Muro contro muro

Rifiuti: è scontro tra Riviera e Valbormida, i sindaci abbandonano l’aula fotogallery

Aspra discussione e lungo stop nel tentativo di trovare un punto d'incontro: l'entroterra non vuole l'affidamento "in house" e cerca di staccarsi

Provincia. Entro i 2021 un gestore unico nella raccolta dei rifiuti per i Comuni savonesi? “No, noi della Valbormida vogliamo andare per i fatti nostri”. “Ok, però votiamo ugualmente subito se affidare il servizio in house o indire una gara”. “No, aspettiamo giugno”. “Ma se non volete stare con noi, saremo liberi di andare per i fatti nostri?”. “Dobbiamo prima capire se ci conviene staccarci. E poi perché tutta questa fretta, per farvi belli alle elezioni di maggio e perché dopo potreste non esserci voi?”.

Abbiamo semplificato, certo. E tanto. Ma se dovessimo trascrivere quanto accaduto oggi pomeriggio in Provincia in un dialogo di fantasia, sarebbe pressapoco questo. Protagonisti dello scontro i sindaci della Riviera di levante da una parte e quelli della Valbormida dall’altra, chiamati a decidere del futuro della raccolta rifiuti nel savonese.

Premessa. Dal 1 gennaio 2021 dovrebbe (il condizionale a questo punto è d’obbligo) esserci un gestore unico nella raccolta dei rifiuti nel levante savonese: un iter avviato dalla Provincia di Savona per adeguarsi legge regionale sul ciclo dei rifiuti. La Provincia di Savona infatti è suddivisa in tre ambiti diversi: il ponente fino a Finale Ligure, la città di Savona e il nostro “terreno di scontro”, che unisce il levante savonese e il territorio valbormidese. Peccato, però, che i primi cittadini delle due aree abbiano intenzioni ben diverse.

Oggi si sarebbe dovuta prendere una decisione chiave: affidare il servizio in house (a una società già esistente, la principale indiziata è Sat, ma anche a una costituita ex novo o a un consorzio) o indire una gara. Un bivio davanti al quale, però, ci si è arenati per via dell’intenzione della Valbormida di costituire un proprio sub-ambito “indipendente” da quello costiero.

I primi cittadini dell’entroterra, capitanati da Paolo Lambertini (Cairo Montenotte) e forti di un parere dell’avvocato Gerbi, hanno dunque chiesto di aspettare giugno per comprendere meglio nel frattempo se questa opzione sarebbe percorribile e quali vantaggi (o svantaggi) comporterebbe. Dall’altra parte i sindaci rivieraschi, con alla testa Franco Orsi (Albisola Superiore), a premere perché, insieme o divisi, si votasse comunque subito.

“Non è questione di fretta – ha spiegato Orsi – quanto di dare certezze industriali alle nostre aziende pubbliche. Chi deve interfacciarsi con privati non capisce, pensa semplicemente che manca un anno e mezzo e quindi ‘c’è tempo’; ma chi tra noi ha aziende pubbliche sa benissimo che questi tempi sono fondamentali. Avere prima delle certezze significa ad esempio acquistare i mezzi anziché noleggiarli”.

Ben diverso, però, il punto di vista della fazione valbormidese: “Aspettare giugno non può danneggiare l’iter in alcun modo – ha detto Lambertini – non ci sarebbero ritardi nelle gare, non comporterebbe sanzioni di alcun genere. La verità è che non vogliono aspettare giugno perché a maggio si vota… e non credo sia giusto ‘ipotecare’ oggi una scelta che deve prendere chi nei prossimi 5 anni rappresenterà i cittadini”.

La contrapposizione è proseguita a lungo, e nonostante un lungo stop per tentare di trovare una mediazione la situazione alla fine è degenerata. Di fronte all’impossibilità (per l’opposizione dei valbormidesi) di votare sia l’affidamento in house sia il Comune capofila, Orsi ha reagito mettendo in discussione a più riprese i confini stessi dell’area valbormidese (“Dego è compresa o no? Calizzano e Bardineto conferiscono nell’entroterra o a Finale?”): una presa di posizione che ha spinto gli “avversari”, su suggerimento del vicesindaco di Cairo Roberto Speranza e del sindaco di Bormida Daniele Galliano, ad abbandonare l’aula (nel video in alto il momento dell’uscita).

Altro stop, bisbigli, consigli, musi duri. Alla fine i sindaci sono rientrati e la discussione è proseguita, con estrema fatica. Alla fine si è deciso di “spacchettare” le varie votazioni, con ognuna delle due fazioni che ha accettato di votare quella che interessava all’altra. E i rivieraschi hanno potuto decidere se affidare in house il servizio o indire una gara (ha prevalso la prima soluzione) grazie all’astensione dei “dissidenti”.

Il tema delle tempistiche era già stato contestato nei giorni scorsi anche dal senatore Paolo Ripamonti: “Ho qualche perplessità circa l’opportunità di una decisione assunta a marzo, a circa due mesi dal voto amministrativo che vedrà il rinnovo di ben 44 comuni su 69 – aveva detto – Per una questione di rispetto nei riguardi delle future amministrazioni, sarebbe stato probabilmente più opportuno attendere dopo le elezioni”.

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