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Regione, approvata la mozione di Vaccarezza e Muzio (FI): “Revocare l’onorificenza al merito della Repubblica al maresciallo Tito”

"Un uomo come Tito va abbandonato nel dimenticatoio, lasciato nelle pagine più buie e vergognose della storia del popolo italiano"

Vaccarezza Regione Tito

Regione. Questa mattina il consiglio regionale ha approvato la mozione 232 per la modifica della legge numero 178 del 3 marzo 1951 per la “Istituzione dell’Ordine Al Merito della Repubblica Italiana e disciplina del conferimento e dell’uso delle onorificenze”. Il documento è “passato” con 20 voti a favore (maggioranza di centro destra e Movimento5Stelle) e 7 contrari (Pd e Rete a sinistra&liberaMENTE Liguria).

Nel documento, predisposto dai consiglieri di Forza Italia Angelo Vaccarezza e Claudio Muzio, viene chiesto alla giunta di “attivarsi nei confronti del governo italiano e presso i competenti organi statali perché sia modificata la legge, al fine di consentire la revoca dei titoli di merito della Repubblica italiana anche a persone già decedute che in passato si sono macchiate di gravi crimini contro l’umanità, ed in particolare la revoca di tutte le onorificenze dell’ordine ‘Al merito della Repubblica italiana’ conferite a Josip Brosiz, meglio conosciuto con il nome di Tito. Dato che l’insignito se ne è reso indegno a causa degli orrendi crimini perpetrati contro le popolazioni italiane di Istria, Venezia Giulia e Dalmazia”.

“E’ ora che in questo paese venga abbandonata l’idea che vi siano morti di serie A e di serie B – spiega Vaccarezza – è ora che venga fuori quella che si chiama la verità dei fatti, e la verità è che un uomo come il maresciallo Tito venga riconosciuto per quello che è, un folle, un carnefice dei nostri connazionali, un assassino che ha perseguitato, torturato e trucidato migliaia di esseri umani, li gettati nelle foibe, alcuni mentre erano ancora in vita, dichiarati da lui ‘oppositori del regime comunista’ , in realtà principalmente, quando non esclusivamente, per il semplice fatto di essere italiani”.

“Crimini che devono rimanere nella memoria di ognuno di noi per comprendere che la crudeltà umana può nascere, crescere e svilupparsi nell’animo di ogni uomo, ma mai deve essere celebrata. Un uomo come Tito va abbandonato nel dimenticatoio, lasciato nelle pagine più buie e vergognose della storia del popolo italiano. La nostra storia, la nostra memoria meritano voce, meritano ricordo. La revoca dell’onorificenza a Josep Brosiz restituirà dignità ai nostri morti, e tutti quegli uomini e donne che hanno pagato con la vita l’essere italiani, potranno riposare finalmente in pace”.

“Spiace rilevare che i colleghi di rete a sinistra e del Pd abbiano dimostrato, con il voto contrario, di essere rimasti schiavi delle loro ideologie”, conclude Vaccarezza.

Alice Salvatore (Mov5Stelle) ha annunciato voto favorevole: “Il documento – ha detto – nel merito è condivisibile e giusto”. Salvatore ha ricordato “gli orrori compiuti durante la dittatura titina. La mia famiglia ha pagato duramente, la persecuzione è stata un atto contro gli italiani, che sono stati perseguitati ed emarginati”. Secondo il consigliere, dunque, “Tito è stato un dittatore sanguinario che non merita le onorificenze dello Stato Italiano”.

Claudio Muzio (FI) ha ribadito il voto favorevole all’ordine del giorno. “Quella persecuzione storicamente fu considerata un fatto di serie B ma – ha dichiarato – io sono convinto che diventerà un fatto storico di serie A”. Il consigliere ha aggiunto “Oggi, dopo 50 anni, è l’occasione per togliere questa onorificenza ma, per farlo, occorre che la persona a cui è stata attribuita sia ancora in vita”. Muzio ha proposto, dunque, di investire della questione il presidente della Conferenza Stato-Regioni in modo che si possa procedere ad una modifica della legge.

Giovanni Lunardon (Pd) ha annunciato voto contrario: “La storia non può essere utilizzata per fini politici, nemmeno per il più nobile. E’ sbagliato – ha aggiunto – utilizzare gli occhi del presente per mettere mano alla storia. Questa disposizione, che impedisce di revocare una onorificenza a chi non è più in vita, è presente in tante legislazioni del paesi democratici dell’occidente, altrimenti si rischierebbe di commettere gli stessi errori fatti dai regimi comunisti, che rileggevano la storia sulla base delle linee politiche di quel momento, perché – ha detto – è tipico di un regime totalitario voler cambiare la storia”. Lunardon ha, infine, ribadito ferma condanna della persecuzione dei Giuliano Dalmati.

Franco Senarega (Lega Nord Liguria – Salvini) ha annunciato voto favorevole all’ordine del giorno: “La persecuzione dei Giuliano Dalmati è stata una pagina totalmente buia e abbiamo perso troppo tempo per decidere di togliere questo riconoscimento a chi non ne era degno”.

Luca Garibaldi (Pd) ha annunciato voto contrario e ha criticato “chi lucra sul dolore delle persone”. Secondo il consigliere, infatti, il documento “non è una proposta politicamente sensata”. “Occorre un approfondimento storico diverso e il processo politico – ha aggiunto – andrebbe fatto anche a chi ha scelto di attribuire questo riconoscimento, e mi riferisco al presidente della Repubblica Giuseppe Saragat e al ministro degli esteri Aldo Moro. Credo, dunque, che il meccanismo della ricostruzione debba fermarsi perché anche gli errori nella storia sono ciclici”.

Alessandro Puggioni (Lega Nord Liguria-Salvini) ha ringraziato Muzio e Vaccarezza per avere presentato l’ordine del giorno e Alice Salvatore per la sua dolorosa testimonianza in aula. “Ringrazio anche i colleghi del Pd, che hanno avuto il coraggio di dire certe cose – ha aggiunto – da esponenti di un partito che aveva preso le difese di quello che era successo in quelle terre italiane. In Italia, purtroppo ci sono morti di serie A, morti di serie B e di serie C”. Secondo il consigliere: “è troppo comodo dire che ci siamo sbagliati, spesso la storia è stata tirata per la giacca a proprio uso e consumo. E’ giusto togliere l’onorificenza al macellaio Tito”.

Gianni Pastorino (Rete a Sinistra&liberaMENTE Liguria) ha replicato alla maggioranza: “Non so cosa pensino i colleghi di Mussolini e di quello che ha fatto”. Pastorino ha quindi annunciato voto contrario all’ordine del giorno: “E’ un documento strumentale e non condivisibile”. Rispetto a tragici avvenimenti del Secondo Dopoguerra il consigliere ha aggiunto: “E’ stato un periodo cupo della storia dell’Europa e del nostro paese ed è una mia idea ferma che quei comportamenti non vadano ripetuti”, ma ha avvertito: “Non bisogna cedere agli slogan”.

Giovanni Barbagallo (PD) ha fatto una premessa storica: “Lo Stato italiano sapeva da tempo degli eccessi compiuti allora, ma la politica estera italiana ha avuto il sopravvento perché Tito aveva favorito la nascita dei paesi non allineati rispetto all’Unione sovietica, per giunta in uno scenario molto complicato come era quello nei Balcani”. Secondo Barbagallo, dunque, quel riconoscimento “fu un contributo alla stabilità della politica internazionale. Invito tutti – ha concluso – a valutare la storia quando i fatti avvengono, in questo caso 40 o 50 anni fa, perché allora c’erano problematiche internazionali molto diverse da quelle attuali”.

Il vicepresidente della giunta Sonia Viale (Lega Nord Liguria-Salvini) ha convenuto con i firmatari dell’ordine del giorno sulla necessità di chiedere al Parlamento di rivedere la legge sull’assegnazione delle onorificenze, ampliando la possibilità di revoca anche a coloro che sono deceduti. “C’è ormai un consenso generalizzato sulla condanna di quei fatti e di mea culpa per quanto è successo e, allora, noi non dobbiamo essere condannati alla fissità”. Secondo Viale “è il momento di riconsiderare una onorificenza anche per rispetto degli esuli e della memoria di chi ha pero la vita”.

Angelo Vaccarezza (FI) è intervenuto e ha ribadito: “Mi riferivo a Tito non come politico ma come macellaio” e ha aggiunto: “Nel dopoguerra si sono vissute pagine che prima o poi dovremmo riscrivere tutti insieme”.

Mauro Righello (Pd) ha annunciato voto contrario “per una ragione di metodo e non di merito”. Secondo il consigliere, infatti, è stato sbagliato l’approccio del documento “con un percorso a ritroso”. Righello ha concluso: “Noi siamo rappresentanti delle istituzioni e di tutti i cittadini quindi dobbiamo lanciare un appello che non sia divisivo”.

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