Inchiesta patroclo

Migranti, indagato l’ex capo di gabinetto della Prefettura di Savona Alessandra Lazzari: “Chiarirò tutto al magistrato”

Stamattina le è stato recapitato l’avviso di garanzia in relazione al reato di turbativa d’asta

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Imperia. “Non vedo l’ora di essere ascoltata, ho piena fiducia nella magistratura”. Lo dice Alessandra Lazzari, savonese (abita a Noli) ex Capo di Gabinetto della Prefettura di Savona e attualmente capo di gabinetto della Prefettura di Torino, indagata nell’ambito della inchiesta “Patroclo” della Procura di Imperia che stamattina ha portato in carcere 4 persone scoperchiando una serie di reati e di trattamenti disumani nei confronti dei migranti.

Stamattina alla Lazzari è stato recapitato l’avviso di garanzia in relazione al reato di turbativa d’asta. Secondo i pubblici ministeri imperiesi che indagano sul caso, avrebbe assegnato nella veste di Capo di gabinetto della Prefettura di Imperia con delega ai Cas, i centri di accoglienza migranti, l’incarico alla cooperativa Caribù di Cuneo che gestiva i ricoveri di Sanremo e Vallecrosia poi finita nell’occhio del ciclone, senza che ne avesse i requisiti e senza formale bando.

“Ripeto – sottolinea Alessandra Lazzari – non vedo l’ora di andare dal magistrato anche per sentire cosa vorrà sapere da me. Non nascondo di essere stata sentita come persona informata dei fatti ed è normale nella posizione che ricoprivo all’epoca a Imperia. Vista la carenza di dirigenti, io come capo di gabinetto, avevo anche la delega all’immigrazione. Non ho nessun problema ad ammetterlo, visto che in 29 anni di onorato servizio ho sempre cercato di fare del mio meglio con professionalità e coscienza”.

Dal 1° gennaio 2018 Alessandra Lazzari è stata trasferita dal capoluogo alla Prefettura di Torino. In precedenza aveva lavorato a Monza e per 19 anni a Savona.

Come ha reagito quando le è stato recapitato il plico? “L’ho letto, poi ho continuato a svolgere la mia attività quotidiana. Sa qual è l’unica cosa che mi rattristato? Il fatto di essere stata massacrata sui social ancora prima di avere avuto il tempo di avvisare almeno i familiari più stretti. Mi ha chiamato mia figlia per chiedermi cosa stava succedendo. Avrei preferito dirglielo io.

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