Non competente

Nei guai per l’eredità di un’anziana di cui era amministratore: niente processo a Savona per Don Puglisi

L'ex parroco di Borgio avrebbe commesso il reato più grave che gli viene contestato a Sanremo e quindi la competenza è del tribunale di Imperia

sacerdote prete
Foto d'archivio

Savona. Abuso d’ufficio, falso in testamento olografo, appropriazione indebita aggravata e riciclaggio. Sono le accuse che il pm Chiara Venturi ha contestato a Don Giuseppe Puglisi, ex parroco di Borgio, Toirano e Carpe, per il quale aveva chiesto il rinvio a giudizio. Il sacerdote non sarà però giudicato in tribunale a Savona perché, questa mattina, il giudice Fiorenza Giorgi ha trasmesso gli atti per competenza al tribunale di Imperia.

Nel corso dell’udienza preliminare celebrata oggi a Savona è infatti emerso che il reato più grave che viene contestato a Don Puglisi, il riciclaggio, sarebbe stato commesso a Sanremo e, per questo motivo, la competenza non è del tribunale savonese. A questo punto toccherà quindi alla Procura imperiese decidere se esercitare l’azione penale nei confronti del sacerdote.

“L’udienza odierna ha visto l’accoglimento di un’eccezione procedurale avanzata da questa difesa in ordine alla competenza. Non si è pertanto dato luogo ad alcuna discussione circa il merito delle accuse. Siamo sereni perché confidiamo nella piena chiarificazione della vicenda in relazione alla quale verrà dimostrata la completa innocenza di Don Puglisi” la precisazione del suo legale, l’avvocato Fabio Viglione.

I fatti contestati all’ex parroco di Borgio risalgono agli anni dal 2014 al 2017 quando, secondo la tesi della Procura, sarebbe riuscito ad approfittare del suo ruolo di amministratore di sostegno di una signora, nel frattempo deceduta, molto facoltosa per appropriarsi di circa 270 mila euro che la donna gli aveva lasciato per testamento (in qualità di amministratore di sostegno però non avrebbe potuto farlo), ma si sarebbe anche fatto intestare due polizze, oltre a non aver mai presentato la rendicontazione dell’amministrazione portata avanti per otto anni.

Non solo, nel corso dell’indagine, gli inquirenti avevano scoperto altre presunte irregolarità: durante la perquisizione delle fiamme gialle in casa del sacerdote erano stati trovati due testamenti firmati da un’anziana di Gorra (ancora in vita). Nel primo lasciava alcuni beni alla parrocchia, mentre nel secondo, che però lei non ha riconosciuto come autentico, invece lasciava un immobile a Toirano proprio a Don Puglisi.

Infine, dopo aver ricevuto una delega ad operare sui conti si una novantenne, avrebbe prelevato circa 23 mila euro e poi sottoscritto due assegni, per un totale di 65 mila euro, che aveva poi versato su un conto intestato a lui. Soldi che, quando si era già trasferito a Sanremo, avrebbe poi investito in operazioni finanziarie. Di qui l’accusa di riciclaggio di denaro.

A far scattare l’indagine su Don Puglisi era stata una denuncia della curia di Albenga e Imperia che, dopo la morte dell’anziana di cui il sacerdote era amministratore di sostegno, avevano avevano voluto vedere chiaro sulla spartizione dell’eredità della donna che aveva nominato proprio la Diocesi come erede universale, destinando invece al parroco il denaro. Da quel momento la guardia di finanza aveva iniziato a fare accertamenti sui conti di Don Puglisi e su alcune operazioni effettuate sui beni di alcune parrocchiane che apparivano anomale.

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