Protesta

Tappeto verde e cartelli “Liguria no Pontida”: flash mob dell’opposizione in consiglio regionale

Alice Salvatore (M5S): “Toti asservito a Salvini”. La replica della Lega: "Una pagliacciata"

Genova. Hanno tirato fuori dei cartelli con su scritto “Liguria no Pontida”, poi hanno srotolato un tappeto verde, mettendolo al centro dell’aula. L’opposizione in consiglio regionale ha mostrato così, con un “flash mob”, il dissenso all’imminente votazione per la richiesta di referendum abrogativo della quota proporzionale nell’attuale legge elettorale.

“Il tappeto da rosso è diventato verde in asservimento a Salvini”, ha affermato la capogruppo del Movimento 5 Stelle Alice Salvatore, riferendosi ai tanti tappeti rossi stesi nelle località turistiche liguri per scelta della giunta regionale.

La votazione, ritardata rispetto al calendario previsto, è diventata tra l’altro ininfluente, visto che sono già 5 le Regioni che hanno approvato la richiesta e bastano queste, secondo quanto è scritto nella Costituzione: Abruzzo, Piemonte, Veneto, Sardegna e Lombardia.

“Abbiamo srotolato un tappeto verde in Aula per protestare contro l’ennesimo testo illegittimo della Giunta Toti, che senza alcun rispetto per i moniti di illustri costituzionalisti, ha deciso di impegnare tempo e denaro di questa Assemblea legislativa per far passare una legge elettorale sbagliata nel merito e nella stesura del testo, che la Corte Costituzionale sicuramente casserà”, ha proseguito Salvatore.

“La maggioranza, seguendo gli ordini di Salvini, ha calpestato il parere negativo della I Commissione. I sudditi del ‘capitano’ non hanno gradito: non amano che si ricordi ai cittadini la loro sudditanza al partito che da Pontida detta anche l’agenda ligure. Abbiamo toccato un nervo scoperto”.

“Continua lo spreco di tempo e denaro dei liguri per seguire le linee perentorie della Lega. Come se non bastasse il teatrino politico, oggi in quest’aula non si è rispettata nemmeno la democrazia. Ilustrare gli emendamenti singolarmente è un diritto, così come lo è votarli singolarmente. Tutto questo oggi è stato calpestato, ragion per cui siamo usciti dall’Aula”, ha concluso Salvatore.

Ma la risposta dei consiglierei regionali della Lega, Franco Senarega, Paolo Ardenti, Alessandro Puggioni e Vittorio Mazza, non si è fatta attendere: “A differenza di quanto sostenuto oggi da un collega del Pd, noi non siamo servi di nessuno. E crediamo che ciò valga pure per tutti i consiglieri della maggioranza di centrodestra alla quale in Liguria apparteniamo. Gli insulti verso gli avversari politici, specie in un’aula istituzionale come quella del consiglio regionale, denotano per l’ennesima volta come una parte della minoranza non abbia argomenti”.

“Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. Oltre agli insulti del consigliere Pd, la bagarre scatenata oggi pomeriggio in aula dalla minoranza con cartelli ‘Liguria no Pontida’ e tappeto verde è stata una pagliacciata. In realtà, loro hanno paura del voto ossia della volontà degli italiani espressa tramite elezioni democratiche”.

“Lo ribadiamo: chi prende un voto in più deve poter governare. L’iter seguito per il nostro referendum non solo è legittimo, ma anche di buonsenso. Chi vince governa e poi sarà giudicato dagli italiani, chi perde non potrà più fare inciuci e governi delle poltrone”, hanno concluso.

Il capogruppo di Rete a Sinistra/LiberaMente Liguria Gianni Pastorino, dopo aver abbandonato il consiglio regionale nel corso delle votazioni sulla proposta referendaria della Lega a favore del sistema elettorale maggioritario, commenta: “Siamo di fronte a una gestione autoritaria dell’aula, che la dice lunga su quanta cura abbiano della democrazia la Lega e i suoi alleati. Siamo alla reiterata forzatura, con l’impossibilità di discutere i nostri emendamenti: cinque minuti per presentare 20 emendamenti e votarli in un’unica soluzione a prescindere dal contenuto, su una materia, come quella dei sistemi elettorali, che meriterebbe approfondimento e accurata valutazione giuridica. Nessun intervento nel merito da parte della maggioranza, neppure del presidente Toti che si è continuamente nascosto dietro una proposta di deliberazione indecorosa”.

“Una situazione paradossale: la maggioranza sceglie la prova di forza su un quesito referendario del tutto illeggibile. Un testo inqualificabile, pieno di refusi e ottenuto attraverso la tecnica del ritaglio, che di fatto produce un tentativo di norma giuridicamente ‘non applicabile’. I maggiori costituzionalisti italiani hanno definito questa proposta referendaria un ‘abominio giuridico’, la cui applicazione produrrebbe il blocco dell’attività politica e amministrativa di questo paese, visto che non sono stati definiti a priori i collegi elettorali uninominali. Per dirla in maniera più semplice: è come voler cucinare la pasta e buttare gli spaghetti in una pentola senz’acqua. Siamo oltre il dilettantismo politico e giuridico, ma purtroppo, in una situazione del genere, la pochezza politica della Lega e dei suoi alleati rischia di portare il Paese nel caos – conclude Pastorino – Crediamo sia giusto non solo rifarsi alle valutazioni dei costituzionalisti, ma anche, nei prossimi mesi, informare la gente sul senso di questa proposta-truffa e quindi su cosa significhi oggi votare Lega”.

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