiva del settore che fornisse maggiore chiarezza”.
E, come si evince da “la Repubblica”: “Il testo approvato nella notte al Senato (e proposto dai senatori Mollame, Mantero. Sbrollini, De Petris, Cirinnà e Nugnes) fa chiarezza e realizza proprio la richiesta riforma. Parte dall’utilizzo della sostanza come biomassa arriva poi anche agli shop che vendono cannabis light. La nuova norma, prevede intanto una tassazione di 0,4 euro per grammo sul prodotto finito. E questo è un primo passo”.
“Poi però si fa chiarezza sulla quantità di thc massima che devono contenere questi prodotti. Deve essere tassativamente inferiore allo 0,5%. Nelle norme applicate fino ad ora questa percentuale variava a seconda della fonte tra lo 0,2 e lo 0,5% e questo causavano non pochi problemi e fraintendimenti”.
“Infine, l’emendamento, aggiunge che della canapa light non solo è possibile la coltivazione (già prevista dalla legge 242 del 2016) ma anche la vendita. A questo punto se passa la Finanziaria, i negozi avranno un riconoscimento ufficiale definitivo”.

E a entrare nel merito dell’emendamento è stato proprio uno dei proponenti, Matteo Mantero del Movimento 5 Stelle che, sulla sua pagina Facebook, ha spiegato: “È stata un’opera di convincimento di quasi due settimane e ci sono volute 15 ore di fila, ma alla fine, grazie al lavoro svolto insieme al collega e amico Francesco Mollame, poco fa abbiamo approvato uno dei nostri emendamenti sulla canapa industriale. È quello meno ambizioso, che riguarda principalmente la biomassa, ma che comunque modifica le legge sulla canapa completandola e soprattutto modifica il testo unico per gli stupefacenti stabilendo una volta per tutte che sotto lo 0,5% di thc la canapa non si può considerare sostanza stupefacente”.
“Non è il punto di arrivo, anzi solo quello di partenza, ma oggi abbiamo dato la prima spallata all’assurdo muro di pregiudizio, che ancora circonda questa pianta. I canapicoltori e negozianti italiani potranno lavorare un po’ più tranquilli”.
“Tante testate che hanno ripreso la notizia, – ha spiegato il pentastellato, – hanno però erroneamente indicato come approvato un emendamento sottoscritto da tutti i gruppi parlamentari, che introduce una tassazione sulle infiorescenze. Ci tengo a sottolineare che, in realtà, l’emendamento approvato è quello proposto e sottoscritto dal solo MoVimento 5 Stelle, che introduce una piccola accisa, esclusivamente sulla biomassa di canapa e che interviene per colmare il vulnus della legge 242 del 2016 sulla canapa”.
“Un ottimo risultato, raggiunto grazie al sostegno di tutto il gruppo del MoVimento 5 Stelle al Senato e dei ministri e sottosegretari che ho stressato in questi mesi per perorare la causa, ma è solo l’inizio di un precorso per riportare in Italia il primato della coltivazione di questa pianta dai mille usi”, ha concluso Mantero.
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