Per un pensiero altro

La barba di Marx

"Per un Pensiero Altro" è la rubrica filosofica di IVG: ogni mercoledì, partendo da frasi e citazioni, tracce per "itinerari alternativi"

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“Non si può affermare che una coppia sia felice osservando che i due non litigano in quanto vedono la realtà dallo stesso punto di vista, no, direi di no, quello è piuttosto il sintomo della reciproca omologazione, non è più coppia, è rinuncia, abdicazione, nichilismo coniugale”. Conversare con Gershom è sempre fonte di ispirazione! Lo scorso mercoledì mi è venuto a trovare con una amica e, dopo cena, mi ha gratificato proponendomi di leggere assieme alle nostre compagne la mia pillola filosofica uscita quella mattina su IVG come traccia per itinerari alternativi. Inevitabilmente il nostro conseguente chiacchierare si inoltrò lungo percorsi di natura politica (nello scorso articolo polemizzavo nei confronti della scarsa lungimiranza dei nostri più noti intellettuali ed opinionisti circa la crisi di sistema che viviamo non solo da dieci anni, ma da quasi un secolo). Come sempre la logica immaginifica e colorata di Gershom produsse una originale allegoria che, come in parte recita la citazione di apertura, conduce un parallelismo tra i rapporti sociali e la struttura di una coppia. Provo ad interpretare il suo pensiero che mi è parso, ancora una volta, piuttosto stimolante.

Due esseri umani decidono di condividere la propria esistenza poiché, a torto o a ragione, presumono che la coppia sia la risposta più naturale e soddisfacente alla domanda sul come essere felici. Certo, non è la medesima risposta di tutti, credo sia impossibile, ma sicuramente la stragrande maggioranza si risolve ad un simile comportamento. Sarebbe stata estremamente interessante una approfondita riflessione anche sulle ragioni di fatto alla radice di un simile comportamento come ho accennato in “L’etica ittica” (12 giugno 19), ma quella sera ci spostammo soprattutto sul come dare modo alla coppia di raggiungere la sua ragion d’essere: indirizzare entrambe i componenti ad una vita felice. Il parallelismo gershomiano fu tra un sistema comunista ed un sistema anarchico riconoscibili in una coppia omologata ed in una aperta.

Credo che la coppia liberista sia stata data per scontata come quella che funziona per comuni vantaggi di natura economica e che, nel caso venisse meno tale pre-requisito, salterebbe inevitabilmente. A mio modo di vedere sono numerosissime le coppie nate da un simile presupposto, ne sono riprova le relazioni che si sgretolano in caso di difficoltà economica, i profitti degli avvocati divorzisti e le feroci contese per le spartizioni dei beni in corso di separazione (e tralasciamo quando addirittura i figli divengono oggetto di contesa).

Nel caso di una coppia comunista, sosteneva Gershom, il rapporto funziona: una sorta di occulto dittatore ha generato una tale uniformità comportamentale, di vedute e di valori che la coppia non ha ragione di esplodere. I due componenti vanno d’accordo perchè non sanno produrre nessuna idea che non sia implicita nel progetto complessivo. Non so se esistano coppie simili, ma, nel caso, le troverei assolutamente tristi, noiose, certo, funzionali alla propria sopravvivenza, ma andrebbe sviluppata una significativa riflessione intorno alla radicale differenza tra vivere e sopravvivere. Per quanto tempo la coppia tradizionale è sopravvissuta sotto il ricatto della solidità economica del maschio e della predeterminata soggezione della donna? Oggi lo schema non funziona più e non sono pochi, soprattutto uomini, che lamentano l’attuale fragilità dell’istituzione!

Forse sarebbe più opportona una rifondazione piuttosto che una restaurazione: ma torniamo all’allegoria di Gershom. È evidente che non fosse il suo modello di relazione quella, diciamo così, comunista; infatti, con uno splendido excursus storico ci condusse allo scontro più volte verificatosi tra rivoluzionari delle due ideologie, inizialmente uniti dal comune intento sovversivo ma, ben presto, in conflitto con l’inevitabile eliminazione dei libertari anarchici (la guerra di Spagna ne è un esempio tragicamente indubitabile). L’originale conclusione alla quale giunse Gershom nel suo parallelo fu che una ipotetica coppia anarchica è felice della diversità del punto di vista dell’altro, ne riconosce l’arricchimento personale, la gioia dell’amare riuscendo a guardare il mondo con gli occhi dell’altro, il sapersi libero nella libertà dell’altro, il darsi la possibilità di scegliersi ogni giorno.

La conoscenza della letteratura e della filosofia comunista e, evidentemente, anarchica da parte di Gershom così come la sua scelta di campo mi parvero evidenti, allora gli chiesi, ormai era ora di concludere anche perché la sua compagna aveva fatto notare che era inevitabile il rientro a Milano dove abita, se reputava così severamente l’intero pensiero comunista. La sua rsposta fu, come sempre, abbastanza spiazzante: “Sicuramente conosci il pensiero di un grande intellettuale italiano, mi riferisco ad Antonio Gramsci, ma forse non sai che, quando era costretto a non comparire col suo nome nei testi che divulgava, si firmava con lo pseudonimo di Masci … sarà un caso? Ebbene, a parte la curiosità aneddotica, il pensiero del piccolo grande uomo dimostra la sua libertà, in un’epoca in cui era indispensabile dire no all’omologazione fascista, non si adattò nemmeno ad un comunismo disindividualizzante. Certo hai presente la quantità di barba e capelli del pensatore di riferimento del comunismo, parlo di Carletto Marx, sai come commentò quell’immagine quando nel suo stesso ambiente veniva proposta come una vera e propria ierofania? Dichiarò lapidario: troppo pelo per un c…. solo!”.

Per un Pensiero Altro è la rubrica filosofica di IVG, a cura di Ferruccio Masci, in uscita ogni mercoledì.
Perchè non provare a consentirsi un “altro” punto di vista? Senza nessuna pretesa di sistematicità, ma con la massima onestà intellettuale, il curatore, che da sempre ricerca la libertà di pensiero, ogni settimana propone al lettore, partendo da frasi di autori e filosofi, “tracce per itinerari alternativi”. Per quanto sia possibile a chiunque, in quanto figlio del proprio pensiero.
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