Varazze. Il sostituto procuratore Massimiliano Bolla ha chiesto l’archiviazione dell’indagine relativa alla morte del marchese Giorgio Invrea che era scomparso da casa nel maggio del 2018 ed era poi stato ritrovato cadavere a luglio, in una zona boschiva poco lontana dalla sua casa a Varazze.
La certezza che lo scheletro ritrovato qualche mese dopo la sua scomparsa fosse effettivamente del marchese Giorgio Invrea è arrivata grazie all’analisi delle protesi dentarie. Una volta confermata l’identità dei resti umani, gli inquirenti si sono concentrati sulle cause della morte. Grazie agli accertamenti del medico legale Camilla Tettamanti è stata esclusa la presenza di traumi ed è stato chiarito che l’uomo è morto per cause naturali. Di qui la scelta del pm Bolla di chiedere l’archiviazione del caso.
Adesso il fascicolo è arrivato sulla scrivania del gip Fiorenza Giorgi che ha già lasciato intendere di voler accogliere la richiesta. Nelle prossime settimane, quindi, il caso verrà ufficialmente chiuso.
Quando nel luglio del 2018 era stato trovato uno scheletro nella zona boschiva di Varazze, già dopo i primi accertamenti, i carabinieri erano convinti che quei resti umani fossero del marchese Giorgio Invrea. Accanto al cadavere infatti erano stati trovati i suoi documenti, ma anche alcuni brandelli di vestiti (in particolare una cintura) che sarebbero stati riconosciuti dai famigliari dell’uomo.
Giorgio Invrea, 50 anni, figlio del marchese della casata nobile da cui la località varazzina prende il nome, era scomparso nel nulla dopo aver avuto una discussione con la compagna. Da quella sera di lui non si erano più trovate tracce nonostante per diversi giorni le squadre di soccorso lo avessero cercato intorno al castello dei Piani d’Invrea dove abitava con la famiglia.