Savona. Il campionato è lungo, premessa d’obbligo. A 1/5 del torneo si può però fare un primo bilancio sul Savona Fbc.
Partendo a monte. I risultati nelle amichevoli estive non sono stati esaltanti. Calcio di luglio e agosto, sembra di cercare il pelo nell’uovo. Tuttavia, prima dell’acuto con la Cairese (1-5), tre gare e zero vittorie contro altrettante formazioni di Eccellenza (affrontati nell’ordine i valdostani del Pont Donnaz, i piemontesi del Cornigliano Roero e il Finale). Gambe appesantite dai carichi di lavoro.
Si è scelto a tal proposito un ritiro in montagna, agli oltre 1500 mentri s.l.m. di Champoluc, per ossigenare meglio il sangue e temprare i polmoni, mentre il direttore sportivo Papa assemblava giorno per giorno la “macchina”.
Prima uscita con più di un dubbio. L’attenuante:
“Gruppo nuovo, la forma non è delle migliori”. Ed è comprensibile, negli sport di squadra spessevolte serve pazienza.
I problemi palesati all’esordio in Coppa con la Fezzanese, al di là delle congetture, sono ad ogni modo evidenti, specie nel primo tempo: centrocampo con poca gamba, cambio di passo e palleggio. Gli spezzini nella prima frazione spadroneggiano, passando gran parte del tempo nella metà campo avversaria.
Non un gran biglietto da visita per una formazione che ambisce al salto di categoria. Il Savona prende poi le misure in una ripresa più ordinata ed equilibrata; sbaglia un rigore (in totale 4 nelle prime 5 gare disputate), pareggia e passa quindi al termine della lotteria dagli undici metri, poi rivelatasi avversa a Sanremo.
Più di qualcuno aveva storto il naso o colto l’antifona, questo sarà il prosieguo a dirlo.
Col Verbania una vittoria accolta forse con troppo entusiasmo dall’ambiente. In una partita risolta nelle battute finali, contro un avversario di modesta caratura (poi sconfitto 0-5 dal Prato e 4-0 dal concorrente Fossano), destinato suo malgrado a occupare i bassifondi della classifica.
In trasferta chi scrive non ha visto le partite. Non può pertanto giudicare da video, highlights o contributi terzi.
È arrivato ad ogni modo il pareggio versiliese a Seravezza; campo ostico, statistica alla mano.
E la sconfitta nell’hinterland milanese di Caronno Pertusella contro la Caronnese, società di categoria che da anni allestisce sempre squadre di ottimo livello.
Paradossalmente, la partita migliore vista finora, o comunque quella con più spunti, può forse considerarsi la più contestata, vale a dire quella contro il Vado.
Si sa, nel calcio il risultato è tutto. Soprattutto per i tifosi.
Nel derby però il Savona ha dato l’impressione di dominare a sprazzi l’avversario, controllando l’incontro nella sua metà campo, sapendo tenere in mano il pallino del gioco. Con autorità insomma, quello che dovrebbe fare una “capolista”.
“Il risultato è casuale, la prestazione no”, diceva qualcuno. Se riesci a imporre il gioco (manovrato o pragmatico che sia), senza dover affidarsi all’errore rivale o alla giocata del singolo, in una competizione da 34 partite si esce alla distanza e anche i risultati arrivano.
Questo contro il Vado non si può dire sia accaduto nell’insieme, ma nella prima parte del primo tempo e nel finale qualcosa si è visto.
Negli ultimi frangenti coi rossoblù (una volta uscito Gagliardi, mastice tra le linee del centrocampo e dell’attacco) lunghi e spaccati in due, i biancoblù alzano il baricentro, senza pungere. È mancata l’invettiva e in secondo luogo un finalizzatore: un galeone senza bompresso.
Tripoli, apprezzato rifinitore in categorie superiori, con 5 gol all’attivo, date le caratteristiche, è già parecchio avanti rispetto alla propria tabella di marcia.
Il georgiano Shekiladze ha fatto parte di rose in Serie A (Empoli) e in Serid B (Spezia), ma il minutaggio in carriera lascia perplessi. Difficile avere il ritmo dei 90′ nelle gambe se si disputano solamente pochi spezzoni. Disabato e Buratto non stanno quindi convincendo; idem i centrali difensivi, specialmente Rossini. Si stanno invece mettendo in luce i giovani, in particolare Giovannini, D’Ambrosio e Pertica.
Il rocambolesco recupero con la Fezzanese aveva disteso gli animi, dopo due sconfitte consecutive.
Con la Lavagnese è stato creato il giusto ma concesso troppo. Troppo sempre in relazione a un gruppo che ha come obiettivo, dichiarato, la Serie C.
Un terzo clamoroso stop evitato quindi in zona Cesarini, con qualche screzio tra la tifoseria.
Tre sistemi diversi utilizzati. Il 4-3-3, se si dispone di un centravanti propenso al dialogo coi compagni e ali con buona gamba, è forse il miglior schieramento per tenere e coprire il campo. Galeone e Zeman negli anni Ottanta/Novanta hanno fatto scuola. L’allenatore degli striscioni era partito con quell’idea; ha poi variato sul 3-5-2 per cercare più densità a centrocampo e trovare maggiore ampiezza, salvo poi proporre un 4-4-1-1 nell’ultima uscita.
Prato, Chieri e Sanremese stanno uscendo dopo un breve avvio stentato (più nei risultati che nel gioco).
Domani gli uomini di Siciliano saranno ospiti allo stadio “Porta Elisa” di Lucca contro la Lucchese.
Nobile decaduta che dopo le recenti vicende societarie (scesa dai professionisti, salvata dal fallimento e iscritta alla quarta serie in sovrannumero) non se la passa troppo bene: terzultima con 4 punti, unica assieme a Lavagnese e Bra (fermo a zero punti) a non avere ancora vinto.
Un crocevia significativo per sciogliere dubbi e quesiti.
Infine a chiosa, a proposito di dubbi e certezze.
Altra domanda lecita da porsi o quantomeno abbozzare, a distanza di quasi tre mesi dall’insediamento della nuova proprietà: chi sono gli investitori dietro alla rappresentanza del dott. Patrassi?
Data in anteprima da IVG il 10 luglio, ‘giocando d’anticipo’ sulla buona riuscita della trattativa, con la successiva conferenza di presentazione in pompa magna del 26, nella sala rossa del Comune.
Probabilmente non è il momento, o non è dato sapere. Tempo al tempo e parola al campo.