Per un pensiero altro

La ragione del caso

"Per un Pensiero Altro" è la rubrica filosofica di IVG: ogni mercoledì, partendo da frasi e citazioni, tracce per "itinerari alternativi"

Pensiero Altro 28 agosto

“Se ogni cosa sulla Terra fosse razionale, non accadrebbe nulla” afferma Fëdor Dostoevskij, ed il connazionale Lev Tolstoj rincara: “Tu sei quel che tu chiami la tua vita, tu sei un temporaneo, casuale concatenamento di particelle”, insomma il problema è certo di natura filosofica ma, come tutti i grandi tempi del più alto pensiero, si innerva nel nostro quotidiano. Nulla di nuovo per chi segue questa rubrica, abbiamo più volte sottolineato, infatti, che ognuno di noi fa filosofia in ogni istante della propria vita … certo sarebbe opportuno averne consapevolezza!

Ma arriviamo all’argomento suggeritoci dai grandi scrittori russi che aprono questa pagina: la realtà è ordinata, razionale, progettuale oppure è frutto del caos, priva di una ragione e di un fine che non sia l’irrazionale istinto insito nella natura che le impone di reiterarsi nel tempo? La domanda ha diviso i pensatori di ogni epoca tanto che possiamo distinguerli in due grandi schieramenti. Il primo è composto da chi sostiene che il reale è razionale e che, pertanto, grazie alla ragione, possiamo comprenderelo e comprenderlo significa controllarlo. Insomma, il buon Dio ci avrebbe resi partecipi del logos, cioè della sua essenza stessa, e con quel poco di cui disponiamo è nostro compito celebrare il dono e la grandezza del donatore tentando di comprendere l’immenso disegno del tutto che, essendo frutto del pensiero del Creatore, è strutturato nel rispetto delle stesse regole alle quali si attiene il procedimento logico del nostro pensiero. Come confutare una tesi corroborata dalla prova che ogni giorno la scienza, sublime fenomenizzazione della ragione umana, ci conferma nel suo comprendere ed ordinare l’universo riconoscendone le leggi eterne?

In effetti appare impervio il compito degli antagonisti, quelli che costituiscono il secondo schieramento, quelli che potremmo un po’ sommariamente chiamare gli irrazionalisti (irrazionalisti che utilizzano procedimenti logici e razionali sia ben chiaro, con tutte le più o meno esplicite contraddizioni), quei folli sostenitori del caso, pertanto, in rispetto dell’ottica razionalista progettualista e finalistica, peccatori per antonomasia. Non è certo incidentale che l’ antesignano di un simile pensiero, quel Democrico che, per dirla con le parole del Poeta, “il mondo a caso pone”, sia collocato nell’Inferno. È pur vero che il grande Dante nel suo Inferno lo fa stare in buona compagnia con Platone ed Aristotele, ma non accusa certo i due fondatori del pensiero occidentale di una simile follia, non hanno accesso al Paradiso perché nati troppo presto, ma il loro pensiero lo avrebbe certamente meritato. Ma non è il momento di un argomentare che ci porterebbe assai lontano, quindi torniamo ad oggi ed alle tesi degli irrazionalisti. Per chiarire l’oggetto del contendere ricorrerò ad un aneddoto assolutamente inventato ma estremamente plausibile e calzante!

“Si narra che, in una tarda mattinata di Settembre, Hegel, il pensatore de “il reale è razionale”, passeggiasse per il parco concedendo un poco del proprio tempo prezioso e del proprio illuminante ingegno al suo più acerrimo osteggiatore, l’irascibile teorico de “Il mondo come volontà e rappresentazione”, insomma, il più strenuo sostenitore dell’assoluta irrazionalità del tutto, il professor Schopenhauer. Una volta raggiunta una fresca radura erbosa Hegel si soffermò ad osservare un rettangolo di prato nel quale era ben riconoscibile la distinzione tra una parte, circa i due terzi del totale, invasa quasi esclusivamente da trifogli mentre l’altra, il terzo rimanente, vedeva una assoluta preponderanza di dichondra repens. In eccezionale concordanza con i presupposti del nostro “pensiero altro”, il grande razionalista riconobbe una splendida occasione di filosofare all’interno di una osservazione apparentemente di solo valore botanico, così si esibì in un erudito monologo: “Vedi caro Arthur, è evidente che esista una ragione ben precisa perchè solo un terzo di questo prato è abitato dalla dichondra repens, evidentemente l’esposizione al sole, la percentuale di umidità e sali minerali del terreno, la presenza di fronde fitte sul lato ovest hanno determinato come logica conseguenza quella che noi potremmo definire “la realtà”. Ora, se ben cogli il senso profondo del mio esempio, potrai comprendere come l’intera realtà sia la conseguenza di un ordine che la precede e la determina e noi, dotati di ragione, potremo coglierne il fondamento causale risalendo alla ragione assoluta, immutabile e primigenia che l’ha generata”. Il povero Schopenhauer doveva certo sentirsi messo all’angolo, il ragionamento hegeliano sembrerebbe davvero inattaccabile: “Ciò che è non può che essere esattamente così com’è in base ad un pensiero assoluto che lo precede e lo determina.” Ma non era certo Schopenhauer un arrendevole antagonista, così si risolse acutamente a porre al più famoso interlocutore una domanda solo apparentemente banale. “Caro Georg – lo interrogò – non credi che se casualmente ci fossimo trovati davanti ad un prato in cui le proporzioni delle componenti erbacee fossero state opposte, o nel quale fosse presente un’erba del tutto diversa o, addirittura, il terreno si fosse presentato privo di vegetazione ed arido come la … diciamo arido e basta … non credi che avresti potuto sostenere la tua tesi con la medesima certezza che ti suscita questa radura?”.

So bene che ai più avveduti lettori l’epilogo dell’aneddoto parrà assurdo, eppure … Hegel prese le parole di Schopenhauer come il riconoscimento della fondatezza inconfutabile del suo argomentare!

Per un Pensiero Altro è la rubrica filosofica di IVG, a cura di Ferruccio Masci, in uscita ogni mercoledì.
Perchè non provare a consentirsi un “altro” punto di vista? Senza nessuna pretesa di sistematicità, ma con la massima onestà intellettuale, il curatore, che da sempre ricerca la libertà di pensiero, ogni settimana propone al lettore, partendo da frasi di autori e filosofi, “tracce per itinerari alternativi”. Per quanto sia possibile a chiunque, in quanto figlio del proprio pensiero.
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