Lettera al direttore

Appello

Il presidente dell’associazione Culturale Islamica savonese scrive una lettera al presidente della Repubblica

Zahoor Ahmad Zargar ha chiesto "il rispetto dei Diritti Umani e che lo Stato non sia più strumento di morte con la vendita di armi"

armi guardia di finanza
Foto d'archivio

Non c’è dubbio che viviamo tempi davvero terribili per l’umanità tutta. Guerre e conflitti di maggiore o minore entità tormentano i popoli in Africa, Asia, Europa, Americhe. Non solo muoiono milioni e milioni di esseri umani innocenti, in massima parte bambini, donne, anziani, ma queste tragedie determinano la fuga di milioni di profughi e diseredati che molto spesso non trovano, altrove, che ulteriori torture e dolore.

In generale, per il bene stesso e la speranza di un futuro per l’umanità, la fabbricazione e vendita di armi dovrebbe essere bandita ovunque. Ma peggio ancora è se le armi vengono vendute a Paesi che già sono in guerra e che stanno radendo al suolo altri Paesi.

Da quanto risulta dalla Relazione governativa sull’export italiano di armamenti, pubblicata il 13 maggio u.s. sul sito della Camera dei Deputati e che riporta i dati di autorizzazione e delle consegne riferiti al 2018, l’Italia vende armi soprattutto in zone cosiddette calde come Africa e Medio Oriente, a paesi come l’Egitto e l’Arabia Saudita (impegnata nella guerra in Yemen che ha distrutto ospedali e strutture civili, costringendo alla fame e al terrore migliaia e migliaia di piccoli bambini). Molti Paesi hanno smesso di vendere armi nei teatri conclamati di guerra.

L’Italia, invece, nonostante sia culla di un’antica civiltà culturale, grembo materno di innumerevoli meraviglie artistiche e letterarie, nutrice di intelligenze sublimi che hanno saputo darle lustro nel mondo, è straordinariamente restia a smettere attività che uccidono altri esseri umani, garantendo a pochissimi (non certo gli operai che vi lavorano) lucrosi guadagni. Trova insormontabili difficoltà nel riconvertire le fabbriche di morte, mentre altri Paesi, invece, l’hanno già fatto.

Egregio Presidente, sono un rappresentante della Comunità Islamica italiana. Come tale, ho avuto l’opportunità di partecipare, da alcuni anni, ai lavori internazionali di una prestigiosa Associazione coreana per la Pace  (HWPL, Heavenly Culture, World Peace, Restoration of Light), non governativa, non a scopo di lucro, affiliata all’ONU. Il suo fondatore, Man Hee Lee, è una persona che, avendo conosciuto la guerra, ha deciso di dedicare tutto se stesso a divulgare la pace.

Spesso le religioni, mal interpretate dall’uomo, sono fonte di conflitti. Allora, noi, rappresentanti delle varie Comunità religiose di tutti i Paesi del mondo, nell’ambito di HWPL che ha creato WARP, cioè l’Alleanza mondiale delle Religioni per la Pace, ci confrontiamo periodicamente e cerchiamo di conoscerci reciprocamente, per riportare ognuno, nella sua propria comunità e nel suo Paese, le idee di pace che sgorgano dal dialogo e dalla comprensione reciproca. Io ho partecipato a questi lavori sia nelle conferenze virtuali che, in persona, in Korea, Portogallo, Romania…

In ogni Paese, infatti, c’è un’anima di pace, un seme che deve germogliare e crescere. Garantire la crescita di questo seme è il nostro compito.

HWPL ha proclamato, nel 2016, una Dichiarazione di Pace e Cessazione della Guerra, che consta di 10 semplici articoli che mirano a sradicare le cause strutturali dei conflitti violenti. Il secondo articolo, in particolare, chiede di ridurre la produzione di armamenti e di reimpiegare quei fondi a

beneficio dell’umanità. HWPL sta diffondendo tale Dichiarazione ovunque, nel mondo, e molti importanti Paesi l’hanno già ratificata. Mi auguro che anche l’Italia possa apporvi al più presto la propria firma, diventando, essa stessa, protagonista di tale processo di pace. Ogni cittadino del mondo che aderisce a HWPL diventa messaggero di pace.

Quindi, nella veste di messaggero di pace vi invito, Egregio Presidente della Repubblica e Onorevoli Presidenti di Senato e Camera, a operare perché l’Italia possa procedere in un cammino responsabile di rispetto dei Diritti Umani di tutte le persone e che non sia più strumento di morte con la vendita di armi invece che fattrice di progresso, sviluppo, possibilità di vita dignitosa per il proprio e gli altrui paesi. Come ci ricorda Man Hee Lee, donare la pace alle generazioni future sarà una luce per l’eternità.

Distinti saluti

Dottor Zahoor Ahmad Zargar
Il presidente dell’associazione Culturale Islamica  savonese scrive al presidente della Repubblica
Past president Comunità Dei Musulmani della Liguria
Già dirigente e Rappresentante UCOII (Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche Italiane)

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