Bancarotta fraudolenta

Albenga, fallimento dell’Aeffe Srl: l’ex assessore Andreis e il suo socio condannati

Assolta invece la madre dell'amministratore della società, l'avvocato Vannucci che difende gli imputati ha già annunciato che impugnerà la sentenza in Appello

tribunale savona

Albenga. Si è chiuso con due condanne e un’assoluzione il processo per bancarotta fraudolenta relativo al fallimento della società Aeffe Srl (il ramo commerciale) di Albenga, che era attiva nel settore della floricoltura. Una vicenda, esplosa nel 2015, per cui l’ex assessore albenganese Alessandro Andreis (si era dimesso proprio a causa dell’inchiesta giudiziaria), amministratore dell’azienda, ed il suo socio Francesco Fazio sono stati condannati a due anni di reclusione (al primo con la sospensione condizionale), oltre alla pena accessoria dell’inabilitazione all’esercizio di un’impresa commerciale per due anni.

E’ stata invece assolta perché il fatto non costituisce reato la terza imputata nel processo, Franca Papaleo, madre di Andreis. Secondo l’accusa, Andreis e Fazio avevano distratto denaro dalle casse della società, quando era già in una situazione di crisi, per spostarli in un’altra azienda sempre gestita da loro. Di qui la contestazione di bancarotta fraudolenta per distrazione per la quale sono stati condannati. Accusa che gli imputati, come ha ribadito anch il loro legale Mauro Vannucci, hanno sempre respinto con decisione.

“Attendiamo con cautela di leggere le motivazioni della sentenza (che saranno depositate entro 60 giorni), ma sicuramente faremo ricorso in appello, con viva speranza e convinzione di ribaltare l’esito. Per quanto riguarda l’elemento psicologico del reato, noi riteniamo che non siano emersi nel corso del processo elementi tali da supportare la volontà degli imputati a creare volutamente il dissesto dell’azienda” spiega il legale di Andreis e Fazio.

“Si tratta di un reato punibile e a titolo di ‘dolo’, ma io ritengo invece che l’azienda sia stata vittima, tra la crisi del mercato e le pressioni delle banche, indipendentemente dalla volontà dei miei assistiti che, al contrario, hanno fatto i salti mortali per risolvere la situazione” conclude l’avvocato Vannuncci.

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