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A Savona sbarca Deliveroo, quattro ragazzi tentano l’avventura e diventano rider fotogallery

Abbiamo incontrato uno dei nuovi "fattorini via app" per conoscere la sua storia. Per ora l'unico "ristorante" disponibile è McDonald's

Savona. Giacca marchiata, zainone termico “mostre” sulle spalle, casco allacciato e via, verso la prossima consegna. E’ l’immagine dei ragazzi di Deliveroo, il nuovo servizio di consegna a domicilio che venerdì ha debuttato anche sotto la Torretta. Un’opportunità di lavoro di quelle “2.0”, con i pregi e difetti che questo comporta: una scommessa accettata, per ora, da quattro ragazzi savonesi.

Deliveroo, per chi non lo conoscesse, è una sorta di “incrocio” tra JustEat e Uber. Si tratta essenzialmente di un servizio con il quale, grazie all’omonima app su smartphone, è possibile richiedere la consegna di cibo a domicilio. A differenza di JustEat, però, nel quale è il locale stesso a offrire la consegna a casa con proprio personale, Deliveroo nel funzionamento è molto più simile a Uber (il celebre e discusso servizio di “taxi privati”): chiunque può candidarsi per diventare fattorino e prendere in carico le consegne, “svincolando” così i ristoranti dalla necessità di avere apposito personale. Un modo, in sostanza, di lavorare quando nessuno ti assume: diventare un “fattorino freelance” che, via app, vede le richieste dei clienti, decide quali prendere in carico e si occupa di ritirare il cibo nel locale scelto consegnandolo a destinazione.

L’azienda, che ha sede a Londra, opera in duecento città nel Regno Unito, nei Paesi Bassi, in Francia, Germania, Belgio, Irlanda, Spagna, Australia, Singapore, Emirati Arabi Uniti, Hong Kong, Kuwait e Taiwan. E Italia, ovviamente: già attivo nelle grandi città, da due giorni è operativo anche sotto la Torretta. Per ora solo “grazie” a McDonald’s, che decidendo di attivare il proprio servizio McDelivery (erogato proprio in partnership con Deliveroo), di fatto ha “imposto” lo sbarco dell’app anche a Savona. Ma da ora qualsiasi ristorante cittadino potrà decidere di comparire sull’app, offrendo i propri piatti a domicilio anche senza dotarsi di apposito personale: tanto ci pensano i ragazzi di Deliveroo.

A Savona, come detto, sono quattro. Per conoscerne uno e vederlo “in azione” abbiamo deciso di effettuare un ordine: due menu e due Happy Meal, una tipica richiesta “da famiglia”. Dopo qualche minuto l’app ci avverte: “Il tuo rider è Emanuele, sta andando a prendere il tuo ordine”. E sulla mappa appare l’icona che (agganciata al suo smartphone) lo segue in tempo reale: prima fermo al McDrive, poi in viaggio, infine sotto casa. Dove lo intercettiamo per capire un po’ come nasce la sua avventura.

Emanuele ha 18 anni e, nella pausa tra la quarta e la quinta superiore, voleva “passare un po’ il tempo” guadagnando qualcosa: “Cercavo lavoro, su Instagram ho visto una ‘storia’ di questo Deliveroo che cercava rider – ci racconta – e ho voluto provare”. D’altronde bastava essere maggiorenni e avere un mezzo di trasporto (nel suo caso, una moto). Così due giorni fa è iniziata l’avventura, insieme ad altri tre ragazzi. Per ora ovviamente, con un solo locale aderente (appunto McDonald’s) l’impegno è minimo: “Questa è la mia seconda consegna, ne ho fatta una venerdì sera prima di questa. Poi man mano che prenderà piede più persone conosceranno il servizio e le consegne aumenteranno” è la speranza di Emanuele.

I guadagni non sono alti ma, perlomeno, c’è qualche minima garanzia: “Ognuno di noi ‘prenota’ delle sessioni in cui dà la propria disponibilità, poi nel momento in cui arriva la prenotazione puoi scegliere se accettarla o no. In quelle sessioni guadagniamo 7,50 euro l’ora minimi anche se non facciamo consegne, più una cifra variabile in base alla lontananza delle varie consegne“.

Un lavoro “da terzo millennio”, con i suoi risvolti positivi (nessun capo, nessun cartellino, flessibilità totale) e quelli negativi (mezzi propri, pochissime garanzie economiche, tutele inesistenti). Di innovativo ha il fatto che chiunque può iniziare a farlo, senza dover convincere un responsabile del personale ad assumerlo, senza mandare curriculum in giro, senza procedure burocratiche per aprire partite iva. Oggi a Savona un gioco o poco più (quattro rider per un solo locale sono fin troppi) con cui incamerare qualche spicciolo. Se la cosa dovesse prendere piede, però, non è escluso che per qualcuno possa diventare un lavoro a tempo pieno, o quantomeno stabile: è già accaduto con Uber, che in Italia è legale solo nella sua variante “lusso” (berline nere con conducenti professionisti) ma che all’estero è diventato un lavoro “vero” per molte persone, munite solo di auto, patente e voglia (o bisogno) di lavorare.

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