Per un pensiero altro

Tu credi nel destino?

Per un Pensiero "Altro" è la rubrica filosofica di IVG: ogni mercoledì, partendo da frasi e citazioni, tracce per "itinerari alternativi"

pensiero altro 27 marzo

“Ho notato che anche le persone che affermano che tutto è già scritto e che non possiamo far nulla per cambiare il destino, si guardano intorno prima di attraversare la strada.” Come ogni vero genio anche Stephen Hawking era dotato di una sottile ironia. La sua caustica affermazione presuppone, a mio modo di vedere, la domanda: Credi nel destino?Secondo me l’interrogativo, posto in questi termini, è quantomeno fuorviante: sono convinto che il destino non sia ciò che ci accadrà, in tal caso il dilemma avrebbe un senso. Se così stessero le cose, infatti, diverrebbero lecite e possibili due supposizioni: che tutto accada per caso, senza progetto nè, ovviamente, progettista, oppure che esistano l’uno e l’altro e che, di coseguenza, sia stato concepito un divenire del quale siamo oggetto, per cui ciò che ci accadrà, determinato indipendentemente dalla nostra volontà, non contempla la possibilità che noi si possa modificarlo pur essendo dotati di un certo libero arbitrio. È, quest’ultima, la concezione peculiare dell’età tragica greca, quella che ha indotto Laio e Giocasta a decidere per la morte del piccolo Edipo così che le deliberazioni del fato, per una perversa eterogenesi dei fini, si risolvessero nel far si che il figlio uccidesse il padre e si unisse carnalmente con la madre.

Non possiamo sapere cosa sarebbe accaduto se i due ferali genitori avessero preferito tenere con sè l’orrore che avevano generato invece di sacrificarlo per preservare se stessi, è lecito però supporre che il destino si sarebbe compiuto comunque. Credere nel destino, in buona sostanza, significa essere sicuri dell’accadere di qualcosa che non possiamo conoscere prima che si attui, ma che avverrà comunque, fede dalla quale deriva il successo degli aruspici antichi e dei più commerciali oroscopi odierni. Ma è proprio il concetto di destino il termine più importante dell’interrogativo e che richiede una riflessione “altra”. E se provassimo a rovesciare la prospettiva dalla quale abitualmente osserviamo la vita? Se operassimo quella che il grande Federico, al secolo Nietzsche, definiva transvalutazione? Insomma, se ci concedessimo ad un pensiero “altro”? Proviamo!

Potremmo affermare che destino è quanto accade indipendentemente dalla nostra possibilità di deliberazione, mi sembra una definizione generalmente condivisibile. Ma se concepiamo il destino in questo modo, diviene più corretto affermare, a mio modo di vedere, che il destino non è ciò che accadrà che, sicuramente almeno in parte è conseguente alle nostre scelte, ma quanto ci è occorso all’inizio del nostro viaggio. Intendo dire che nessuno ha mai potuto scegliere quando, dove e da chi nascere, ne consegue, mi sembra addirittura pleonastico precisarlo, che le premesse, queste si non volute da noi, siano state determinanti per il prosieguo del viaggio. Ergo, per dirla con Cartesio, il destino è nelle radici.

Mi torna in mente una bella allegoria figlia della cultura contadina: ogni persona è come un albero, nelle radici è implicito il colore dei fiori che genererà, la forma delle foglie che ne infoltiranno la chioma ed anche il gusto del frutto conclusivo. È anche vero che le radici raramente si conoscono, in verità diciamo che quel tale albero è un melo o un ciliegio riconoscendone la forma delle foglie, le rigatute della corteccia, il colore dei fiori ed il sapore dei frutti, sappiamo anche che è possibile effettuare degli innesti e che, se riusciti, potranno determinare un notevole cambiamento nella produzione della pianta, ma gli innesti non si realizzano mai sulle radici, solitamente sui nuovi getti, e non a caso. Ma se anche possiamo modificare l’esito conclusivo della fioritura, non è forse vero che le radici rimangono le stesse?

Ora, se vogliamo davvero conoscere la natura profonda dell’albero ne assaggeremo i frutti, ma con la precisa consapevolezza che se le radici sono di un melo, con tutta la possibile maestria dell’operatore di innesti, il gusto del frutto non potrà mai essere di ciliegia. A questo proposito mi sembra interessante il pensiero di Carl Gustav Jung che recita: “Rendi cosciente l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino”. Anche il grande psicologo, però, gioca spegiudicatamente con le parole. Se fossimo in grado di rendere conscio l’inconscio lo negheremmo di fatto, con un effetto nullificante per tutti gli psicologi … in ogni caso le nostre radici, se vogliamo identificarle con l’inconscio, con la parte ctonia, sommersa, della nostra natura, non potremmo comunque modificarle se non distruggendo la pianta stessa.

Come concludere allora? Il destino esiste e non possiamo cambiarlo, ma possiamo sempre seguire un buon corso di cura delle piante con particolare attenzione per la tecnica dell’autoinnesto e … buona fioritura.

Per un Pensiero Altro è la rubrica filosofica di IVG, a cura di Ferruccio Masci, in uscita ogni mercoledì.
Perchè non provare a consentirsi un “altro” punto di vista? Senza nessuna pretesa di sistematicità, ma con la massima onestà intellettuale, il curatore, che da sempre ricerca la libertà di pensiero, ogni settimana propone al lettore, partendo da frasi di autori e filosofi, “tracce per itinerari alternativi”. Per quanto sia possibile a chiunque, in quanto figlio del proprio pensiero.
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