Provincia. L’estremo oriente è sbarcato ormai da qualche tempo in Liguria.
I cinesi della COSCO sono presenti dal 2016 nel porto di Vado Ligure come partner (adesso al 49%) della danese Maersk, la Port Authority di Singapore è padrona del porto di Voltri – Pra e gestisce un transito di 1,7 milioni di container l’anno: recentemente l’autorità di Singapore (espressione di uno stato retto da una sorta di confucianesimo autoritario) ha acquisito un altro terminal container nel porto di Genova, il Sech.
Intendiamoci bene: si tratta di notizie non nuove e il problema centrale per Vado Ligure è sicuramente rappresentato dai gravi ritardi nelle opere infrastrutturali in primis il casello di Bossarino, ancora completamente da realizzare.
L’interrogativo, sotto quest’aspetto è su quanto i traffici innestati dalla nuova piattaforma, potranno impattare in modo anche significativo sulle già congestionate vie di collegamento, facendo ricadere questi effetti negativi in primis sulle aziende di autotrasporto ma poi indirettamente su tutti andando ad accrescere le preoccupazioni e i disagi già esistenti oggi.
Non era questo però il punto centrale della discussione che s’intendeva sollevare con questo intervento.
A Savona, infatti, sono in atto alcune interessanti iniziative di elaborazione e confronto programmatico e politico presumibilmente sviluppate anche in vista della scadenza elettorale amministrativa del 2021.
Da diverse parti si cerca di elaborare nuovi livelli di progettualità territoriale dimostrando anche un alto livello di conoscenza e di capacità culturale.
Sotto quest’aspetto forse manca l’elaborazione di un’analisi complessivamente più compiuta di quanto avvenuto in passato sul piano del processo di deindustrializzazione e di scambio con l’uso del territorio (leggasi speculazione edilizia).
Pur proclamando da parte di tutti i protagonisti di quest’avvio di dibattito, la necessità di una visione comprensoriale (quella visione comprensoriale elaborata negli anni’60 – ’70 attraverso l’originale strumento del PRIS) è stata finora omessa una valutazione circa l’impatto territoriale e le eventuali prospettive di presenza, anche oltre la questione portuale, sul nostro territorio da parte di questa presenza cinese: si tratti o no di un terminale di quella “via della Seta” al cui riguardo il governo italiano, si è forse frettolosamente allineato salvo suscitare le rimostranze USA.
Riflettendo sulle possibilità d’interlocuzione in quest’ambito sarà il caso di dedicare a questo tema un punto specifico di riflessione.
Senza alcun timore di pericoli di colonizzazione si tratta anche di analizzare l’eventuale possibilità di ulteriori acquisizioni di diversa natura commerciale, logistico, produttivo sul nostro territorio.
Ci troviamo di fronte ad una nuova fase dell’intensificazione e della velocizzazione degli scambi a livello planetario: sarebbe proprio il caso di non mostrarsi impreparati a novità di relazione che si annunciano di grande impegno economico, sociale, politico e soprattutto culturale.