Che sarà?

Pd, l’addio di Renzi scuote il partito: Vazio resta, Paita se ne va. E gli altri?

Prime reazioni e prese di posizione degli esponenti Dem dopo l'annuncio di Matteo Renzi

Regionali Renzi a Genova

Liguria. Strappo? Scissione? Sicuramente la mossa politica di Matteo Renzi sta scuotendo, e non poco, tutto il partito Democratico ligure e savonese. E già oggi, a poche ore dall’annuncio dell’ex leader Pd che formalizzerà alla Leopolda il nuovo soggetto politico, non mancano le prime prese di posizione degli esponenti Dem, a vario livello: chi resta sicuramente nel partito Democratico (senza rinunciare a critiche all’ex segretario), quanti restano ancora alla finestra in attesa di capire o le mosse degli altri o quello che dirà Renzi, infine i pochi che hanno già aderito al nuovo percorso (un addio o solo un arrividerci?).

Il primo a dichiararsi è stato il parlamentare ligure Franco Vazio, che non seguirà la sfida lanciata da Renzi: “Non è un momento banale, uno di quelli che ti fai scivolare addosso. Comunque sia è una sofferenza. Con Matteo ho percorso un tratto entusiasmante della mia vita politica, non privo di errori, ma durante il quale ho avuto l’onore e la fortuna di sostenere scelte di governo importanti di cui andare fieri. Ora servono prudenza e saggezza. Decisioni politiche e sentimenti si intrecciano in queste ore.
Anche questa volta, seppur con sofferenza, privilegio il “NOI” e l’essere “COMUNITÀ”.

“La politica è servizio, è pensiero e azione fondati su valori e storia. Ho grande rispetto delle donne e degli uomini con i quali ho concorso a fondare il Partito Democratico. Un quadro politico frammentato è per sua natura più debole. Sono fortemente convinto che una vera battaglia per creare opportunità e sconfiggere ingiustizie si possa condurre solo con un grande soggetto politico riformista, anche animato da sensibilità diverse, ma unito da obiettivi e valori comuni. Per queste ragioni non seguirò Matteo Renzi, per questi motivi raddoppierò forze e impegno al servizio della “nostra comunità”, del Partito Democratico. Ritenevo che avesse sbagliato chi negli anni scorsi se ne era andato e che quella “scissione” fosse stata una ferita dannosa. A caldo, anche questa scelta, che ovviamente rispetto, mi pare un errore…” conclude Vazio.

Vazio Renzi

Sul fronte opposto, invece, Raffaella Paita ha lanciato la sua adesione al contenitore politico renziano, con un messaggio via Facebook: “Fino a pochi giorni fa il Paese rischiava una deriva sovranista e di essere consegnato nelle mani di chi chiedeva ‘pieni poteri’: ciò non è avvenuto perché Matteo Renzi ha aperto una prospettiva completamente nuova. Prospettiva politica al cui consolidamento hanno concorso molti altri esponenti del PD al fine di evitare un rischio enorme per il Paese. Oggi abbiamo il dovere di contribuire alla stabilità del Governo innanzitutto irrobustendo la nostra funzione di proposta per cambiare in meglio l’Italia. Senza tentennamenti sulla necessità di favorire lo sviluppo, la crescita, i collegamenti infrastrutturali e i trasporti, l’ambiente, le pari opportunità per tutte e tutti. I veti incrociati e le difficoltà di dialogo dentro il PD non mi fanno intravedere la possibilità di realizzare questa svolta culturale dentro il partito in cui ho militato per anni e a cui porterò sempre totale rispetto”.

“Per questo ho scelto di essere parte di una nuova sfida. Una nuova forza politica per dare una casa a chi crede e lavora per un Paese moderno, aperto al mondo e al futuro. Una nuova forza politica capace di allargare la base parlamentare del Governo, promuovere politiche riformiste su sviluppo, lavoro, diritti. Ma soprattutto una nuova forza politica che parli al Paese il linguaggio del futuro, che proponga al Paese una visione del futuro”.

“L’Italia non deve aver paura di stare in Europa e nel mondo, non deve aver paura di essere quel che merita. Voglio contribuire a dare casa a chi crede nelle riforme e nel coraggio di farle. Ogni volta che in politica avviene una divisione, i suoi effetti non riguardano solo una comunità politica. Riguardano il vissuto, i sentimenti, le passioni di ciascuno di noi. Perché non vorresti mai che la tua comunità si dividesse. Quando però le separazioni avvengono, ciascuno di noi è chiamato decidere. E per le mie idee politiche, per le mie battaglie culturali ho deciso, con sofferenza ma senza indugi. Per la mia storia starò con Matteo Renzi” conclude Paita.

matteo renzi raffaella paita

Passando dai parlamentari ai consiglieri regionali: “Al momento non sono previste defezioni – spiega il capogruppo in via Fieschi Giovanni Lunardon – ieri abbiamo fatto gruppo e ne abbiamo parlato perché era nell’aria. Al momento non mi risulta nessuno che voglia uscire dal Pd e non vedo situazioni di smottamento sul territorio, ma la situazione in evoluzione” diceva questa mattina Lunardon. Se al momento le conseguenze pratiche, soprattutto sul territorio non preoccupano troppo, la condanna politica non si fa attendere: “Si tratta di una scelta sconsiderata, non motivata e irresponsabile, vista la nascita del nuovo governo. Mi sarei aspettato una responsabilità nazionale davanti alle rendite di posizione. Una figura venuta alla politica come rottamatore si sta comportando come un vecchio oligarca della Prima Repubblica”.

Condivide la scelta di Renzi invece Valter Ferrando, renziano doc, che però non sembrava stamattina intenzionato a seguire l’ex segretario: “Era un’operazione inevitabile – dice Ferrando – visto che Renzi era vissuto come un corpo estraneo all’interno del partito. Con l’apertura ai 5 stelle Renzi ha allontanato le elezioni anticipate creandosi lo spazio e il tempo per costituire un soggetto politico nuovo mentre sostiene continuamente il governo Conte”.

“Extra Ecclesiam nulla salus” scriveva questa mattina il consigliere regionale Luca Garibaldi con buona dose di ironia, ma l’uscita improvvisa di Paita secondo i ben informati sta provocando parecchia agitazione tra i consiglieri regionali renziani in particolare lo stesso Ferrando e lo spezzino Michelucci, molto vicino a Paita.

Il consigliere ed ex assessore Pippo Rossetti resta nel partito anche se precisa di dover parlare con il suo elettorato. E commenta: “Credo che sia gusto dare alla comunità che aveva seguito Renzi un’opportunità di incontro perché si possa definire, anche in modo collettivo, una linea politica comune che possa rispondere a una scissione”.

Quindi l’esodo di fatto non c’è, almeno per ora: le voci si rincorrono e non si esclude che nelle prossime ore ci siano cambiamenti di scenario. L’unico tra i segretari a parlare è quello genovese, Alberto Pandolfo: “Scelta incomprensibile (quella di Matteo Renzi)…”. “Ho convocato la direzione del partito per la prossima settimana – spiega – ma non mi risulta che ci siano defezioni. D’altronde è stato un mese difficile questo ma grazie all’unità siamo riusciti a dare una speranza a questo Paese. Per questo non riesco a spiegarmi la scelta di Matteo Renzi”.

Tra le parole di queste ore spicca quella dell’ex consigliere regionale ed ex segretario provinciale Nino Miceli: “Dopo 32 anni non rinnoverò la tessera del PD (che per me fu prima DS, PDS e PCI). Sui tempi e sui modi Renzi non è mai stato ortodosso, do you remember “rottamazione”? Eppure il ragazzo ha forza e coraggio e con i suoi “strappi” ha spesso dettato l’agenda politica italiana. Questa volta parte con l’handicap (perché non è più “nuovo” manco lui), ma è l’unico che ha doti di leadership nel nostro campo politico in Italia. Inoltre nel merito ha ragione da vendere: il PD è morto il giorno dopo la sconfitta al referendum, perché quel giorno è morto il maggioritario. Infatti il mio unico appunto è che l’operazione andava fatta allora, ma pure Renzi è umano e allora era sotto botta. Ora si è ripreso e “allegramente” ha ripreso a battere il ferro. Con questa mossa convince anche gli scettici, come me, sull’operazione Conte bis. In questo senso ha ragione quando dice che rafforza il governo. E poi che lui sia sempre stato considerato un “intruso” in casa della ditta è verissimo, dai. A questo punto la separazione, non so se consensuale o meno, sarà un bene per il PD e per la nuova “cosa” che va nascendo. Io sarò alla Leopolda pronto a partire, zaino in spalla, da soldato semplice, come da tempo ormai ho deciso di essere” conclude Miceli.

In attesa di altri…

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