Lettera al direttore

La lettera

Ripascimento ad Alassio: le riflessioni e gli interrogativi di Agostino Testa

L’estate è terminata e, come ogni anno abbiamo assistito all’ennesima commedia tragico-comica dal titolo “come faremo a tirare avanti?”, l’argomento “la triste situazione in cui versa l’arenile”

L’estate è terminata e, come ogni anno abbiamo assistito all’ennesima commedia tragico-comica dal titolo “come faremo a tirare avanti?”, l’argomento “la triste situazione in cui versa l’arenile”, gli attori “sempre gli stessi che da decenni orbitano intorno al problema con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti”. Le soluzioni proposte in passato hanno dato esiti sconcertanti e di alcune ne paghiamo ancora le conseguenze. Proviamo a ricordarne alcune, i sacchi di sabbia che giacciono ancora oggi davanti al torrione oppure le tubature sotto la sabbia in passeggiata Grollero, a ponente del molo e per citarne un altro, il via vai di scogli davanti al torrione, voluti non so da chi. Tutto ciò ci è costato una cifra , ma si è perso tempo e il problema si è aggravato.

Oggi però vorrei parlare delle soluzioni di emergenza che questa amministrazione ha adottato per sopperire alla drastica carenza di sabbia che si è creata da quel fausto 30 ottobre. Premesso di essere decisamente favorevole a intervenire con soluzioni di emergenza nei casi di seria necessità, ma sono i modi e tempi e soprattutto il rispetto delle regole e delle leggi vigenti che mi interessano, sembra che in questo paese non esistano norme e regolamenti a cui non si possa derogare. La cronaca mi porta a quel goffo intervento, definito sperimentale, di scaricare della sabbia proveniente dal Ticino nella sede della spiaggia denominata ex Adelasia, interrotto a causa dei disagi provocati. Il progetto ha avuto autorizzazione del dirigente comunale con delibera n° 289 del 14.06.19 e ottenuto il benestare dall’Arpal, in data 24.04.2019, anche se con precisazioni e prescrizioni. Gli eventi sono già noti, il mezzo è transitato in passeggiata Cadorna, scortato dai Vigili Urbani per posizionarsi sull’area antistante la spiaggia e riversando, mediante pompa idraulica, il carico di sabbia che , a causa forse di una leggera brezza , ha provocato una nuvola di polvere infastidendo i bagnanti presenti negli stabilimenti adiacenti, le cui proteste hanno fatto desistere l’amministrazione a procedere ulteriormente.

E’ evidente che la soluzione adottata è stata un fallimento sia per modus operandi sia per la scelta dei tempi, ma non è chiaro a chi dobbiamo dire grazie; infatti la determina dirigenziale n°289 del 14.6.19 non fa riferimento a nessuna decisione politica se non una volontà da parte della A.C. di utilizzare fino ad un massimo di 10.000 € di finanziamenti regionali per l’esecuzione di una campagna di ricerca e sondaggio nello specchio acqueo compreso tra la Cappelletta e l’isola Gallinara. Si fa cenno ad un protocollo comunale circa un parere di compatibilità ambientale espresso dall’Arpal il 26 di aprile, ma non c’è cenno da chi sia stato chiesto questo parere. Ora mi chiedo, può un dirigente prendere di sua iniziativa di effettuare tale scelta di natura programmatica con la sola dicitura: “Ritenuto, per affrontare l’attuale situazione contingente di erosione dell’arenile per la stagione balneare, di provvedere ad acquistare sabbie umide sfuse per effettuare con immediatezza un intervento di ripascimento stagionale dell’arenile di Alassio presso la spiaggia ex Adelasia” non menzionando alcuna delibera di Giunta se non l’approvazione del Bilancio evitando di citare in che modo sia stato dato l’incarico al progettista dell’intervento e da chi. A parte questa disquisizione procedurale, ora mi chiedo, se sono stati effettuati tutti i controlli previsti al momento dello scarico e inviati all’Arpal e curioso di leggere il verbale redatto in quell’evento dai Vigili Urbani oltre a poter verificare se nel progetto erano stati previsti effetti collaterali. Vi sono poi incongruenze tra il metodo di trasporto proposto dall’azienda fornitrice della sabbia, che prevedeva l’uso di cisterne a scarico pneumatico per un 2/3 viaggi giornalieri, e la determina comunale dove erano previsti camion ribaltabili per un numero di 10 viaggi al giorno; per altro l’Arpal si lamentava la mancanza, nella richiesta di compatibilità, delle modalità di esecuzione dello scarico. Vorrei sapere come è stato calcolata la quantità di sabbia riversata e se questa risultava asciutta o umida, perché tale evento potrebbe compromettere il peso e quanto pagato (l’equivalenza adottata nella determina funziona solo se la sabbia era asciutta, mentre l’offerta della ditta parla di “sabbie umide sfuse per ripascimenti”).

Non comprendo perché non si sia cercata una sabbia di colore grigio chiaro, come riportato dal verbale del nostro arenile e l’analisi del campionamento consegnato all’Arpal per il benestare, mentre si accatta l’acquisto di sabbia marrone, come risulta dal campione di prova inviato dall’azienda sempre all’Arpal. Mi piacerebbe sapere inoltre, che fine ha fatto la sabbia rimanente, mai riversata, e se il pagamento , previsto in determina, è stato effettuato integralmente o se abbiamo dovuto pagare penali. Vorrei poi essere confortato sul fatto che l’intervento di ripascimento sia stato inserito nel bando pubblico per l’assegnazione della spiaggia ex Adelasia in modo da essere e rispettata la normativa sulla trasparenza ed a conoscenza di tutti gli interessati. Ora non capisco , se diamo per certo che il quantitativo di sabbia nel nostro golfo sia diminuito drasticamente e il futuro sembra ancor più nero e preso atto che l’Arpal accetta il ripascimento con materiale non autoctono, perché non proviamo a ordinarlo della stessa identica composizione del nostro arenile e se non si trova ,credo non ci siano grosse difficoltà a replicarlo, basta la volontà e non cercare soluzioni astruse e pericolose per il nostro habitat. Cosa dire poi delle sorbonature, ne vogliamo parlare di come sono state eseguite. Come ho già detto, non ho nulla contro le sorbonature , in particolare casi di necessità e utilizzate secondo le prescrizioni, ma non ne condivido l’utilizzo selvaggio e senza il rispetto delle norme vigenti. Il decreto regionale che regolamenta i ripascimenti straordinari e ordinari detta alcune norme che da noi non vengono rispettate e i responsabili non sono mai sanzionati per la mancanza di un controllo. Se i” Criteri Generali per il Ripascimento Stagionali” definiscono“l’intervento di ripascimento è di natura stagionale quando il volume trasportato non è superiore a 10mc / metri lineari di spiaggia, e riferito alla lunghezza della cella litorale” , ritengo che il limite imposto abbia una logica e uno studio alle spalle, e quando si ammette la ripetizione di sorbonature si va incontro a un possibile danno dell’ecosistema, se poi queste diventano 3 o 4 i danni sono certi, sarebbe sufficiente immergersi per constatare una profonda desolazione nel vedere il nostro fondale ferito da ripetuti crateri di notevoli dimensioni alternati a trincee, sembra di essere su una spiaggia dopo un bombardamento.

Qualche anno fa gli interventi di sorbonatura erano consentiti fino al 15 giugno con eventuali deroga all’inizio di luglio ,forse un motivo ci sarà stato , non so , l’inizio della balneazione, con i turisti presenti costretti il giorno dopo la sorbonature a tuffarsi tra le chiazze di gasolio , con l’acqua torbida e non solo. I Criteri Generali per il Ripascimento stagionale stabiliscono anche che le sorbonature siano eseguite ad una profondità del mare di 5 metri e con un prelievo che non superi 50 centimetri, valori ampiamente non rispettati già alla prima sorbonatura ma , con la seconda, si arrivati a creare crateri delle dimensioni di 12 metri di lunghezza , 2 metri di profondità e localizzati alla profondità di soli 2,90- 3,00 metri, e distanze dalle posidonie ben inferiori ai 100 metri previsti , misure queste rilevate manualmente con la collaborazione di amici, non certo la peggiore, visto che a levante del molo, la buca iniziava dove ancora io toccavo il fondale con i piedi o a ponente del Torrione dove le buche si moltiplicavano ed erano ancora più profonde. Tutto questo era scontato, visto che le tubature adoperate per la sorbonatura raggiungono i 90 metri e a quella distanza dalla spiaggia sommersa l’altezza del fondale non supera i 3 metri. Queste buche si sono verificate già in passato e ,anche se di minor entità, potevano riscontrarle l’anno dopo con le stesse dimensioni. Mi chiedo è un danno accettabile e previsto da non richiedere nessun controllo da chi che sia, e chi ha l’obbligo di controllare? Un dato per tutti, la tubatura di emergenza della fogna , localizzata davanti a piazza Doria è, per un bel tratto, sollevata dal fondale di 50 cm e più, speriamo non debba mai essere utilizzata in stagione visto il suo stato di salute e di anzianità.

Mi chiedo ancora chi controlla che il volume di sabbia sorbonato corrisponda al limite prescritto, infatti ho spesso assistito a interventi serali non riscontrando alcuna figura atta al controllo. Un dato è certo, l’arenile è quello che è, e non soddisfa più la capacità ricettiva del nostro paese, qualcosa si deve fare di definitivo e giustamente non dovrebbe essere a carico solo dei titolari di stabilimenti balneari ma di tutte le categorie interessate, cominciando da albergatori e esercizi commerciali, però prima, qualche bagnino dovrebbe fare un passo in dietro e mettersi la mano sulla coscienza eliminando tutti quei dehors che diminuiscono fortemente il numero dei posti in spiaggia. Questo vale anche per il Comune che non dovrebbe consentire sulle spiagge di sua competenza di occupare la spiaggia con altre attrezzature, almeno in situazioni di emergenza come quest’anno.

Agostino Testa

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