Genova-Savona. Si chiama Samuel Venturino, di professione vigile del fuoco, presso il comando provinciale di Savona. C’era anche lui tra i numerosissimi angeli che, appena un anno fa, scavavano senza sosta tra le macerie del ponte Morandi, a Genova.
Una giornata indimenticabile per tutti noi, ancor di più per chi, in quel momento, non seguiva il rincorrersi frenetico delle notizie da casa, al lavoro o in vacanza, ma si trovava sul luogo della tragedia, alternando flebili attimi di speranza per il recupero dei superstiti a lunghi e drammatici momenti per il ritrovamento dei corpi delle vittime.
E a distanza di un anno, complici le vicissitudini politiche che hanno segnato l’agosto 2019 culminate con le dimissioni del presidente del consiglio Giuseppe Conte, Samuel ha deciso di rompere gli indugi, lasciandosi andare ad un breve video-sfogo, con la “presunzione” (a detta sua), che le sue parole possano arrivare fino all’attenzione del presidente della Repubblica “per far ragionare e riflettere i nostri governanti”.

“Faccio questo video per onorare la memoria delle vittime della tragedia di Genova. Vorrei che queste persone, i politici che adesso hanno dato forfait, abbandonando l’Italia in un momento cruciale, facessero una riflessione, – esordisce Samuel. – Noi, come corpo dei vigili del fuoco, e parlo appositamente al plurale, abbiamo fatto un qualcosa che ha provato tutti coloro che sono stati a Genova, tra le macerie. Abbiamo recuperato 43 vittime, schiacciate non tanto dal cemento, ma dalla mancanza di rispetto di un’istituzione pregressa nel vigilare”.
“Il Governo che si è insediato lo scorso anno è stato direttamente sul posto, ha fatto promesse e ha dette cose molto altisonanti. Hanno parlato di giustizia, di rendere un qualcosa a queste persone che non ci sono più. Ma ora, a distanza di appena un anno, nel mese delle celebrazioni in ricordo della tragedia, questo stesso Governo ci lascia”.
“Quindi queste persone le uccidiamo due volte. Uccise una prima volta, permettendo che una struttura come quella crollasse. E ora le uccidiamo un’altra volta perché non aspettiamo neanche che vengano accese le luci di quei 43 piloni del nuovo ponte“.
“Noi abbandoniamo, ce ne andiamo, lasciando tutto così per pensare alle elezioni perché ‘le coalizioni attuali non piacciono più’. Ci sono tante persone in difficoltà, ma io vorrei porre l’accento sulle 43 vittime, persone che sono state strappate dalla loro vita, dalle loro famiglie per colpa dell’uomo e dell’incuranza di un’istituzione. Sono state prese per i fondelli da coloro che avevano promesso di rendergli giustizia”, conclude Venturino, con evidente, e comprensibile, rabbia e sconforto.
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