I dettagli

Operazione “Top China”, 4 arresti: scoperte case d’appuntamento a Savona e Cairo fotogallery

Le maîtresse arrivavano a guadagnare anche 25-30 mila euro al mese

Cairo Montenotte. E’ stata la segnalazione di un insolito via vai di uomini, a tutte le ore del giorno, in due appartamenti cittadini a far scattare l’attività investigativa dei carabinieri della compagnia di Cairo Montenotte che ha permesso di smantellare un giro di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione di donne cinesi che, dal savonese, arrivava anche in altre zone d’Italia.

In manette in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip Fiorenza Giorgi su richiesta del pm Massimiliano Bolla sono finiti tre donne cinesi, considerate le maitresse che gestivano le case di appuntamento, Hong Li, Ying Li, Ying He, e un savonese, Massimo Borioli, organizzatore di fiere che aveva una relazione con una delle arrestate. Tutti devono rispondere dell’accusa di concorso in sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Oltre a loro sono stati denunciati a piede libero tre cinesi residenti a Milano che avrebbero aiutato gli arrestati nella gestione dell’arrivo delle ragazze in Italia.

I militari cairesi, guidati dal maggiore Daniele Quattrocchi e dal tenente Franco Laino, hanno iniziato la loro attività monitorando le case, ma anche vagliando una serie di annunci pubblicati su internet che proponevano incontri con ragazze (che andavano dai 20 ai 50 anni) ed avevano come riferimento proprio gli alloggi nel savonese: uno in Corso Marconi e l’altro in viale Martiri della Libertà a Cairo e l’altro in via Crispi a Savona.

Sugli annunci c’erano i numeri di telefono, ad ognuno corrispondeva una casa, gestiti dalle tre maitresse rispondevano ai clienti e fissavano gli appuntamenti, anche 30 in un giorno. Secondo quanto accertato dai carabinieri, le ragazze cedevano circa il 70-80 per cento del loro guadagno alle tre connazionali che potevano guadagnare anche fino a 25-30 mila euro al mese.

Gli affitti degli appartamenti a luci rosse erano tutti regolarmente registrati ed anche le utenze domestiche erano intestate alle donne cinesi. A gestire il contatto iniziale con gli ignari proprietari delle case era Borioli, ma in seguito il pagamento dell’affitto era gestito direttamente dalle ragazze cinesi.

I clienti erano prevalentemente italiani, residenti tra Savona e Valbormida, e tra loro c’erano persone giovani fino ad arrivare ad uomini anche più attempati. Le case di appuntamento scoperte, oltre a quelle di Savona e Cairo, erano a Torino, Asti, Milano, Novara, Brescia, Sondrio, Teramo e Pescara.

Durante gli arresti e le perquisizioni, i militari hanno sequestrato anche cinquemila euro in contanti, solo una parte degli incassi del giro di prostituzione. Come hanno accertato gli inquirenti nei loro servizi di monitoraggio, i soldi venivano portati a Milano dalle maitresse ed affidati a circuiti bancari cinesi oppure trasferiti ai famigliari in Cina.

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